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“Verso gli stranieri un sentimento di riconoscenza”

Il colore della tristezza: dipinto realizzato da due scolare ticinesi per una mostra sul razzismo swissinfo.ch

Francis Matthey, presidente della Commissione federale degli stranieri, non esita a criticare il clima acceso di questa campagna elettorale dai toni incendiari.

Invita pertanto a ricordare che le fortune della Svizzera sono state costruite anche dagli stranieri: per il nostro Paese non sono solo un valore, ma anche una risorsa.

A Bellinzona per partecipare alla tradizionale giornata informativa sull’integrazione degli stranieri organizzata dal Canton Ticino, Francis Matthey si è aggiunto al coro delle critiche sui toni pesanti usati nei confronti degli stranieri. Toni e parole che non fanno altro che avvelenare un clima reso incandescente dalle incipienti elezioni federali.

Il consigliere di Stato Luigi Pedrazzini non ha, del resto, usato mezze parole: “La preoccupazione non è un sentimento indegno. Indegno è semmai il comportamento di chi costruisce su questo sentimento le sue fortune politiche facendo di ogni erba un fascio”. Un punto di vista totalmente condiviso da Francis Matthey. Intervista:

swissinfo: In questa campagna elettorale gli stranieri sono al centro di un tiro al bersaglio, specialmente da parte della destra nazionalista. Che cosa sta succedendo in Svizzera?

Francis Matthey: La strumentalizzazione politica del tema degli stranieri non è un fatto nuovo. Chi fa capo a questo mezzo sa perfettamente quali obiettivi vuole raggiungere, ma intanto nella popolazione si alimentano paure, dubbi e sospetti. Paure usate ad arte da una parte della classe politica per rafforzare il proprio peso.

Personalmente non capisco che tipo di paura può avere la popolazione svizzera, o una parte di essa, nei confronti degli stranieri, nella misura in cui in questo nostro Paese sono 1,5 milioni. Ciò significa che un lavoratore su quattro è straniero ed è inserito nel tessuto sociale ed economico.

In Svizzera non c’è una sola casa per anziani che potrebbe funzionare senza il loro aiuto. Stranieri e straniere sono presenti nel settore della salute pubblica, nella formazione, nella ricerca, nei cantieri e nelle fabbriche. Senza di loro, la Svizzera non potrebbe funzionare. Più che paura ci dovrebbe essere un sentimento di riconoscenza nei loro confronti.

E’ vero che ci sono stati degli episodi gravi. Non si tratta assolutamente di minimizzare o banalizzare il problema. Ma i problemi vanno risolti, non strumentalizzati a scopi elettorali facendo di ogni erba un fascio e gettando discredito sulla stragrande maggioranza degli stranieri.

swissinfo: Come legge queste paure?

F.M.: Credo che la Svizzera abbia paura per la sua identità; è sempre stato un tasto molto sensibile nel nostro Paese. Ma l’identità non viene messa in causa dagli stranieri, quanto piuttosto dall’evoluzione della società.

La globalizzazione, per esempio, ha avuto un sicuro impatto sulla Svizzera: ha perso il primato in certi settori, è confrontata con la concorrenza internazionale, sta insomma diventando un paese come un altro. Dobbiamo esserne consapevoli ed accettarlo.

swissinfo: I flussi migratori rappresentano indubbiamente una sfida non solo per la Svizzera, ma per tutti i paesi industrializzati. Come rispondere?

F.M.: I fenomeni migratori sono ampiamente in relazione con la cresciuta economica del nostro paese. Sul piano interno, il dovere di un paese è di cercare di controllare i flussi – destinati ad accentuarsi ulterioremente – senza illudersi di poterli frenare. D’altra parte non possiamo continuare a volere la libera circolazione dei capitali e delle merci e optare per una posizione di chiusura delle frontiere quando si tratta della libera circolazione delle persone.

Non basta tuttavia controllare i flussi migratori, ma occorre creare delle corrette condizioni di accoglienza. Per dare agli stranieri e alle straniere il benvenuto e questa parola mi sta a cuore. La politica di integrazione deve dunque poter beneficiare di mezzi, strumenti e risorse adeguate. E la politica d’asilo dovrebbe essere più generosa.

Sul piano esterno è necessario continuare a promuovere una buona politica di aiuto allo sviluppo come fatto finora, centrando gli obiettivi soprattutto sui paesi che potenzialmente “esportano” popolazione. Ovvero donne e uomini che cercano di venire in Svizzera, o in altri paesi più ricchi.

swissinfo: Siamo a pochi giorni dalle elezioni. Che cosa l’ha disturbata maggiormente in questa campagna?

F.M.: Lo spirito. Uno spirito non nuovo – ne abbiamo già avuto un assaggio in occasione della votazione sulle naturalizzazioni – che trovo nauseabondo. Mi urta profondamente questo clima che si riproduce regolarmente e che prende di mira gli stranieri, generando in loro il dubbio di non essere più benvenuti e accettati. Mi fa male vedere come 1,5 milioni di donne e uomini siano messi in causa sulla base di semplificazioni e generalizzazioni.

Ma mi fa altrettanto male vedere quanto l’immagine del nostro Paese all’estero e sulla scena internazionale, sia scalfita. Spero che un giorno i rappresentanti dell’economia – che ben sanno quanto contano gli stranieri – prendano la parola per dire basta e inaugurare una nuova stagione, con toni decisamente diversi.

intervista swissinfo, Françoise Gehring, Bellinzona

Nel corso della giornata informativa sull’integrazione degli stranieri (il 26 settembre a Bellinzona), sono stati illustrati diversi progetti in corso in tutta la Svizzera: dalla televisione di quartiere (Bourdo-Net) che dà voce alle diverse comunità che coabitano in un quartiere di Losanna, all’agenzia di interpreti e mediatori culturali offerta in Ticino da Soccorso Operaio Svizzero.

Targato Neuchâtel il progetto “Neuchàtoi” teso a favorire l’accesso all’impiego e la partecipazione alla politica comunale degli stranieri. Dal canton Argovia il “Junior Mentoring”, ossia l’accompagnamento dei giovani stranieri nel percorso verso l’apprendimento di una professione.

La basi legali che regolerà nei prossimi anni la politica federale, cantonale e comunale in materia d’integrazione, è la nuova Legge sugli stranieri. Dal primo gennaio 2008 sostituirà la legge del 1931 sulla dimora e il domicilio degli stranieri.

Nell’articolo 4 della nuova legge si definiscono principi ed obiettivi dell’integrazione degli stranieri:

• L’integrazione mira alla convivenza della popolazione residente indigena e di quella straniera, sulla base dei valori sanciti dalla Costituzione federale, nonché sulla base del rispetto reciproco e della tolleranza.

• L’integrazione è volta a garantire agli stranieri che risiedono legalmente e a lungo termine in Svizzera la possibilità di parteci­pare alla vita economica, sociale e culturale della società.

• L’integrazione presuppone la volontà degli stranieri di integrarsi nella società e un atteggiamento di apertura da parte della popolazione svizzera.

• Occorre che gli stranieri si familiarizzino con la realtà sociale e le condizioni di vita in Svizzera, segnatamente imparando una lingua nazionale.

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