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“Gli svizzeri dell’estero sono i migliori svizzeri”

RDB

La presidente del Consiglio nazionale Christine Egerszegi spera che in occasione delle elezioni federali di ottobre almeno un rappresentante della Quinta Svizzera riuscirà ad accedere al parlamento.

Per la “prima cittadina”, gli svizzeri dell’estero sono un modello, in quanto rappresentano i valori tradizionali del paese pur essendo molto aperti nei confronti del mondo.

In quest’anno elettorale, la comunità degli svizzeri dell’estero sta particolarmente a cuore a Christine Egerszegi. Dei circa 650’000 cittadini che la compongono, sono infatti circa 110’000 quelli iscritti ai registri di voto nei loro cantoni d’origine.

La deputata liberale-radicale argoviese osserva con particolare soddisfazione il crescente interesse per la politica della Quinta Svizzera. Nell’intervista concessa a swissinfo, la Egerszegi sottolinea tuttavia come i concittadini in patria potrebbero fare di più per facilitare la partecipazione degli svizzeri all’estero alla vita politica nazionale.

swissinfo: Qual è il suo rapporto con la Quinta Svizzera?

Christine Egerszegi: Si tratta di relazioni molto radicate e estremamente positive. Mio fratello vive da 40 anni in Sudafrica, mentre mia figlia e la sua famiglia si trovano da 5 anni in Inghilterra.

Dopo aver ottenuto il suo post-diploma, pensava di rientrare in Svizzera. Alla fine decise invece di restare a Londra, dove la sua bambina ha potuto iniziare la scuola già a quattro anni. In Svizzera avrebbe dovuto aspettare ancora tre anni.

swissinfo: Quale “prima cittadina”, che importanza attribuisce agli svizzeri dell’estero?

C.E.: La Quinta Svizzera ha un’importanza primordiale, innanzitutto perché è composta da un grande numero di cittadini. Inoltre, gli svizzeri dell’estero rappresentano la carta da visita del paese e permettono l’allacciamento di numerosi contatti nel mondo.

A volte ho l’impressione che, rispetto a noi rimasti “a casa”, loro siano gli svizzeri migliori. Rappresentano la Svizzera con i suoi valori tradizionali e allo stesso tempo dispongono di un’enorme capacità d’apertura nei confronti del mondo. È un principio che ritengo fondamentale: difendere e curare le proprie radici, ma affrontare la diversità e le novità con impegno.

swissinfo: Nell’anno elettorale 2007 ha un messaggio particolare per la Quinta Svizzera?

C.E.: Mi farebbe molto piacere se un gran numero dei suoi esponenti prendesse parte al voto di ottobre. M’impegnerò perché tutti possano ricevere a tempo la documentazione necessaria, in modo da potersi fare un’opinione. Farò pure tutto il possibile perché il budget relativo non venga troppo ridotto.

swissinfo: La Confederazione fa abbastanza per i suoi cittadini all’estero o restano degli spazi di manovra?

C.E.: Naturalmente, auspicherei che fosse possibile votare elettronicamente, come già accade in altri paesi. Ciò faciliterebbe di molto la partecipazione alla vita politica nazionale da parte degli svizzeri nel mondo.

Mi farebbe inoltre molto piacere se, in ottobre, si riuscisse finalmente ad eleggere in parlamento almeno uno svizzero residente all’estero.

swissinfo: Il peso politico della Quinta Svizzera equivale a quello di un cantone di medie dimensioni. Ciò viene tuttavia annacquato dalla ripartizione dei voti tra i diversi cantoni d’origine degli interessati. Cosa pensa dell’idea di attribuire delle quote in parlamento per gli svizzeri dell’estero?

C.E.: Non ho ancora studiato nel dettaglio il progetto che chiede di aumentare il numero di seggi alle camere per dedicarne un certo numero alla Quinta Svizzera. Quale politica d’ispirazione liberale, mi sono tuttavia sempre battuta contro ogni tipo di quota.

Posso però citare un caso nel quale gli svizzeri dell’estero hanno funto da ago della bilancia. Nel canton Argovia, l’iniziativa sulla protezione dall’ingegneria genetica era stata infatti bocciata grazie al voti provenienti dall’estero. In quell’occasione mi ero impegnata in prima linea contro una proposta che avrebbe bloccato qualsiasi tipo di ricerca sulla tecnologia genetica.

swissinfo: In modo da incrementare la mobilitazione, il politologo Wolf Linder propone che i partiti vadano all’estero per presentarsi alla Quinta Svizzera. Cosa ne pensa?

C.E.: La considero una buona idea. In occasione di ogni viaggio ufficiale all’estero, chiedo sempre all’ambasciata di organizzare una serata dedicata alla comunità svizzera, alla quale vengono invitati tutti gli imprenditori elvetici presenti nella regione.

Così facendo ho la possibilità di constatare preoccupazioni, desideri e richieste e di portarle con me in Svizzera. In queste occasioni, l’interesse di una rappresentante ufficiale delle autorità è sempre accolto con grande gioia.

swissinfo, Renat Künzi
(traduzione: Marzio Pescia)

I cittadini elvetici residenti all’estero iscritti nei registri elettorali sono sempre più numerosi.
Nel 1992 erano 15’000. Nel 2006 il loro numero è salito a 110’000.
Questa cifra corrisponde al 22,5% dei maggiorenni svizzeri che vivono all’estero.

A fine 2006, i cittadini svizzeri residenti all’estero erano 645’010, 10’794 (1.7%) in più rispetto all’anno precedente.

La maggioranza (390’182 persone) vive nei paesi dell’Unione europea (UE). La comunità più ampia è quella che si trova in Francia (171’732). Seguono l’Italia (72’384) e la Germania (47’012).

Al di fuori dall’Europa, il maggior numero di svizzeri si trova negli Stati Uniti (71’984), in Canada (36’374), in Australia (21’291), in Argentina (15’061), Brasile (13’956), Israele (12’011) e Sudafrica (8’821).

Dal 1992, a livello federale, i cittadini svizzeri residenti all’estero sono equiparati a quelli residenti nella Confederazione.

Gli svizzeri all’estero godono del diritto di voto e elezione per corrispondenza. Il loro voto viene conteggiato con quelli dell’ultimo comune di residenza in Svizzera o del loro luogo d’origine.

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