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“Non dipingere il diavolo più nero …”

La presidente della Confederazione risponde a Ginevra alle domande dei giornalisti internazionali Keystone

Micheline Calmy-Rey, presidente della Confederazione, ha preso atto della vittoria degli ultranazionalisti alle legislative in Serbia.

Lunedì, rispondendo a Ginevra alle domande dei giornalisti stranieri, la ministra degli esteri ha anche evocato il ruolo di mediatrice della Svizzera tra Siria ed Israele e le differenze fiscali che l’oppongono all’Ue.

Come è costume per i neoeletti presidenti della Confederazione, anche Micheline Calmy-Rey ha presentato le sue priorità ai giornalisti internazionali riuniti al Club svizzero della stampa a Ginevra.

“La questione sull’integrazione rappresenta una delle mie priorità nell’anno di presidenza”, ha detto Calmy-Rey. “Gli svizzeri hanno in passato posto l’accento maggiormente su quel che ci unisce rispetto a quello che ci divide”, ha spiegato.

Dalla fiscalità al Medio Oriente passando per le elezioni legislative in Serbia: ecco altri temi toccati. “Non bisogna dipingere il diavolo più nero di quello che è”, ha detto la presidente a proposito della vittoria dei nazionalisti del Partito radicale serbo alle elezioni parlamentari di domenica in Serbia.

La presidente della Confederazione confida nella capacità dei ministri degli esteri dell’Unione di affrontare il nuovo quadro politico che va delineandosi. Per quanto riguarda lo status futuro del Kosovo Micheline Calmy-Rey attende una decisione del Consiglio di sicurezza dell’Onu. Ma la Svizzera continuerà a lavorare nella provincia serba di comune accordo con l’Unione europea.

Priorità in politica estera

Micheline Calmy-Rey ha inoltre confermato il ruolo di mediatrice della Svizzera nei contatti tra la Siria e Israele. Un’informazione rivelata settimana scorsa dal quotidiano Haaretz. Nel corso della settimana il suo segretario di Stato, Michael Ambühl, si recherà in questa regione per occuparsi del dossier.

La Consigliera federale ha ricordato poi le tre priorità della politica estera elvetica: “Dotata di un mercato interno troppo piccolo, la Svizzera intende continuare a rinforzare le sue buone relazioni con tutti gli Stati. Dall’anno scorso stiamo cercando di sviluppare relazioni speciali con la Cina e con gli Stati Uniti”, ha detto Calmy-Rey.

Nel quadro delle Nazioni Unite, la Svizzera in settembre intende commemorare il quinto anniversario della sua entrata nell’ONU: un’occasione propizia, secondo Micheline Calmy-Rey, per tracciare un bilancio che considera già sin d’ora positivo.

La presidente ha ricordato inoltre che la Svizzera sostiene attivamente l’Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC) nel suo progetto di ampliare le proprie strutture a Ginevra.

La terza priorità svizzera è l’Unione europea. Dopo aver concluso una ventina d’importanti accordi bilaterali con l’Ue, la Svizzera punta ora ad un accordo quadro con Bruxelles.

Sulle agevolazioni fiscali concesse dai Cantoni elvetici alle ditte straniere che decidono di installarsi sul loro territorio, Micheline Calmy-Rey è stata categorica: non vi è nulla da negoziare con l’Unione europea e nessun calendario di incontri è stato programmato su questo dossier con i partner dell’Ue.

Parlando dell’Africa Micheline Calmy-Rey ha detto che i progetti elvetici di cooperazione allo sviluppo “sono efficaci e molto apprezzati”.

A proposito dell’Iran ha infine sottolineato che ha il diritto di sviluppare il suo settore nucleare civile in conformità con l’Agenzia internazionale per l’energia atomica (AIEA), nel cui Consiglio dei direttori la Svizzera entrerà a far parte il prossimo settembre.

swissinfo e agenzie

Nel suo anno di presidenza Micheline Calmy-Rey intende puntare sul dialogo e auspica di
avere contatti con la popolazione di tutti i cantoni. La sua prima visita, a febbraio, sarà nel comune di Monthey, nel basso Vallese.

A causa dei sempre maggiori episodi di violenza tra giovani di nazionalità diversa, a Monthey affronterà il tema relativo alla convivenza di persone di origine diversa.

Altro tema che sta a cuore alla presidente: la pace sociale. Nonostante la Svizzera abbia uno dei tassi di disoccupazione più bassi del mondo, l’ansia del posto di lavoro resta una delle preoccupazioni principali della popolazione.

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