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«La crisi non è finita», sostiene la Finma

In Svizzera, dove la situazione sembra migliore rispetto ad altrove, non è facile dire che la crisi è ormai passata, afferma Anne Héritier Lachat Reuters

L'indebitamento degli Stati, i rischi dissimulati nel sistema, l'evoluzione dei tassi d'interessi sono tutti fattori che fanno sì che la crisi finanziaria rimanga ancora d'attualità, afferma Anne Héritier Lachat, nuova presidente dell'Autorità federale di sorveglianza dei mercati finanziari (Finma).

La giurista ginevrina, alla testa della Finma dall’inizio dell’anno, ritiene che la sua principale sfida consiste nel dimostrare che l’integrazione tra le tre entità ( l’autorità di lotta contro il riciclaggio, l’ufficio delle assicurazioni private e la commissione federale delle banche) raggruppate nel nuovo organo di sorveglianza costituisce un progresso.

swissinfo.ch: Il suo predecessore Eugen Haltiner è stato criticato per la sua prossimità con l’UBS, «salvata» dallo Stato. Ritiene che la Finma soffra di un problema di credibilità agli occhi dell’opinione pubblica?

Anne Héritier Lachat: Bisognerebbe chiederlo all’opinione pubblica… Dopo un periodo di costruzione interna e di reazione alla crisi, adesso abbiamo l’opportunità di sviluppare un certo numero di progetti e di poter utilizzare delle sinergie interne. Se vi è stata effettivamente una perdita di credibilità, ciò ci permetterà forse di recuperare il terreno perduto. Per noi l’obiettivo è in un certo senso che non si parli più di noi. Che il lavoro «invisibile», effettuato dietro le quinte, sia evidente e che non ci sia bisogno di parlarne.

swissinfo.ch: La Svizzera e il suo settore finanziario subiscono forti pressioni internazionali. In che misura sono gravi e cosa implica tutto ciò per la Finma?

A.H.L.: È evidente che vi sono una serie di tendenze a livello internazionale, in particolare in materia di regolazione, che non si possono ignorare e alle quali la Finma partecipa attivamente. Penso ad esempio a Basilea [Comitato di Basilea sul controllo bancario], all’IOSCO [Organizzazione Internazionale delle Autorità di controllo dei mercati finanziari] o altri raggruppamenti internazionali. In questo ambito cerchiamo di trovare una soluzione svizzera che sia compatibile a livello internazionale.

Per quanto concerne la pressione degli Stati Uniti in seguito a un certo numero di vicende transfrontaliere [problemi dell’UBS e in seguito di collaboratori del Credit Suisse e di altre banche svizzere per via di clienti che hanno frodato il fisco americano], la Finma non è in prima linea. È piuttosto il ruolo di altre autorità.

Siamo comunque implicati poiché sorvegliamo le banche e ci interessiamo al modo in cui gestiscono i rischi legati a tutte queste attività. Inoltre collaboriamo con la SEC (autorità americana di sorveglianza) per un certo numero di casi di assistenza amministrativa o di richiesta d’assistenza. È tutto.

swissinfo.ch: Si può affermare che la crisi finanziaria oggi appartiene al passato?

A.H.L.: No, non è finita. In Svizzera, dove la situazione generale è meno peggiore che altrove, è difficile trasmettere questo messaggio. Rimane però il problema degli Stati vicini indebitati, il problema dei rischi accumulati da qualche parte nel sistema, che nessuno veramente controlla. E poi vi è il rischio legato alla modifica dei tassi, sia che continuino a scendere sia che aumentino [con il rischio di destabilizzazione di tutto il sistema finanziario]. No, la crisi non è finita.

swissinfo.ch: Per sorvegliare le banche, la Finma deve basarsi soprattutto sulle informazioni che forniscono le banche stesse e sui loro modelli di valutazione dei rischi. La crisi ha mostrato però l’inefficacia di questi modelli. Cercherete di instaurare un sistema più efficace?

A.H.L.: Non abbiamo aspettato la fine della crisi per iniziare a farlo. Da un lato, l’integrazione ci ha permesso di poter avvalerci di nuove competenze. Dall’altro siamo diventati più intrusivi. Facciamo più ispezioni sul posto. Inviamo nostri collaboratori in tutti gli istituti bancari, non solo in quelli grandi. Inoltre collaboriamo con le società di audit, che come stabilito dalla legge sono le più implicate.

