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«Giù le mani dalle pensioni»

Giovani e anziani in piazza a Berna per difendere le assicurazioni sociali Keystone

Oltre 25'000 persone sono scese in piazza sabato a Berna per dimostrare contro i peggioramenti previsti per l’assicurazione vecchiaia (AVS) e per la previdenza professionale.

Al centro della critica: il presidente della Confederazione Pascal Couchepin.

Tanta rabbia contro i peggioramenti del sistema pensionistico e grande determinazione a lottare per impedirne lo smantellamento sono state espresse sabato dai circa 25.000 manifestanti – di cui 1.500 provenienti dal Ticino – scesi in piazza a Berna.

Una mobilitazione massiccia di lavoratori e pensionati, uomini e donne che compatti hanno risposto presente all’appello di tutte le organizzazioni sindacali, unitesi contro quello che hanno definito un «colpo di stato in campo sociale» e a favore di «un pensionamento decente».

Dito puntato sulla politica

L’indice accusatore di dimostranti e oratori è stato puntato in particolare contro il consigliere federale Pascal Couchepin, nonché i deputati alle Camere che avallano le sue proposte. Ma non sono mancate nemmeno le critiche al ministro delle finanze Kaspar Villiger.

Duri i toni degli slogan e dei discorsi. Molti esibivano un «cartellino rosso per lo smantellatore sociale Couchepin» e cartelli con la scritta «Couchepin dimissioni!», mentre altri scandivano «Couchepin vai a casa», accompagnati da un coro di fischi all’indirizzo del ministro degli affari sociali.

Elezioni in vista

Occorre bloccare «i becchini delle nostre assicurazioni sociali», ha intitolato il suo discorso il presidente del Sindacato edilizia e industria (SEI) Vasco Pedrina, sottolineando che «in gioco c’è la garanzia di un’esistenza dignitosa dei pensionati di oggi e di domani».

Ricordando l’appuntamento elettorale del 19 ottobre, offre dunque l’occasione di sostenere chi si impegna per la difesa delle istituzioni sociali, si è detto in più occasioni dal podio.

Il presidente di Travail.Suisse Hugo Fasel ha esortato la folla a sanzionare attraverso le urne quei deputati borghesi che vogliono innalzare l’età di pensionamento, abolire l’indice misto per l’adeguamento delle rendite AVS, ridurre le rendite del secondo pilastro e aumentare gli oneri sociali. «Noi non lo accettiamo», ha tuonato il consigliere nazionale cristiano sociale friburghese.

Parlando di un «saccheggio delle rendite», il rappresentante della FLMO Jean-Claude Rennwald ha giudicato la politica di Couchepin «al limite dell’assassinio dello stato sociale», oltre che «ingiusta e stupida». Toni tanto risoluti sono rari nel paese della pace sociale.

Ingiustizie cumulate

Secondo i manifestanti, la prima ingiustizia risiede nel fatto che l’innalzamento dell’età dell’AVS penalizza le persone con gli stipendi più bassi che non possono permettersi un prepensionamento, ha osservato il consigliere nazionale socialista giurassiano.

Il catalogo delle ingiustizie stilato dagli oratori è lungo: in molti si sono chiesti come si osi chiedere nuovi sacrifici agli assicurati dopo che per anni le grandi compagnie hanno versato stipendi mirabolanti ai loro dirigenti grazie agli utili conseguiti speculando in Borsa con i fondi delle pensioni.

Decidendo di ridurre ancora il tasso d’interesse minimo sul secondo pilastro proprio nel giorno in cui la Rentenasalt anuncia profitti milionari, «si sconfina nel cinismo», ha detto Haas.

I tentativi di aizzare generazioni contro altre per portare a compimento i progetti di smantellamento dell’AVS e della previdenza professionale sono stati denunciati dal presidente dell’Unione sindacale svizzera (USS) Paul Rechsteiner.

A maggior ragione sono perciò interessati a garantirsi un sistema pensionistico solido. Ai giovani si è rivolta anche la presidente del Partito socialista svizzero Christiane Brunner, che li ha invitati a dare prova di solidarietà, dividendo rischi e benefici.

«Primo campanello d’allarme»

L’obiettivo della manifestazione non era peraltro solo di impedire il deterioramento dell’AVS, bensì di migliorarla ulteriormente. I dimostranti hanno rivendicato la 13esima mensilità per l’AVS e la fine del sistema dei tre pilastri a favore di una pensione «popolare» e flessibile.

La battaglia, confrontata a una difficile situazione economica e demografica, si preannuncia difficile, ma ciò non sembra scoraggiare i sindacati e i salariati: l’AVS – che è «il cuore dello stato sociale svizzero» – «non ci è stata regalata», ma è stata conquistata dopo decenni di strenue lotte, ha ricordato Paul Rechsteiner.

swissinfo e agenzie

Tutti in piazza: in primavera gli svizzeri si erano scoperti capaci di scendere a dimostrare contro la guerra in Iraq. Allora erano stati oltre 40’000 davanti a Palazzo federale.

In molti però non volevano ancora parlare di mobilitazione politica duratura. In questo sabato però, la sinistra è riuscita a mobilizzare una consistente massa per difendere gli interessi dei lavoratori.

Le casse pensione hanno un grado di copertura insufficiente, anche se la maggior parte degli operatori presenta degli utili di gestione. Il governo ha inoltre abbassato il tasso di riferimento per la gestione dei fondi.

Il presidente della Confederazione e ministro degli interni, Pascal Couchepin, ha già annunciato anche per l’assicurazione di base, l’AVS, misure radicali per evitare il tracollo finanziario.

Ma l’innalzamento dell’età pensionabile e la riduzione delle rendite, non trova il consenso di ampie cerchie della popolazione.

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