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“Il mio cane non è un tavolo”

Anche il micio avrà una sua personalità - o meglio animalità - giuridica Keystone

Calpestare la coda a un gatto non sarà più solo un danno materiale. Il Consiglio degli Stati reagisce a due iniziative popolari con una revisione legislativa: gli animali acquistano diritti.

“Il mio cane non è un tavolo”, sosteneva già l’anno scorso la ministra della giustizia Ruth Metzler parlando al plenum. E adesso si arriva ai fatti. Con l’iniziativa parlamentare del ticinese Dick Marty, accolta dai senatori all’unanimità, anche gli animali otterranno un nuovo statuto.

Il promotore stesso dell’iniziativa ritiene l’aggiornamento di parti del complesso normativo nazionale, un atto dovuto: “Il traguardo di questa revisione non è che un adeguamento giuridico alla realtà e alla sensibilità della società moderna, in opposizione al buon vecchio diritto romano che riteneva gli animali alla stregua delle cose”.

Un incidente di percorso

Il voto positivo di mercoledì, non è comunque una novità. La revisione ha infatti già avuto un iter parlamentare normale. Una procedura durata sette anni, affogata all’ultimo momento da quello che adesso è chiamato un “incidente di percorso”. In verità – e il relatore della Commissione affari giuridici, il democristiano Simon Epiney, ha tenuto a ribadirlo – si è trattato di un errore di interpretazione.

La lobby agricola temeva infatti che l’elevazione dello statuto degli animali rendesse le condizioni di allevamento ancora più dure e erodesse ulteriormente il già magro reddito dei contadini svizzeri.

La reazione popolare è stata immediata. In pochi mesi, dopo il naufragio parlamentare, sono state depositate ben due iniziative popolari, sostenute da diverse associazioni animaliste e sottoscritte da ben 250’000 cittadini elvetici. Abbastanza per far ritornare i parlamentari sui loro passi.

A fine ’99 il liberale Marty ha riesumato il progetto iniziale, proponendo delle modifiche ai codici civile, penale e delle obbligazioni. La frase più significativa che presto si aggiungerà alle leggi elvetiche: “Gli animali non sono cose”. Ma rimane la postilla che rimette gli amici dell’uomo al livello di mobili e immobili, quando non sono previste delle disposizioni particolareggiate.

Le novità del testo

Con il nuovo testo, gli animali domestici avranno il diritto di trovare un luogo a loro confacente anche in un caso di eredità o divorzi. Chi non denuncia il ritrovamento di un animale si rende colpevole, ma se il legittimo proprietario non si fa vivo entro due mesi, la proprietà passa al nuovo custode.

In caso di lesioni colpevoli, come nel caso in cui un automobilista travolgesse un animale domestico, i proprietari potranno richiedere un risarcimento. Il compenso dovrà coprire le spese mediche o reali – e un animale di razza può avere valore di mercato notevole – o appunto risarcire un danno morale.

Ma non ci saranno disposizioni troppo dettagliate. Sarà un giudice a stabilire il compenso, anche perché è davvero difficile stabilire il valore “morale” di un animale, malgrado questo occupi “un posto importante nella vita affettiva delle persone”, come ha ricordato il relatore Epiney. “C’è differenza – si è ricordato in sala – fra un cane da compagnia, uno da caccia, uno da esposizione cinofila o ancora un cane per ciechi”.

“Meglio delle iniziative”

La revisione vuole essere una risposta alle due iniziative che aspettano il vaglio del popolo. Il Parlamento non vuole arrivare a mani vuote e cedere alle richieste ben più onerose degli ambienti animalisti. E per Marty, il testo accettato è “una valida alternativa”.

In particolare l’iniziativa della Fondazione Franz Weber per la protezione degli animali chiede anche l’istituzione di un “avvocato degli animali” che dovrebbe rispondere ai casi di maltrattamento o abbandono cosciente. Per il Consiglio degli Stati una simile istanza deve rimanere competenza dei cantoni, come già il caso a Zurigo.

Per i deputati basta l’armonizzazione in senso animalista apportata. Non si vogliono infatti intaccare, attraverso misure vincolanti a livello costituzionale, delle libertà fondamentali. Dietro l’angolo si nasconde infatti la polemica sulla macellazione rituale e i più sarcastici poi si chiedono: “Che ne sarà dei topi di fogna e delle zanzare?” Adesso il testo aspetta la lettura della seconda camera, il Consiglio nazionale.

Daniele Papacella

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