Grazie a questi controlli e a un dialogo un po’ più critico, abbiamo imparato molto non solo su noi stessi, sulle nostre competenze e su quello che ancora ci fa difetto, ma anche sugli istituti. Quando si vede la gente in faccia, quando si vede come reagisce, è più facile capire se stanno o meno affrontando in maniera corretta i rischi.

swissinfo.ch: Per quanto concerne la gestione del rischio, appunto, le banche offrono dei salari nettamente superiori a quelli che può offrire la Finma. Siete abbastanza competitivi per attirare i migliori cervelli?

A.H.L.: La crisi ha immesso sul mercato un certo numero di persone che avrebbero probabilmente altre aspettative per quanto concerne il salario. Bisogna anche precisare che la Finma paga molto meglio di quello che pagava la commissione federale delle banche. Inoltre – e questo è un fatto nuovo – constatiamo che vi sono persone competenti che ritengono che un’esperienza in un’autorità di sorveglianza rappresenti un valore aggiunto per il loro curriculum vitae. Abbiamo quindi la possibilità di attirare persone veramente interessate a questa attività. Non per tutta la vita e neppure per dieci anni, ma per un periodo abbastanza lungo che ci permette di approfittare a vicenda delle competenze rispettive.

swissinfo.ch: La crisi ha portato in primo piano il problema delle banche «too big to fail», troppo grandi per essere lasciate fallire. Una questione di cui si occuperà presto il parlamento. Le esigenze di solvibilità previste da Basilea III e lo «swiss finish», che accresce le esigenze per le banche svizzere, basteranno per evitare grossi problemi nei prossimi anni?

A.H.L. Non so se ciò sarà sufficiente. Ma sono certa che siamo sulla buona strada e che bisogna proseguire in questa direzione.

swissinfo.ch: Per quanto concerne i fondi dei dirigenti tunisini, egiziani e libici, le banche svizzere hanno rispettato gli obblighi di diligenza in materia di riciclaggio di denaro? E secondo lei il dispositivo attuale è sufficiente?

A.H.L.: È ancora troppo presto per dare i risultati delle nostre inchieste. Sono implicate una dozzina di banche e stiamo cercando di verificare se anno violato o meno i loro obblighi di diligenza.

Il dispositivo attuale mi sembra funzionare in modo corretto, fintantoché gli intermediari finanziari, e non solo le banche, svolgono il loro lavoro. Non abbiamo del resto ragione di pensare che in questi ultimi anni vi siano stati maggiori manchevolezze, al contrario. Del resto i controlli delle autorità di sorveglianza tra i privati sono aumentati.

Nata nel 2009 dalla fusione di tre entità – l’autorità di lotta contro il riciclaggio, l’ufficio delle assicurazioni private e la commissione federale delle banche – la Finma è l’autorità di sorveglianza statale svizzera sulle banche, le assicurazioni, la borsa, i commercianti di valori mobiliari e gli investimenti collettivi di capitali.

La Finma ha alle sue dipendenze 350 persone, in particolare giuristi, economisti, matematici, esperti contabili… È indipendente ma sottostà alla sorveglianza politica dello Stato.

Il settore finanziario contribuisce nella misura del 12% circa alla creazione del prodotto interno lordo svizzero e impiega 200’000 persone

Vista l’ampiezza e l’interconnessione del settore finanziario e vista la grandezza delle due principali banche (UBS e Credit Suisse), gli specialisti ritengono che la Svizzera sia confrontata a un rischio sistemico che potrebbe mettere in ginocchio l’economia del paese in caso di crisi maggiore.

Ex giudice, avvocato indipendente e professoressa all’Universita di Ginevra specialista di diritto bancario e finanziario, Anne Héritier Lachat, 61 anni, è alla testa del consiglio d’amministrazione della Finma dall’inizio dell’anno. Nel 2005 era entrata a far parte della commissione federale delle banche.

La ginevrina è subentrata a Eugen Haltiner, criticato per una supposta mancanza di indipendenza nei confronti dell’UBS, suo ex datore di lavoro, salvata dalle autorità svizzere nell’ottobre 2008.

La Finma ha messo in guardia martedì dai pericoli derivanti dagli attuali bassi tassi d’interesse. Un improvviso aumento potrebbe destabilizzare tutto il sistema finanziario.

Il direttore della Finma Patrick Raaflaub ha sottolineato che i suoi servizi stanno seguendo attentamente l’evoluzione dei tassi e sensibilizzando tutte le parti in causa.

Secondo le stime dell’autorità di sorveglianza, un aumento dei tassi dell’1% causerebbe in media una diminuzione di oltre il 6% dei fondi propri delle banche che fanno affari nel settore ipotecario.

Il rischio concerne anche il settore dell’assicurazione vita; un aumento improvviso potrebbe causare per gli assicuratori numerose disdette.

Traduzione di Daniele Mariani

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