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“Il Ticino non è il Far West della Svizzera”

Mercato del lavoro in Ticino, nessun effetto dirompente della libera circolazione delle persone swissinfo.ch

E' troppo presto per valutare gli effetti della libera circolazione delle persone sull'occupazione in Ticino. I problemi ci sono, questo sì, ma sono strutturali. I controlli, inoltre, funzionano.

Secondo il rapporto dell’Osservatorio del mercato del lavoro (O-Lav) non si registra, per ora, nessuna “invasione” di manodopera straniera, come temuto dalla popolazione.

In un cantone dove la disoccupazione rimane comunque un problema, dove la flessibilità e la precarietà – come più volte evidenziato dai sindacati – sono in crescita e pesano sulle spalle di chi vive questa condizione, i sentimenti di apprensione e di preoccupazione sono del tutto comprensibili.

Non deve dunque stupire se gli sforzi del Ticino si sono concentrati, in questa fase di applicazione degli accordi bilaterali, sui controlli. Controlli voluti dalla Commissione tripartita in materia di libera circolazione delle persone che raggruppa rappresentanti del Cantone, del padronato e dei sindacati.

Controlli rigorosi e capillari

“Se a livello nazionale il Ticino è in testa per il numero di sanzioni – osserva Renzo Ambrosetti, copresidente del sindacato Unia e presidente della Tripartita – non è perché è il Far West della Svizzera, ma perché si è deciso per la linea di rigore: si controlla, si avviano le procedure di denuncia, si infliggono le sanzioni previste dalla legge”.

“Oltre la metà dei controlli svolti lo scorso anno in Svizzera – aggiunge il sindacalista – sono stati effettuati in tre cantoni: Ticino, Vaud e Zurigo”.

E allora vediamole, queste cifre: nel 2005 in Ticino sono state controllate 1’497 imprese (9’593 a livello svizzero) e sono state inflitte 124 multe (836 su scala nazionale), delle quali 15 in materia salariale. Otto imprese (su 13 a livello svizzero) sono state espulse.

E non è finita qui. In futuro, grazie alla nomina di nuovi ispettori finanziati per metà dalla Confederazione, i controlli potranno essere estesi ad altri settori (vendita, impiegati di ufficio, studi di architettura) oltre che all’edilizia primaria e secondaria, settori in cui calano i dipendenti fissi e aumentano gli avventizi.

Più flessibilità e precariato

Nel 2005, secondo i dati illustrati recentemente a Bellinzona, il numero dei frontalieri si è stabilizzato attorno alle 35 mila unità. Crescono le notifiche di lavoratori temporanei, seppure in modo minore rispetto alla media nazionale (+ 5,5% in Ticino, + 15% in Svizzera). Consistente anche il numero di frontalieri che hanno fatto capo ad agenzie di collocamento (+10%).

A trainare l’andamento della manodopera temporanea sono i lavoratori indipendenti e i lavoratori distaccati nell’edilizia secondaria. Ciò significa che con la libera circolazione delle persone stanno cambiando le strutture aziendali, che diventano più snelle a scapito dell’occupazione.

Comunque si voglia vedere il problema, la realtà – con le sue cifre – ci dice che diminuisce l’occupazione fissa, aumenta quella flessibile e avanza il precariato. Un dato di fatto, sostengono in molti, che non è però direttamente imputabile alla libera circolazione delle persone.

“E’ innegabile che nel mercato del lavoro si stiano producendo grossi cambiamenti – osserva Carlo Marazza, direttore dell’Istituto di assicurazioni sociali del cantone e presidente uscente della Tripartita – ma si tratta di cambiamenti con i quali avremmo dovuto confrontarci con o senza libera circolazione”.

Occhio alla questione salariale

Sebbene non siano ancora emersi casi evidenti e palesi di dumping salariale, l’Osservatorio del mercato del lavoro evidenzia che già oggi ci sono comunque alcuni indizi che non permettono di escludere pressioni sul salario.

Sui 426 casi analizzati finora, nel 27% dei casi “i risultati delle stime salariali evidenziano una certa pressione, nel senso che i salari effettivamente versati sono al di sotto della soglia minima usuale a parità di caratteristiche delle persone”.

“Per determinare l’effettiva esistenza di dumping salariale – spiega Siegfried Alberton, direttore dell’ O-Lav – occorre che queste situazioni siano gravi e ripetute nel tempo e nei settori di attività. I controlli sono infatti ancora numericamente insufficienti per giungere ad una conclusione”.

Nota decisamente a tinte fosche, e che purtroppo confermano un trend nazionale, per quanto concerne la retribuzione delle donne: l’Osservatorio ha infatti constatato “differenze negative importanti sui livelli salariali mediani lordi versati alle lavoratrici dalle Agenzie di collocamento. Mentre per gli uomini i livelli salariali sono nella media”.

Insomma le donne, che ricorrono sempre più spesso al tempo parziale (nella misura del 45%), pagano ancora il prezzo delle discriminazioni.

swissinfo, Françoise Gehring, Bellinzona

Nel mondo del lavoro i problemi non mancano, ma non sono direttamente imputabili alla libera circolazione delle persone., contestata dai ticinesi attraverso il voto nelle urne.

E’ del resto passato troppo poco tempo, affermano gli economisti, per valutarne effettivamente l’impatto sull’occupazione cantonale.

In Ticino l’occupazione ristagna sebbene la produttività sia in crescita, grazie soprattutto alle innovazioni tecnologiche, ma anche alla razionalizzazioni aziendali.

Nell’ultimo semestre del 2005 si è registrata una certa ripresa economica, che sta tenendo anche nei primi mesi del 2006.

35 mila 222 il numero di frontalieri alla fine del 2005 (35’144 alla fine del 2004)
Aumenta il salario mediano mensile del frontaliero: dai 3’181 franchi (max: oltre i 4’000) del 2004, si passa ai 3’337 franchi del 2005 (max: oltre 4’200)
124 le multe inflitte in Ticino, di cui il 70% è stato già incassato

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