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“La Svizzera è un nostro modello”

Djoomart Otorbaev, ministro per gli investimenti stranieri del Kirghizstan. swissinfo.ch

Alla caduta dell’Unione sovietica, 12 anni fa, il Kirghizstan è stato il primo dei nuovi Stati indipendenti dell’Asia centrale ad adottare un’economia di mercato.

La Svizzera ha fornito un aiuto concreto, anche rappresentando la repubblica presso la Banca mondiale e il Fondo monetario internazionale.

Nel 1991 Askar Akaev, un politico dell’era sovietica, raccogliendo il 95% dei voti divenne il primo presidente del Paese. Due anni dopo rimpiazzò il rublo con una nuova moneta nazionale, il som, e privatizzò agricoltura ed industria.

Per attirare gli investimenti stranieri il governo offrì dei vantaggi fiscali. Dopo più di dieci anni il Paese comincia a sentire i primi benefici di queste riforme. La crescita economica ha raggiunto il 5% nel 2001, prima della stagnazione del 2002.

L’economia del Kirghizstan è considerata la più liberale di tutti i Paesi della regione. Djoomart Otorbaev, ministro e incaricato speciale per gli investimenti stranieri parla con swissinfo della difficile transizione operata dal suo Paese.

swissinfo: A dodici anni dalla sua indipendenza cosa ha da offrire il Kirghizstan agli investitori stranieri?

Djoormart Otorbaev: In generale la repubblica del Kirghizstan non è attraente per gli investitori. Ci mancano riserve di idrocarburi, l’accesso al mare, un ambiente che faciliti gli scambi economici e il nostro mercato interno è limitato a soli cinque milioni di abitanti.

Il che significa che dobbiamo essere creativi. Dobbiamo offrire un buon clima per gli investimenti: un sistema legale, istituzioni pubbliche trasparenti ed una fiscalità semplice ed affidabile. Perciò lavoriamo su tutti questi elementi.

Una grossa fetta dell’economia kirghiza è costituita dal mercato nero. Nella graduatoria di Trasparency International il Kirghizstan figura tra i Paesi più corrotti al mondo. Cosa è stato intrapreso in questo senso dal governo?

Innanzitutto io la chiamo “economia non ufficiale”, e non “mercato nero”. Abbiamo molte imprese famigliari e, storicamente, queste non hanno mai pagato tasse. Ma non vogliamo riversare su di loro troppe colpe e troppi controlli.

Noi diciamo che prima di ‘tosare la pecora, bisogna lasciare che le cresca il vello”. Ora crediamo di essere nella condizione di poter obbligare quelle imprese non regolari a regolarizzarsi, di obbligare la gente a fare il proprio dovere di cittadini.

Oltre alla corruzione, quali sono i problemi principali per l’economia locale?

Dobbiamo garantire un tenore di vita decente per la popolazione, retribuire sufficientemente funzionari ed insegnanti e mantenere il sistema sanitario, perché la gente è abituata ad un alto livello di prestazioni.

Chi è cresciuto nell’ex Unione sovietica è abituato a servizi sociali di alto livello. Non è come in Africa o in Sud America.

Nella transizione verso l’economia di mercato il Kirghizstan si è indebitato pesantemente.

È vero, il nostro debito estero è pari al prodotto interno lordo (PIL). Ma si è trattato di una strategia di successo, perché con questi prestiti abbiamo superato un periodo estremamente difficile.

Quale sarà il futuro economico del Kirghizstan?

Guardiamo alla Svizzera come ad un modello potenziale, perché per certi aspetti i nostri Paesi si assomigliano, ad esempio per la situazione geografica. Vorremmo realizzare quello che voi avete fatto nel diciannovesimo secolo.

Ci troviamo tra la Cina, il Kazakhstan e la Russia e dobbiamo poter offrire dei servizi a questi Paesi.

Ma le dispute territoriali con i vostri vicini riguardanti l’acqua, l’energia e il commercio non stanno ritardando il progresso?

I Paesi dell’Asia centrale sono giovani, e non tutti sono pronti a cooperare. Alcuni vogliono proteggere i propri mercati interni, il che è comprensibile.

Ma dovrebbero capire che il PIL di tutti e cinque gli Stati messi insieme equivale al PIL del Perú – che non è grande. Dobbiamo presentarci al mondo come un mercato unico e non come cinque diversi ed imprevedibili animali.

swissinfo, Jacob Greber, Philippe Kropf, Bishkek
(traduzione: swissinfo, Raffaella Rossello)

Il Kirghizstan ha ottenuto l’indipendenza nel 1991, lanciando una sua moneta, privatizzando agricoltura ed industria e adottando un’economia di mercato.

A causa della perdita dei sussidi sovietici, il Paese si è indebitato pesantemente.

Tra il 1991 e il 1995, il PIL si è dimezzato. Il Paese si è impoverito.

Dal 1996 l’economia ha ripreso quota, crescendo tra il 3,7 e il 5% tra il 1999 e il 2000.

I settori trainanti dell’economia sono l’agricoltura, l’energia idroelettrica e un giacimento d’oro.

Il Kirghizstan è entrato nell’Organizzazione mondiale del commercio (OMC) nel 1998.

Dati di fondo sul Kirghizstan (2002):
PIL: 1,6 miliardi di dollari;
Reddito annuo pro capite: 290 dollari;
Debito estero: 1,75 miliardi di dollari.

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