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«Le patate hanno cambiato la mia vita»

Sangay è tra i principali coltivatori di patate del villaggio di Rukubji, in Bhutan. Singye Wangchuk, swissinfo

Fame e povertà hanno segnato la sua gioventù tra le montagne del Bhutan. Poi, un giorno, Sangay ha iniziato a coltivare le nuove varietà di patate venute da lontano. Oggi è un uomo sereno che guarda al futuro con fiducia. Reportage.

Un raggio di sole buca la coltre di nuvole adagiatasi sulle alte cime bhutanesi. Nel silenzio mistico dell’Himalaya, la vallata s’illumina del verde intenso delle foreste di pino. Lo sguardo deve spingersi verso il cielo, oltre i 4’000 metri, per cogliere il limite del bosco.

Sul fondovalle, le forme quadrangolari dei campi di patate spezzano la fitta trama del manto vegetativo. Pezzi di terreno che per le famiglie del villaggio di Rukubji, nel distretto di Wangdue Phodrang, sono sinonimi di rinascita.

«Il nostro villaggio era molto povero. I raccolti erano scarsi e dovevamo camminare diverse ore per poter vendere i nostri prodotti», ricorda Sangay.

50 anni e sei figli da mantenere, Sangay lavora la terra sin da quando era bambino: patate in estate, grano e altri cereali in inverno. Non c’è molto altro da fare in questa zona centrale del Bhutan, collegata al resto del mondo da un’unica strada stretta e tortuosa.

«Un giorno – racconta il contadino – nel villaggio sono arrivati alcuni agronomi del governo. “Prova questi”, mi hanno detto, consegnandomi tre sacchi di patate».

Patata da esportazione

L’introduzione di nuove varietà di patate in Bhutan è il frutto della collaborazione tra la Svizzera e il Ministero dell’agricoltura. Già alla fine degli anni ’70, gli elvetici Fritz von Schulthess e Fritz Maurer avevano importato varietà produttive e resistenti (tra cui la “Desirée”) particolarmente adatte alle condizioni climatiche del piccolo Stato himalayano.

Nel quadro di un programma nazionale finanziato dalla Direzione per lo sviluppo e la cooperazione e dall’associazione Helvetas, le patate sono in seguito state distribuite a migliaia di famiglie.

In pochi anni le nuove colture si sono diffuse in tutto il paese, contribuendo a migliorare l’alimentazione e la qualità di vita della popolazione rurale. La produzione è aumentata, ciò che ha consentito ai contadini di passare da un’agricoltura di sussistenza a un’attività orientata all’economia di mercato, spiega a swissinfo.ch Nado Dukpa, collaboratore locale di Helvetas.

Grazie anche al miglioramento della rete stradale, aggiunge, la patata è oggi uno dei principali prodotti di esportazione del Bhutan. Un terzo delle circa 60’000 tonnellate di patate prodotte ogni anno è venduto all’estero.

150’000 rupie per tutto l’anno

Una volta all’anno, durante l’estate, Sangay carica le sue patate sui variopinti autocarri che assicurano il trasporto all’interno del paese. Sul confine con l’India, il principale importatore delle patate bhutanesi, i suoi prodotti sono venduti all’asta. «10 rupie al chilo [circa 20 centesimi] quando va bene».

«In passato non avevamo alcuna idea del funzionamento del mercato», ricorda il contadino. Ora le patate gli garantiscono un reddito netto di oltre 150’000 rupie (circa 3’300 franchi). «Sono sufficienti per tutto l’anno». Sangay non ha dubbi: «Le patate hanno cambiato la mia vita».

Il prezzo dei tuberi bhutanesi, ci dice Nado Dukpa, dipende dall’andamento del settore agricolo in India: negli anni di sovrapproduzione i prezzi scendono, e viceversa.

Le prospettive per l’agricoltura bhutanese rimangono comunque buone: dati i diversi cicli di produzione nei due paesi – determinati da differenti condizioni climatiche – il mercato indiano continuerà a rappresentare uno sbocco redditizio.

