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17 mesi da brivido

Anche artificiali incriminate: ecco un modello analogo a quello alla base dei problemi di Sulzer Medica Keystone

La vicenda delle protesi difettose di Sulzer Medica, incubo di pazienti e impresa, sta forse per terminare. Da lunedì la palla torna, forse per l'ultima volta, nel campo di un tribunale USA.

“La Corte federale di Cleveland, presieduta dalla giudice Kathleen O’Malley, si riunisce per decidere in modo definitivo se l’accordo di rimborso globale che proponiamo sia adeguato e corretto”, rileva Andy Bantel, portavoce di Sulzer Medica, leader mondiale del settore delle protesi per articolazioni. “I lavori dovrebbero durare due o tre giorni”.

L’accordo al vaglio delle autorità USA, concluso in febbraio tra Sulzer Medica e gli avvocati dei pazienti, prevede un rimborso di 200’000 dollari (ca 370’000 franchi) per le 3’473 persone rioperate a causa di protesi difettose. Senza contare le spese ospedaliere prese a carico dalla stessa azienda.

“Finanziariamente siamo in grado di sopportare questo duro colpo” precisa Andy Bantel. Sulzer Medica auspica di poter mettere una pietra sopra a questa storia. Alla sede di Zurigo, ci si attende quindi una parziale (si tratta comunque di versare miliardi di franchi…) buona notizia dagli Stati Uniti.

I pazienti avranno poi tempo fino al 14 maggio per accettare o respingere l’offerta e ricacciare, eventualmente la Sulzer Medica, nei meandri delle trattative individuali. E pensare che, solo un paio d’anni fa, l’azienda era considerata “il gioiello della corona” del gruppo Sulzer.

Un giorno, 17 mesi fa…

Il declino inizia il 5 dicembre del 2000. La Sulzer Orthopedics, filiale americana della Sulzer Medica, annuncia il ritiro dal mercato statunitense di 25’000 anche artificiali. Il problema? Dei residui di lubrificanti sulle protesi dovuti ad improprie procedure di pulizia.

Ben 17’500 anche richiamate erano però già state impiantate nei corpi dei pazienti. Molti di loro lamentano dolori alle gambe, infezioni o difficoltà di movimento a causa di questi residui grassi e devono essere rioperati, una o più volte. Alla Sulzer Medica si suda freddo.

Arrivano le denuncie

Rapidamente fioccano denuncie individuali e collettive contro la società svizzera. Dopo prime dichiarazioni rassicuranti, alla Sulzer ci si mostra “molto preoccupati”, per usare le parole di Gary Sabins, direttore di Sulzer Orthopedics.

A fine maggio del 2001, in occasione dell’annuncio dello scorporo di Sulzer Medica dalla Sulzer, l’azienda comunica che 1700 persone sono già tornate sotto i ferri, “molte più di quanto previsto in un primo momento”. In sei mesi, l’azione di Sulzer Medica perde il 60% del suo valore.

Un’altra tegola

Come se non bastasse, nel giugno del 2001, si viene a conoscenza di un secondo prodotto all’origine di problemi: una placca per la fissazione delle tibie. Anche in questo caso numerosi pazienti devono essere rioperati. Alla fine saranno 602.

Il 30 ottobre, il titolo di Sulzer Medica raggiunge il suo minimo: 36 franchi. Secondo alcuni analisti, il futuro stesso dell’azienda è in pericolo.

Piano piano si fa strada l’ipotesi di un accordo globale per risolvere la questione degli indennizzi. Dopo una prima proposta di Sulzer Medica, che offriva tra 57 e 97mila dollari per paziente rioperato, si giunge all’attuale accordo (forse) definitivo.

Montagne russe

L’esercizio 2001, nonostante vendite in aumento del 5.3%, si chiude con una perdita netta di 1.193 miliardi di franchi. Spese di ristrutturazione della filiale statunitense, accantonamenti e la minacciosa spada di Damocle delle cause collettive negli USA pesano come macigni sul risultato annuale.

Con l’accordo globale, la situazione tende a rasserenarsi. Anche il titolo in borsa riprende quota e si issa fino a raggiungere gli attuali 180 franchi. Ma il nervosismo permane.

Sintomatico l’esempio dello scorso 3 maggio. La notizia di un decesso in Inghilterra causato da una valvola cardiaca difettosa prodotta dalla Sulzer Medica ha ricacciato investitori e azienda nel panico. Il titolo crolla del 20% in metà giornata. La notizia si è poi rivelata falsa, il titolo si è ripreso ma il brivido è continuato. E, almeno parzialmente, continua…

Marzio Pescia

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