Prospettive svizzere in 10 lingue

“Il nostro cervello è fatto per imparare delle lingue”

Finora, solo il semicantone di Appenzello interno ha optato per una sola lingua straniera - l'inglese - alle elementari Keystone Archive

Un insegnamento precoce delle lingue è non solo proficuo ma anche necessario per evitare di perpetuare le disuguaglianze sociali.

È quanto afferma in un’intervista a swissinfo Simona Pekarek Doehler, direttrice del Centro di linguistica applicata dell’Università di Neuchâtel.

Il prossimo 26 novembre, i cittadini del canton Zurigo dovranno pronunciarsi sull’iniziativa denominata “Per una sola lingua straniera alle elementari”.

Da qualche anno, la questione dell’insegnamento delle lingue nelle scuole elvetiche è un tema dominante, in particolare nei cantoni della Svizzera tedesca, che sempre più spesso mettono l’accento sull’inglese piuttosto che sul francese.

swissinfo: Il dibattito su quante e quali lingue vanno insegnate alle elementari è all’ordine del giorno solo in Svizzera, oppure è d’attualità anche in altri paesi?

Simona Pekarek Doehler: No, in tutti i paesi dove si parlano più lingue è un dibattito d’estrema attualità. Penso ad esempio al Belgio, al Lussemburgo o alle regioni di frontiera tra Germania e Francia.

Solo in Svizzera, però, il dibattito è condotto con una tale veemenza. Una delle ragioni è senz’altro dovuta al fatto che la Svizzera ha un sistema estremamente federalista, nel quale ogni cantone cerca di salvaguardare le sue competenze.

L’insegnamento precoce delle lingue è comunque un fenomeno in espansione. Uno degli obiettivi formulati dal Consiglio d’Europa in materia di formazione è che i cittadini europei possano destreggiarsi in almeno tre lingue.

swissinfo: L’iniziativa nel canton Zurigo va quindi controcorrente?

S. P. D.: Certo, e non solo in un quadro europeo, ma anche svizzero.

La Conferenza svizzera dei direttori cantonali dell’istruzione pubblica ha adottato nel 2004 un concetto generale nel quale è esplicitamente menzionato che a livello di scuole elementari devono essere insegnate due lingue straniere.

Inoltre, a livello federale la popolazione ha approvato lo scorso mese di maggio una riforma costituzionale per armonizzare a livello svizzero alcuni aspetti fondamentali in materia di insegnamento, tra cui la questione delle lingue.

swissinfo: E i linguisti cosa ne pensano dell’apprendimento precoce delle lingue?

S. P. D.: Sia sul piano internazionale che svizzero è chiaro: nessun linguista che lavora nell’ambito dell’acquisizione e della didattica delle lingue nega i profitti di un insegnamento precoce.

Il nostro cervello è fatto per imparare delle lingue e in età precoce è dotato di una flessibilità straordinaria. Tutte le ricerche lo hanno dimostrato. L’unica controversia è legata a quando termina questa età precoce, se a 10 o a 16 anni, ad esempio.

swissinfo: Qualità piuttosto che quantità. È questo uno dei motti dei promotori dell’iniziativa zurighese. Non è un obiettivo lodevole?

S. P. D.: Certo, ma la domanda non può essere posta in questi termini. È chiaro che insegnando ad esempio matematica, biologia e fisica non si ottengono dopo due anni gli stessi risultati che insegnando una sola di queste materie.

Lo stesso vale per le lingue. Ma la questione dipende dagli obiettivi che ci si prefigge con l’insegnamento delle lingue. Oggi viviamo in un mondo multiculturale. Di cosa la gente ha bisogno? Di capacità di comunicare!

Consideriamo la lingua come un mezzo di comunicazione nel mondo sociale o professionale oppure come un oggetto dotato di una perfezione assoluta, dove non ci si può permettere il minimo errore?