Tetto nuovo e televisione

Anche Dorji, contadino dalla parlantina facile, deve tutto ai tuberi introdotti dal programma di Helvetas. «Prima nel villaggio non c’era cibo a sufficienza. Per mangiare dovevamo bussare alle porte dei più ricchi».

Ora tutti gli otto membri della sua famiglia dipendono dalle patate, anche se a casa si preferisce il piatto tipico a base di riso, formaggio e peperoncino. «Ho potuto ricostruire il tetto e ho arredato la casa con apparecchi moderni. Abbiamo anche la televisione».

Per Dorji, l’incertezza principale è legata alla qualità dei semi, introdotti ormai oltre 20 anni fa. «Bisognerebbe favorire gli incroci per ottenere semi più produttivi. Spero che lo Stato ci dia una mano».

E il clima? In Bhutan piove molto, ma a differenza di altre regioni himalayane, ad esempio nel Ladakh, quest’anno non ci sono state gravi inondazioni. «Il clima è quello di sempre», constata Dorji, poco inquieto per il riscaldamento del globo.

Il richiamo della città

Oltre ad alleviare la povertà, ritiene Erwin Koenig, ex delegato di Helvetas, l’introduzione di colture più redditizie in Bhutan ha contribuito a rallentare lo spopolamento delle campagne.

Nel libro Far apart and close together, pubblicato per i 50 anni della cooperazione Svizzera-Bhutan, Koenig scrive che se non fosse stato per le patate «diversi coltivatori avrebbero cercato nuove alternative di lavoro nelle municipalità più grandi».

Il fenomeno della migrazione e della crescita urbana è comunque sempre più di attualità. A Thimphu, la capitale, i cantieri sono spuntati come funghi e la foresta ha dovuto indietreggiare per far posto a nuovi alloggi e alberghi. In Asia è la città che cresce più velocemente.

«Mio figlio più grande vorrebbe andare a Thimphu, a studiare», ci dice Dorji. «Gli ho chiesto di rimanere al villaggio. Per le patate».

L’Himalaya sarà tra le regioni che risentiranno maggiormente degli effetti del cambiamento climatico, ritengono i climatologi.

Contrariamente a quanto annunciato in un primo momento dal Gruppo intergovernativo dell’ONU sul cambiamento climatico, i ghiacciai non spariranno tuttavia entro il 2035.

Secondo recenti previsioni, al ritmo attuale il 70% dei ghiacciai himalayani si scioglierà entro la fine del secolo.

Lo scioglimento accelerato dei ghiacciai (se ne contano quasi un migliaio soltanto in Bhutan) aumenterà inizialmente il rischio di inondazioni.

In seguito si assisterà all’insorgenza di un fenomeno opposto: con la progressiva sparizione dei ghiacci perenni, i grandi fiumi da essi alimentati subiranno una riduzione della portata.

A risentirne saranno l’agricoltura e l’alimentazione della popolazione che vive nel subcontinente indiano e in Cina. Anche la produzione di energia idroelettrica, vitale per il Bhutan, sarà compromessa.

Il Bhutan, unico membro dell’ONU ad annunciare un bilancio CO2 negativo, ha già messo in atto alcune strategie per contrastare gli effetti del riscaldamento climatico.

La sua costituzione stabilisce ad esempio che le foreste devono coprire almeno il 60% del territorio «per l’eternità».

La patata è il quarto alimento più coltivato al mondo, dopo il frumento, il mais e il riso.

La produzione annua supera i 300 milioni di tonnellate; i principali produttori sono la Cina, l’Unione europea (soprattutto Polonia e Germania), la Russia e l’India.

Originaria dell’America latina, è stata portata in Europa nel XVI secolo.

In Svizzera si è diffusa inizialmente nelle Alpi e nelle Prealpi ed in seguito nel Giura e sull’Altopiano.

Nel 2009 sono state accertate complessivamente 97 varietà di patate in Svizzera.

di ritorno dal Bhutan

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