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‘Ricostruito’ il primo concerto in realtà virtuale

È stato riprodotto il primo concerto con realtà virtuale, visualizzazione in 3D e realtà immersiva. Nell'immagine l'interno di Notre Dame. KEYSTONE/AP/Christophe Ena sda-ats

(Keystone-ATS) Ascoltare un concerto eseguito a Notre Dame, con l’eco della cattedrale, potendo scegliere se ‘avvicinarsi’ di più al pianoforte o al violino, o sentirlo dalla stessa posizione del pubblico, di uno degli orchestrali o del direttore d’orchestra.

È il primo concerto riprodotto con la realtà virtuale, visualizzazione in 3D e realtà immersiva dai ricercatori dell’Istituto Jean Le Rond d’Alembert di Parigi, guidati da Brian Katz.

L’esperienza è stata presentata al Congresso delle Società americane ed europee di acustica a Boston.

L’idea di base è stata produrre un nuovo tipo di esperienza audio, con la ricreazione virtuale di un concerto dal vivo, usando l’audio nello spazio e la realtà virtuale. “Hanno ricostruito in modo completo l’audio dell’orchestra e della cattedrale, registrando il suono fedele di ogni strumento, e poi riproducendo ogni file audio associato a una specifica posizione nello spazio”, spiega Marcello Carrozzino, ricercatore del laboratorio di robotica percettiva dell’Istituto Tech-it della Scuola Superiore S. Anna di Pisa. Un po’ come se si ascoltasse una registrazione stereofonica in una sala di mixaggio, “con la differenza che chi indossa la cuffia – continua Carrozzino – a seconda di dove si sposta nello spazio, può sentire più vicino ad esempio il violino, l’oboe o avere la stessa percezione del direttore d’orchestra”.

L’esperienza è stata inoltre arricchita con i dati acustici ambientali della cattedrale, e della navigazione virtuale generata al computer, con visualizzazione 3D di Notre Dame, facendo ‘fluttuare’ l’ascoltatore tra i suoni che si insinuano nelle colonne gotiche della chiesa.

L’esperimento è stato fatto con l’opera ‘La vergine’, eseguita nella stagione dei concerti 2012-2013 in occasione dell’850/simo anniversario della cattedrale. Lo stesso metodo verrà applicato ad altri contesti, come i teatri. “È un’esperienza 4.0, che sarà possibile vivere nell’immediato futuro – conclude Carrozzino – dove ognuno può diventare il ‘mixer’ di se stesso”.

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