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“Non è l’inizio di una nuova guerra”

Migliaia di persone hanno manifestato lunedì a Pristina per chiedere l'indipendenza del Kosovo Keystone

Un esperto di conflitti internazionali spiega a swissinfo gli effetti sulla pace nei Balcani di una dichiarazione unilaterale di indipendenza del Kosovo.

L’ex direttore del Centro di studi strategici presso il Politecnico federale di Zurigo ritiene che la Serbia e la Russia “esprimeranno la loro rabbia e la loro frustrazione”, ma non si aspetta nuovi scoppi di violenza.

L’indipendenza del Kosovo si fa sempre più concreta. Al potere da poco più di un mese, il neoeletto governo kosovaro ha intavolato lunedì i colloqui con i suoi sostenitori occidentali. L’obiettivo è di giungere alla separazione dalla Serbia.

I leader della maggioranza albanese del Kosovo, dove risiedono oltre due milioni di persone, lo hanno annunciato lunedì dopo il fallimento dei negoziati con i serbi.

In un rapporto presentato venerdì alle Nazioni Unite, i mediatori di Stati Uniti, Unione Europea e Russia constatano infatti che in quattro mesi di discussioni non si è giunti ad alcun compromesso fra l’offerta di autonomia avanzata dalla Serbia e la richiesta di indipendenza da parte della maggioranza albanese.

swissinfo: Qual è la sua reazione in seguito al fallimento dei negoziati?

Kurt Spillmann: Non ne sono affatto sorpreso. Lo stallo delle discussioni era prevedibile poiché entrambe le parti – Kosovo e Serbia – rimangono ferme sulle loro posizioni. Il prossimo passo sarà il più interessante: ci sarà la dichiarazione unilaterale di indipendenza da parte del neoeletto governo kosovaro.

Occorre ora vedere se ciò si verificherà la prossima settimana come pensano in molti oppure, come sostiene il neoeletto presidente Hashim Thaçi, se la dichiarazione di indipendenza slitterà all’inizio del nuovo anno. Personalmente ritengo che accadrà molto presto. Thaçi non vuole esitare poiché ha fatto parecchie promesse al suo elettorato.

swissinfo: Tutti gli Stati dell’Unione europea, eccezion fatta di Cipro, sostengono la soluzione dell’indipendenza. In seno al Consiglio di sicurezza dell’ONU poi, l’unico paese contrario a questa soluzione è la Russia. È possibile che questi due Stati cambino idea?

K.S.: Se la Russia dovesse cambiare opinione, si tratterebbe di un enorme successo diplomatico. Ma non mi aspetto che ciò accada. In questo ambito il presidente Putin vuole sottolineare il suo potere e dimostrare di essere un vero amico dei serbi, cristiani ortodossi come la maggior parte dell’elettorato russo.

swissinfo: Cipro teme che l’indipendenza del Kosovo creerebbe un precedente che incoraggerebbe i movimenti separatisti a fare altrettanto anche negli altri paesi. In che misura una decisione unilaterale influirà sulla stabilità nella regione?

K.S.: Sono in molti a pensare che la dichiarazione unilaterale di indipendenza scatenerà nuove violenze. Io però non ne sono certo. L’Unione europea e gli Stati Uniti hanno già dimostrato di essere pronti a impegnarsi militarmente per fare rispettare la loro volontà di pace.

swissinfo: Lunedì la presidente della Confederazione Micheline Calmy-Rey, che già in passato ha esplicitamente sostenuto l’opzione dell’indipendenza, ha preferito non esprimersi riguardo il riconoscimento del Kosovo indipendente. Ha semplicemente affermato di volere rinviare ogni commento. Sta cambiando idea sulla questione?

K.S.: Non credo. Ritengo piuttosto che nel frattempo abbia imparato che nella misura del possibile il governo elvetico debba esprimere un’unica opinione in merito e che la decisione vada presa in accordo con gli altri sei colleghi ministri, o almeno con la maggior parte di loro.

swissinfo: Quanto è importante per la Svizzera che il Kosovo diventi uno Stato indipendente?

K.S.: In Svizzera risiede un numero importante di kosovari (circa 200’000). La loro convivenza con la popolazione elvetica è generalmente buona. Il governo elvetico dovrebbe approfittare dell’occasione per dirsi concorde con la decisione democratica espressa dal 90% della popolazione kosovara.

E questo anche se molte persone e persino taluni ministri non sono certi che per il Kosovo l’indipendenza sia una soluzione economicamente possibile.

swissinfo: L’aspetto economico dell’indipendenza non traspare molto nei dibattiti…

K.S.: A mio avviso si presta troppo poca attenzione a questo aspetto. Il Kosovo non ha sbocchi sul mare e la sua infrastruttura industriale è alquanto debole. A causa di ciò il nuovo Stato sarà confrontato a enormi problemi e dovrà dipendere per lungo tempo dagli aiuti esterni.

swissinfo: Cinque anni sono molti per la politica nei Balcani. È possibile fare delle previsioni?

K.S.: Un aspetto interessante sarà il rapporto fra Kosovo e Albania. Formeranno una federazione per motivi economici? È troppo presto per dirlo ma se non si giungerà ad una soluzione amichevole con la Serbia, i kosovari rivolgeranno le loro attenzioni all’Albania…

swissinfo, Thomas Stephens
traduzione, Anna Passera

La diaspora kosovara in Svizzera è composta da 200’000 persone.
Si tratta della seconda più grande comunità straniera dopo quella italiana.
In Svizzera vivono 300’000 persone provenienti dall’ex-Jugoslavia.
La truppa svizzera in Kosovo è attualmente composta da oltre 200 uomini.

L’occupazione del Kosovo da parte dell’esercito serbo ha provocato nel 1999 oltre 10’000 morti. La NATO è intervenuta lo stesso anno, costringendo i serbi al ritiro. La provincia è da allora sotto l’amministrazione dell’ONU.

Il 90% della maggioranza albanese in Kosovo chiede l’indipendenza dalla Serbia. Gli indipendentisti hanno promesso di negoziare questa soluzione con gli USA e l’Unione Europea, che presto prenderà le redini della supervisione della regione dalla NATO.

La Serbia, sostenuta dalla Russia, si oppone all’indipendenza del Kosovo, che per ragioni storiche ritiene faccia parte del suo territorio. Serbia e Russia ritengono che l’indipendenza creerebbe una situazione di caos nella regione dei Balcani.

La loro messa in guardia non ha tuttavia convinto gli Stati dell’UE. Lunedì infatti tutti i paesi dell’UE eccezion fatta di Cipro si sono espressi in favore dell’indipendenza.

Come gli USA, l’UE ritiene che l’indipendenza sia la soluzione migliore per la stabilità dei Balcani dopo le guerre che hanno devastato l’ex-Jugoslavia negli anni Novanta. L’UE si prepara a inviare sul posto 1600 poliziotti e un supervisore che prenderanno il posto della missione dell’ONU, incaricata fino ad ora dell’amministrazione della provincia.

Nel 2005 la Svizzera è stato il primo Stato al mondo a pronunciarsi in favore dell’indipendenza del Kosovo. La Confederazione sostiene una soluzione consensuale e afferma che il passo verso l’indipendenza va compiuto sotto il controllo internazionale e attraverso negoziati con la Serbia.

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