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2006 – L’anno dei record per lo SMI

Quasi al cospetto di Sua Maestà, il monte Everest... Valentino Aricci

Nella seconda metà dell'anno, lo Swiss Market Index (SMI) ha più volte polverizzato il suo primato storico precedente, giungendo fin quasi alla soglia dei 9'000 punti.

E le danze potrebbero anche continuare. Finora spinto verso l’alto soprattutto dalle quotazioni di alcuni pesi massimi, il listino principe della borsa svizzera ha ancora potenziale, dicono gli esperti.

Il primo “frutto” arriva con l’inizio dell’autunno, in concomitanza con la stagione dei funghi e delle castagne.

Dopo una lunga fase di crescita tra gennaio e aprile ed un paio di mesi più difficili tra maggio e giugno, lo SMI riprende la sua arrampicata e, il 27 settembre, chiude a quota 8413. Bene, e allora?

Il valore è importante perché, a quel momento, segna il livello più elevato della storia dello SMI. Si tratta tuttavia di un primato discreto, quasi timido, di un solo punto superiore a quello precedente. Fino ad allora in effetti, il “tetto” dell’indice faro del mercato svizzero era una quotazione di 8412 punti, raggiunta nel 1998.

Fase pirotecnica

Questo primo sorpasso ha l’effetto di una scintilla applicata alla miccia di una scoppiettante batteria di fuochi d’artificio.

Per un paio di mesi, i record si susseguono infatti quasi a ritmo giornaliero. 8425, 8448, 8521, 8548… Non c’è più ritegno nemmeno di fronte a soglie psicologiche come gli 8600 e 8700 punti, polverizzate tra inizio ottobre ed inizio novembre.

Il 18 dicembre, per concludere in pompa magna questa sfavillante serie, lo SMI chiude a 8838 punti, realizzando un nuovo primato e, almeno in senso figurato, avvicinandosi a Sua Maestà “Everest”, la vetta più alta del mondo con i suoi 8848 (…metri, in questo caso).

Il rischio è che a determinate quote si resista comunque poco. Nel caso dell’Everest a causa dell’ossigeno rarefatto. In quello dello SMI perché gli investitori tendono ad essere invogliati a realizzare i guadagni virtuali della borsa, vendendo titoli ormai ritenuti ai loro massimi, ciò che, sulla base del gioco tra domanda e offerta, mette sotto pressione i loro corsi.

In effetti tra novembre e dicembre lo SMI si è parzialmente ridimensionato, tornando a ruotare attorno agli 8600-8700 punti. Ma se contrariamente alle apparenze che si deducono dai valori siderali dello SMI ci fosse ancora parecchio spazio di crescita?

L’influenza dei valori guida

Lo SMI comprende i 27 titoli guida dell’economia svizzera. Come per il Dow Jones americano, trascinato su o giù da un gruppo ristretto di titoli, l’andamento dell’indice elvetico è tuttavia sostanzialmente determinato da pochi pesi massimi: le sole Novartis, Nestlé, Roche, UBS e Credit Suisse rappresentano circa il 70% del valore del listino.

Le recenti fiammate dell’indice si spiegano dunque in gran parte con le ottime prestazioni delle azioni di queste cinque multinazionali. Ma in generale, ripetono gli analisti, il mercato svizzero non è ancora sopravvalutato.

Anzi: il rapporto quotazioni-benefici resta al di sotto della media pluriennale e molti titoli dello SMI sono ben lontani dai loro massimi storici. In alcuni casi, i valori attuali sono inferiori addirittura del 50-60% rispetto a quelli dell’agosto 2000, poco prima che, bruciando miliardi in tutto il mondo, scoppiasse la bolla speculativa legata alla “New economy”.

Insomma, tutto è ancora possibile. Sia all’insù. Che, purtroppo, all’ingiù. Evitando accuratamente qualsiasi previsione, ci limitiamo semplicemente a sperare che il riferimento all’Everest e ai suoi 8848 …metri, si riveli di buon auspicio.

swissinfo, Marzio Pescia

Lo SMI rappresenta il principale listino azionario del mercato svizzero. Raggruppa un massimo di 30 titoli selezionati tra quelli delle “Blue Chips” (gradi aziende) elvetiche.

È attualmente composto da 27 titoli che rappresentano circa il 90% della capitalizzazione di mercato e dei volumi di scambio sulla borsa svizzera SWX.

L’indice SMI è stato introdotto il 30 giugno 1988 ad un valore base di 1500 punti. Nel 2005 ha realizzato una delle migliori prestazioni della sua storia chiudendo con un +33% a 7583 punti.

Nonostante il boom della borsa nel 2005 e nel 2006, gli investitori privati faticano a ritrovare fiducia nei mercati.

Secondo uno studio dell’Università di Zurigo pubblicato a fine novembre, soltanto il 20% degli svizzeri si lascia tentare dagli investimenti in borsa. Sei anni fa questa percentuale raggiungeva il 33%.

Ma gli assenti sembrano avere torto: sempre secondo lo stesso studio, lo scorso anno l’85% di chi ha investito in borsa ha indicato di aver realizzato degli utili.

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