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“L’Europa ha bisogno della Svizzera”

swissinfo.ch

Per la Svizzera l'adesione all'Unione europea è "una prospettiva necessaria": ne è convinto lo storico italiano Sergio Romano, secondo cui è altrettanto vero che l'Europa ha bisogno dell'esperienza elvetica. Appassionato appello.

“Ciò che sta attraversando la Svizzera, non è una crisi passeggera, bensì un malessere profondo. Occorre andare alla radice di questo malessere: l’opinione pubblica elvetica stenta a riconoscerlo, ma nuoce alla sua immagine nel mondo”.

E sono parole dette da un amico, che conosce molto bene la Svizzera e a cui è in qualche modo molto legato. Invitato a Lugano in occasione di Obiettivo Turismo, un convegno dedicato alle sfide del turismo svizzero e ticinese, Sergio Romano è andato oltre le contingenze dell’attualità, pur non schivandole.

E non è stato tenero nella sua analisi della crisi finanziaria: “La Svizzera ha condotto una battaglia di retroguardia nel rispondere ai suoi accusatori. In un contesto in cui la globalizzazione dei servizi finanziari è in crisi, la difesa a spada tratta del segreto bancario e della neutralità rappresentano una nuova Linea Maginot”.

Neutralità e peccati fiscali

La crisi dei mercati e la crisi dei crediti non sono incidenti di percorso. E la pressione dell’Unione europea sulla Svizzera – “che per molti anni ha approfittato della sua posizione di neutralità, sorretta da un concetto morale ambivalente” – non si placherà tanto presto. “Gli svizzeri – sottolinea Romano – hanno approfittato dei peccati fiscali dei cittadini di molti paesi europei. E i ticinesi probabilmente non si rendono conto di quanto sono debitori al miracolo italiano”.

Intanto il terzo scudo fiscale, voluto dal Ministro del tesoro italiano Giulio Tremonti, prepara la via per riprendersi il bottino. “Lo scudo fiscale – spiega a swissinfo Romano – è un battaglia tutta italiana ed è un prodotto della scaltrezza di Tremonti. Non è bello fare rientrare i denari così, ma all’Italia servono. Ma si dimentichi dello scudo, il grosso problema per la Svizzera è su scala europea”.

“Le politiche del passato che traevano spesso ispirazione da un sentimento di superiorità morale, se non addirittura di apartheid, non sono più adeguate. Oggi la neutralità elvetica – aggiunge l’ex ambasciatore – non è più un toccasana, come vorrebbe far credere un certo leghismo elvetico”.

L’adesione all’UE appare dunque allo storico italiano un’opzione più che mai necessaria. “Lo dico da partigiano, proprio perché apprezzo la Svizzera, e lo desidero quasi appassionatamente: la Svizzera deve portare in Europa la propria esperienza. L’Europa ha bisogno della Svizzera”.

Tre processi specchio del malessere

Secondo Sergio Romano quello che la Svizzera sta vivendo attualmente è in fondo un terzo grande processo innescato dalla crisi finanziaria e dagli attacchi al segreto bancario. Ma questa posizione scomoda di paese sul banco degli imputati, ha due importanti precedenti: il pamphlet di Jean Ziegler La Svizzera al di sopra di ogni sospetto e la vicenda degli averi ebraici in giacenza.

“Se molte critiche al comportamento della Svizzera durante la Seconda guerra mondiale erano miopi e ingiuste – spiega a swissinfo l’ex ambasciatore – l’autocompiacimento dell’opinione pubblica elvetica del secondo dopoguerra è stato scosso dopo il Sessantotto da una serie di critiche – forse un po’ ideologiche – ma in parte fondate”. Le critiche del sociologo ginevrino Jean Ziegler e il rapporto Bergier hanno messo sostanzialmente a nudo il comportamento disinvolto del sistema bancario svizzero, che dietro ad una certa idea di neutralità non ha guardato al colore dei soldi.

“Oggi gli accusatori della Svizzera non sono né Jean Ziegler, né una commissione di intellettuali e storici, bensì il Tesoro americano e il Consiglio dei ministri dell’Unione europea. È sensato –si chiede Romano – girare ancora una volta pagina frettolosamente come si è tentato di fare negli ultimi trent’anni”? Secondo lui la Svizzera deve andare alla radice di questo suo malessere.

Svizzera-Italia, legami profondi

Sergio Romano è comunque fiducioso sulle future relazioni tra Svizzera e Italia. “I nostri due paesi – dichiara –hanno legami molto forti. Molti italiani conoscono la Svizzera o come migranti, o come rifugiati. E molti svizzeri hanno fatto fortuna in Italia. A Milano gli svizzeri sono tantissimi. Gli italiani hanno una grande ammirazione per la Svizzera, che vedono come un modello di rigore e di sobrietà”.

Insomma, Svizzera un tantino grigia, chiediamo provocatoriamente? “No, assolutamente no. Ci sono pregiudizi e luoghi comuni che mi hanno sempre dato molto fastidio, come quello di ‘Svizzera senza immaginazione’, ‘Svizzera grigia’ o ‘Svizzera noiosa’. Se c’è un paese che proprio non è noioso – anche se forse, a volte, vuole sembrare tale – è proprio la Svizzera. E’ un paese con grandi capacità creative, con molta inventiva e vivacità intellettuale”.

Risorse di cui oggi ha disperatamente bisogno per superare una crisi che promette tempi lunghi. E che deve affrontare senza alleati.

Françoise Gehring, swissinfo.ch, Lugano

Sergio Romano cresce tra Milano e Genova. Terminato il liceo classico “Beccaria” intraprende gli studi di giurisprudenza all’Università statale di Milano.

Contemporaneamente inizia la collaborazione culturale con diverse testate giornalistiche. La frequentazione prolungata dell’Europa ed il personale acume antropologico e sociologico lo indirizzano verso la carriera diplomatica, senza tuttavia mai abbandonare gli interessi storico-letterari.

Nel 1989 conclude una prestigiosa carriera diplomatica, dopo essere stato direttore generale delle Relazioni culturali, ambasciatore alla NATO e successivamente a Mosca, nell’allora Unione Sovietica.

Commentatore delle più prestigiose testate italiane (La Stampa, il Corriere della Sera, Panorama, Limes), curatore di una collana storica per la casa editrice Corbaccio, ha altresì insegnato all’Università della California, a Harvard, a Pavia, a Sassari e all’Università Bocconi di Milano.

È stato presidente del Comitato generale premi della Fondazione Balzan. Il 1° gennaio 2009 a Sergio Romano è subentrato il filosofo Salvatore Veca.

Il 30 settembre 2009 si è tenuta al Palazzo dei Congressi di Lugano, la terza edizione di Obiettivo Turismo, evento proposto da Ticino Turismo.

Una giornata di riflessione – introdotta dal sindaco di Lugano Giorgio Giudici e a cui ha partecipato anche il consigliere federale Moritz Leuenberger – dedicata al tema “La montagna complementare alla città o la città complementare alla montagna”.

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