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“Rien ne va plus” per molte persone

Il miraggio del gioco d'azzardo rischia di rovinare la vita di migliaia di giocatori e delle loro famiglie Keystone

L'apertura dei casinò apporterà nuove entrate fiscali, ma anche costi sociali. Si teme un drammatico aumento delle vittime della mania del gioco.

“Ho cominciato a giocare nei casinò per caso, durante una viaggio in Germania con alcuni amici. Poi, per tre anni, ho vissuto l’inferno. Ho approfittato di ogni occasione, di ogni momento libero per visitare le case da gioco. Vi passavo anche 14 o 15 ore in un solo giorno”.

Marco è una delle migliaia di vittime che la passione del gioco ha già mietuto finora in Svizzera. Una piaga sociale che rischia di allargarsi a macchia d’olio nei prossimi tempi. La liberalizzazione del gioco d’azzardo diventa infatti una realtà a partire dal 27 giugno, con l’inaugurazione del primo casinò svizzero a Lucerna.

Nel giro di un anno, sul territorio elvetico si troverà la più grande concentrazione di sale da gioco di tutta l’Europa: il governo svizzero ha autorizzato l’apertura di 7 nuovi casinò e 14 kursaal.

La febbre del gioco ha devatasto la vita privata e professionale di Marco. “Anche nei kursaal, alle slot-machines, si possono perdere 20 franchi in pochi secondi. Complessivamente credo di aver bruciato almeno 350’000 franchi. Ho perso tutto quello che avevo, anche la mia azienda di commercio”.

Marco è riuscito ad uscire dal vizio del gioco grazie, soprattutto, al sostegno di sua moglie. Da due anni ha smesso di giocare e frequenta un centro di terapia per persone dipendenti dal gioco a Basilea.

Prevenzione nei casinò

I centri di assistenza e terapia sono chiamati ad assumere un ruolo importante nei prossimi anni. Le nuove disposizioni legali costringono infatti i casinò ad adottare diverse misure di prevenzione per arginare le prevedibili conseguenze sociali della liberalizzazione dei tappeti verdi.

Tra queste misure vi è anche l’obbligo di collaborare strettamente con associazioni che si occupano di assistere le vittime del gioco d’azzardo. “Una buona iniziativa” afferma Peter Küllmer, responsabile del gruppo di auto-terapia di Münchenstein, presso Basilea. A sua giudizio, le coordinate dei centri di assistenza dovrebbero essere segnalate chiaramente in ogni casa da gioco, se possibile anche sui biglietti da visita di questi locali.

Sempre in base alla legge, i casinò sono pure tenuti a intervenire immediatamente non appena notano una persona succube della mania del gioco. Il personale deve essere formato in modo da saper individuare i “giocatori patologici”.

Un misura non molto efficace, secondo Marco: “Rispetto alle persone dipendenti dall’alcool o da stupefacenti, che spesso si trascurano anche fisicamente, coloro che soffrono della mania del gioco non si riconoscono facilmente. Generalmente arrivano nei casinò ben vestiti, anche se sono già indebitati fino al collo”.

In caso di dubbio, il personale del casinò deve discutere con il giocatore, verificando tra l’altro la sua situazione finanziaria. Come ultima risorsa, la casa da gioco può imporre un divieto di accesso.

Vergogna e menzogne

La mania del gioco non risparmia nessuna classe sociale, come dimostra l’ampio ventaglio di persone che frequentano il centro di terapia diretto da Peter Küllmer. Le strade che portano a questa “droga” sono molteplici: da svariate ragioni psicologiche individuali ad altrettanto numerose questioni di natura sociale.

“Si affonda nella mania del gioco per offrirsi un piacere, ma anche per liberarsi da frustrazioni o stress” spiega Marco. “A volte, dopo essere concluso un buon affare sul lavoro, mi concedevo una serata al casinò, come una sorta di premio”.

Per uscire da questo tunnel, il giocatore deve riuscire dapprima ad ammettere l’esistenza del problema, superando il sentimento di vergogna e rinunciando al rifugio della menzogna. I centri di assistenza basano buona parte del lavoro terapeutico sulla semplice discussione tra giocatori ed ex-giocatori.

Per essere efficace, una terapia va quasi sempre accompagnata dalla messa sotto tutela della persona. Una richiesta che deve venire dal giocatore stesso, dal momento che neppure la famiglia può imporre un provvedimento simile. “Per riuscire a smettere di giocare, mi sono fatto bloccare ogni accesso finanziario e ho affidato tutto a mia moglie” ricorda Marco.

Uno scenario preoccupante

La liberalizzazione del gioco d’azzardo rischia di produrre conseguenze catastrofiche per migliaia di giocatori e per le loro famiglie. Nel Québec, 9 anni dopo la riapertura dei casinò, un rapporto evidenzia un drammatico aumento dei casi di suicidio e depressione.

“Non sarà facile elaborare statistiche precise” ritiene Peter Küllmer. “Ma, in ogni caso, possiamo prevedere un aumento delle malattie psicosomatiche che richiederanno cure psichiatriche. L’impoverimento di molte persone porterà probabilmente anche ad atti criminali e al ricorso ad attività illegali per finanziare la mania del gioco”.

Di fronte a simili scenari, le misure d’intervento previste finora dalla Confederazione non sembrano sufficienti. Inizialmente, la prevenzione è infatti affidata agli stessi casinò. Un po’ come chiedere all’industria del tabacco di adottare provvedimenti per prevenire il consumo di sigarette.

“Può sembrare effettivamente paradossale” ammette Bernhard Meili, responsabile del settore prevenzione presso l’Ufficio federale della sanità. “La Commissione federale delle case da gioco è comunque incaricata di sorvegliare le attività di prevenzione dei casinò. Se non dovessero bastare, la Confederazione introdurrà altri provvedimenti o programmi”.

Sperando che non giungano troppo tardi, come teme anche Peter Küllmer: “Finora tutti si rallegrano soprattutto per il massiccio aumento previsto delle entrate fiscali. Nessuno sembra volersi occupare invece del problema dei costi provocati dalla febbre del gioco”.

Armando Mombelli

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