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«Raclette» è oramai un’esclusività del Vallese

I vallesani l'hanno spuntata: la loro raclette diventa DOC Keystone

Il formaggio da fondere svizzero potrà chiamarsi «raclette» soltanto sa sarà prodotto in Vallese. Lo ha deciso l'Ufficio federale dell'agricoltura, respingendo le opposizioni all'attribuzione del marchio DOC.

Ma gli altri produttori di formaggio da raclette non sono d’accordo e intendono inoltrare ricorso.

Il formaggio vallesano da fondere davanti al fuoco del camino, o più prosaicamente sul moderno grill elettrico antiadesivo da tavola, potrà d’ora in avanti chiamarsi «Raclette du Valais DOC».

L’Ufficio federale dell’agricoltura (UFAG), che gli ha attribuito martedì il diritto di fregiarsi dell’ambito marchio, ha infatti giudicato che il termine «raclette» non sia un nome generico, ma una denominazione tradizionale di chiara origine vallesana.

Opposizioni e ricorsi

Ma la decisione, presa dall’UFAG dopo aver respinto una cinquantina di opposizioni, continuerà però ad essere contestata.

Raclette Suisse, che raggruppa i produttori di tutto il Paese, e il gruppo Emmi la considerano «discriminatoria» per i produttori svizzeri rispetto a quelli europei. Ed Emmi ha già annunciato che adirà le vie legali, se necessario fino Tribunale federale (TF).

Anche se nel comunicato diffuso martedì, l’UFAG fa proprio riferimento alla giurisprudenza del TF per giustificare la concessione della DOC.

Affinché il formaggio «Raclette» possa essere considerato solo un nome generico, è necessario che la sua designazione sia utilizzata «su larga scala e da più decenni» e che il prodotto designato non sia più associato al luogo che ne ha fondato la reputazione.

Ma l’UFAG precisa che un’inchiesta «rappresentativa» condotta tra i consumatori ha rivelato che una parte «significativa» della popolazione, il 43 per cento, considera il termine «Raclette» un’indicazione di provenienza.

Degenerazione non conclusa

«Sebbene l’attuale produzione si svolga in maniera preponderante all’esterno del Canton Vallese, la degenerazione – ossia la trasformazione di un’indicazione di provenienza in nome generico – del termine Raclette, benché già iniziata, non può considerarsi conclusa», sottolinea il comunicato dell’UFAG.

Una ragione in più, quindi, per proteggere il termine «raclette» e attribuire la denominazione di origine controllata alla «Raclette du Valais», sostiene l’UFAG.

Per la prima volta, in una procedura d’attribuzione della DOC vi sono state opposizioni di produttori di formaggio anche dall’estero.

L’UFAG ha riconosciuto il loro diritto di agire in qualità di interessati, ma ha bocciato le loro argomentazioni. Per gli oppositori il termine designerebbe un piatto o un tipo di formaggio che può essere prodotto dappertutto.

Secondo il gruppo Emmi, tuttavia, la decisione dell’UFAG si applica unicamente ai produttori elvetici e non ai concorrenti esteri: la Svizzera risulta dunque discriminata rispetto all’Unione europea (Ue), indica un comunicato di Emmi.

«Inondazione» di formaggio straniero?

Tra quattro anni, in seguito agli accordi bilaterali, le frontiere svizzere saranno completamente aperte al formaggio Ue.

Dato che i produttori vallesani non potranno soddisfare la domanda, il mercato elvetico sarà inondato da formaggio «Raclette» straniero, avverte Emmi.

Raclette Suisse ricorda in un comunicato che solo 2000 tonnellate di formaggio sono oggi prodotte in Vallese contro altrettante all’estero e 12 000 nel resto della Svizzera.

E precisa che l’ordinanza sulla designazione dei formaggi svizzeri prevede anche il nome Raclette Suisse, utilizzato dai membri dell’associazione di categoria.

Secondo l’associazione, il divieto di utilizzare la denominazione al di fuori del Vallese contraddice dunque la buona fede e viola il principio costituzionale della garanzia di proprietà.

Circoscrivere geograficamente la denominazione significa anche negare diritti acquisiti dai produttori svizzeri, che negli ultimi 40 anni «hanno fatto grossi investimenti».

L’associazione ricorda che non si è mai opposta alla DOC per il formaggio proveniente dal Vallese, ma ha difeso la convivenza con il marchio Raclette Suisse.

Soddisfazione in Vallese

Soddisfazione per la decisione dell’UFAG è invece stata manifestata dalla Federazione lattiera vallesana (FLV), che è all’origine della procedura di riconoscimento della DOC.

La FLV ricorda che l’esito della domanda per la Raclette du Valais ha un precedente, la feta, che ha fatto giurisprudenza in Europa.

Attualmente, deplora l’UFAG, le discussioni volte a trovare una soluzione nell’interesse dell’economia lattiera svizzera, relativamente alla coesistenza tra i marchi contenenti il termine raclette e la DOC «Raclette du Valais», «non hanno ancora dato i risultati sperati».

A sostegno della propria tesi l’UFAG sottolinea anche che l’abitudine di far fondere formaggio davanti al fuoco è documentata in Vallese già a partire dal 1574.

Il termine «râclette» compare nella seconda metà del XIX secolo per designare un piatto, mentre all’inizio del XX secolo il nome è utilizzato sia per designare il piatto che il formaggio fabbricato in Vallese.

swissinfo e agenzie

Dopo anni di controversie, il formaggio vallesano da raclette ha ottenuto la denominazione di origine controllata (DOC).

Ma la decisione dell’Ufficio federale dell’agricoltura, contestata da una 50 di oppositori, sarà oggetto di ricorso da parte di Emmi, che la considera «discriminatoria» per i produttori svizzeri rispetto a quelli europei.

L’UFAG giustifica la sua scelta sostenendo che il termine «raclette» non è un nome generico, ma una denominazione tradizionale di chiara origine vallesana.

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