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“global_kids” e passaporto svizzero

Il futuro è globale, per questi ragazzi. global_kids.ch

Il dibattito sulla naturalizzazione agevolata per i giovani stranieri s’infiamma. La destra nazionalista evoca “una svendita del passaporto svizzero”, mentre sindacati e padronato – uniti in una santa alleanza – parlano di “un semplice gesto dovuto”.

Un libro appena uscito, con i ritratti di 17 giovani stranieri, contribuisce a riportare un po’ di calma.

“global_kids.ch” è il titolo di questo libro, che propone un piccolo ma significativo spaccato di una componente importante della società: un terzo della popolazione svizzera – ricorda l’autrice – è infatti costituita da immigrati o discendenti di immigrati.

Scrittura spontanea

I 17 giovani provengono dall’Italia, dal Gahna, dal Kosovo o dalla Corea. Con una scrittura spontanea che riflette bene il loro linguaggio e le loro contraddizioni, l’autrice compie una piccola incursione nella loro vita di tutti i giorni.

Così, leggendo le riflessioni di Lea, Eren, Elif, Simona, Lusinda o Marc si ha l’impressione che il loro rapporto con il tema della nazionalità – due, tre passaporti, che importanza? – sia per questi giovani normale, pacato e sereno. In netto contrasto con gli allarmismi e il razzismo latente di alcuni protagonisti del dibattito in vista della votazione.

Gli schemi su cui poggiano le importanti frange nazionaliste del panorama politico, che parlano di “svendita del passaporto svizzero”, di sgretolano alla lettura delle testimonianze.

La Svizzera è la loro casa

“Questi ragazzi, ci dice Genny Russo, che ha curato la parte fotografica del libro, fanno parte al 100% della Svizzera. La Svizzera è la loro casa”. Per loro, avere altre radici è sinonimo di arricchimento, apertura e tolleranza. Discutono e sdrammatizzano concetti come “patria”o “identità” e parlano a briglia sciolta della loro vita in due o più culture.

“Le frontiere tra svizzeri e stranieri si mescolano, così come le identità”, scrive l’autrice dei testi Eva Burkard. “A che paese appartengo? Da dove vengo? Sono domande che non hanno una sola risposta”. Questi giovani sono il lato umano della globalizzazione. Nelle loro storie, tutto si mischia, anche se tutti cercano di mantenere le proprie specificità. Per l’autrice, ci troviamo di fronte a un processo creativo, alla nascita di nuove culture.

In questi ultimi anni, in Svizzera è apparso il concetto di “Secondos”, per definire i figli della prima generazione di immigrati, che hanno orami assunto una consapevolezza ancora sconosciuta ai loro genitori. Ora, il concetto “global_kids” supera quello di “secondos”, si arricchisce di nuove dimensioni che coinvolgono più paesi e addirittura tutto il pianeta.

Un concetto per il futuro

Eva Burkard e Genny Russo – quest’ultima una classica “seconda” – con “global_kids” lanciano un concetto nuovo, orientato verso il futuro. Una finestra che si apre su una nuova dimensione nella quale già da tempo ci muoviamo, che comporta l’accesso alle nuove tecnologie della comunicazione, che viaggia su Internet. Una dimensione che suscita però anche paure, perché significa la perdita di vecchi punti di riferimento.

I migranti sono spesso stigmatizzati, “perché senza radici, senza patria e disintegrati.” Ma i nuovi “global_kids” portano con sé anche caratteristiche positive, come “la curiosità, la disponibilità al rischio e il talento nell’osare.”

Per lo psichiatra Stefan Herzka, specialista di giovani, “ciascuna delle 17 testimonianze documenta la nascita di un nuovo essere, che definisce in un nuovo modo la propria identità”. Ma per questi giovani non esiste soltanto la dimensione internazionale. “Identità è anche appartenenza locale”: la patria, più che nel Paese, si rispecchia però meglio in un paesaggio, una valle, un villaggio o un quartiere cittadino.

Un’avanguardia

Per lo specialista, questi giovani rappresentano un’avanguardia della nuova identità, che si è fatta molto più complessa con la forza travolgente della televisione, di Internet, della comunicazione mobile, dell’industria del divertimento.

Ma questa complessità toccherà, prima o poi, anche chi non ha conosciuto la mobilità geografica di questi giovani. Il rischio è che, di fronte a questi cambiamenti radicali, molta gente preferisca “ripararsi dietro gli scudi offerti da organizzazioni totalitarie, che rifiutano l’affermazione e la nuova responsabilità dell’individuo”.

swissinfo, Mariano Masserini

In vista della votazione del 26 settembre sulla naturalizzazione agevolata per i giovani della seconda e terza generazione, è uscito un libro di testimonianze (in tedesco) di 17 giovani stranieri in Svizzera.

Il clima della campagna si fa ogni giorno più arroventato. L’estrema destra punta sull’emotività. I giovani però restano sereni. Dalla loro hanno il futuro.

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