Se si opta per il primo concetto – ed è il concetto promosso dal Consiglio d’Europa – non vedo quale sia la pertinenza dell’argomento ‘Qualità piuttosto che quantità’.

swissinfo: Non si può negare però che gli allievi svizzero tedeschi, per i quali il buon tedesco è spesso quasi una lingua straniera, siano sottoposti a un carico intellettuale elevato.

S. P. D.: Il sovraccarico è ancora maggiore se gli allievi vengono esposti a una lingua a un’età più tardiva, poiché hanno molte più difficoltà ad imparare.

È chiaro che insegnando le lingue con esercizi di grammatica o insistendo sull’apprendimento a memoria, questo problema esiste. Ma se la lingua è considerata uno strumento di comunicazione e viene insegnata con dei giochi o delle pratiche di sensibilizzazione, il risultato è diverso.

La questione del sovraccarico intellettuale non è per forza legata al numero di lingue insegnate, ma piuttosto alla maniera in cui sono insegnate.

Ho due bambini di tre e cinque anni. Entrambi parlano tre lingue e anche a un’età così precoce non noto nessun sintomo di sovraccarico cognitivo. Anzi, le tre lingue diventano una sorta di gioco, un oggetto identitario.

swissinfo: Alcuni cantoni della Svizzera tedesca mettono soprattutto l’accento sull’apprendimento dell’inglese. Dal punto di vista della coesione nazionale è un fatto che la preoccupa?

S. P. D.: Bene o male tutti riescono a destreggiarsi un po’ in inglese. Siamo esposti a questa lingua in modo massiccio. Gli svizzeri tedeschi hanno sicuramente meno difficoltà ad imparare l’inglese, che è una lingua molto più vicina al tedesco rispetto al francese.

Dal punto di vista delle lingue nazionali, la posta in palio è molto importante. Le lingue sono un mezzo d’accesso privilegiato ad altre culture, ad altre regioni, al proprio vicino.

Si tratta anche di una questione di responsabilità sociale. La Svizzera è un paese plurilinguistico per eccellenza. Disponiamo di una situazione ideale per promuovere un apprendimento precoce delle lingue. Affermare che “la gente può imparare una lingua in modo facoltativo” è molto pericoloso, poiché è un argomento che perpetua le disuguaglianze sociali. Dobbiamo dare a tutti gli allievi la possibilità di diventare plurilingue, è la nostra società che lo domanda.

swissinfo, intervista di Daniele Mariani

Nel corso del 2006, già tre cantoni svizzeri – Sciaffusa, Turgovia e Zugo – hanno votato su iniziative che preconizzano l’insegnamento di una sola lingua straniera alle elementari.

In tutti e tre i cantoni i cittadini hanno respinto la proposta, con una percentuale di “no” compresa tra il 51,3% a Sciaffusa e il 58% a Zugo.

Un’iniziativa simile è pendente anche nel canton Lucerna. La data dello scrutinio non è ancora stata fissata.

Nel canton Svitto, il governo vuole aspettare l’esito della votazione a Zurigo prima di pronunciarsi su una mozione già accettata dal parlamento, che prevede di insegnare il francese solo a partire dalla seconda media.

Il solo cantone che ha già deciso di abolire l’insegnamento del francese alle elementari e di mantenere solo l’inglese è Appenzello interno.

Secondo l’ultimo censimento del 2000, il 63,7% della popolazione residente in Svizzera (4,6 milioni di persone) parla il tedesco quale lingua principale.
Il 20,4% il francese (1,4 milioni).
Il 6,5% l’italiano (470’000).
Lo 0,5% il romancio (35’000).
Il 9% altre lingue (656’000).

In Svizzera tedesca, il 23,4% delle persone attive utilizza anche l’inglese al lavoro, il 19,7% il francese e l’11,1% l’italiano.

In Svizzera francese, il 17,7% l’inglese, il 15,4% il tedesco e il 6,8% italiano.

Nella Svizzera italiana, le percentuali sono dell’11% per l’inglese, del 22% per il tedesco e del 16,9% per il francese.

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