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25mila operaie in prestito

Le api, oltre ad essere della impollinatrici eccezionali, producono miele squisito. RDB

Sempre più coltivatori ortofrutticoli elvetici affittano o acquistano arnie per l’impollinazione dei loro frutteti. Qualcuno si affida alle eleganti api rossocrociate, altri ai tozzi bombi olandesi.

Ti sei mai soffermato a guardarle? Sono eleganti, razionali, operose e misteriose. Sono le api: si sono risvegliate al tepore primaverile e si sono messe di nuovo di buzzo buono al lavoro. Ora è giunto il loro tempo: quello dei fiori.

Le piante da frutta si sono infatti già tinteggiate di bianco: dapprima i ciliegi, poi i meli e i peri; le altre seguiranno alla spicciolata. Questo solerte insetto, ora, non può certo battere la fiacca. La sua attività d’impollinazione è talmente importante che chi non le vede volare di fiore in fiore, le affitta per una settimana.

Finora si potevano noleggiare automobili, sedie a sdraio, sci, biciclette, film e libri, adesso è invece possibile prendere a nolo anche colonie di api. È una richiesta in costante aumento, soprattutto da quando l’inspiegabile flagello delle morie d’api ha colpito anche la Svizzera.

Lo sa benissimo Jakob Künzle, unico apicoltore professionista della Svizzera orientale. «Il nostro calendario è già zeppo di appuntamenti e le nostre colonie sono riservate per le prossime settimane», racconta a swissinfo.ch con malcelata soddisfazione.

In giro per la Svizzera orientale

Künzle, quattro anni fa, ha deciso di indossare per tutto l’anno l’abbigliamento color crema dell’apicoltore, realizzando un sogno cullato fin da ragazzo: ha fondato la ditta d’apicoltura Carnica. «Con mia moglie allevo e affitto all’incirca 350 arnie itineranti contenenti per ora fino a 25mila api. Tre anni fa ne gestivo soltanto 50. I coltivatori ortofrutticoli le prendono a nolo per una decina di giorni. Al momento sono specialmente i coltivatori di piante di ciliegio a chiamarci».

Gli agricoltori non possono certo fare a meno di questi fondamentali impollinatori. Il prezzo da pagare sarebbe infatti enorme. Così, si rivolgono a Jakob e Angelika Künzle che consegnano loro a un prezzo variabile tra gli 80 e i 150 franchi una colonia con ape regina, operaie, bottinatrici e fuchi.

La stagione è breve, inizia in aprile e termina in giugno. In questo periodo, le api mellifiche non hanno tregua, come anche Künzle e sua moglie. «Alle quattro e mezza di mattina, quando le api non sono ancora attive, chiudiamo l’apertura delle arnie, le carichiamo sul furgoncino e le portiamo nei vari frutteti. Lì rimangono dai sette ai quattordici giorni, a dipendenza delle piante ortofrutticole, insomma fino a quando hanno concluso il loro lavoro di impollinazione».

Bombi, solerti impollinatori

Il 41enne di Oberhelfenschwil nel Toggenburgo sangallese non è però l’unico ad aver adocchiato l’affare. Prima di lui, in Europa, ci hanno pensato gli olandesi che da decenni vendono colonie di bombi. Dopo pochi clic in internet, è possibile farsi recapitare a casa una scatola contenente 300-400 insetti: prezzo 210 franchi, senza calcolare i costi di spedizione.

«Fino a una ventina di anni fa, questi impollinatori tozzi e pelosi venivano impiegati soprattutto nelle coltivazioni di pomodori in serra. Da cinque anni, invece, vengono utilizzati anche per l’impollinazione delle piante da frutto, in maniera particolare dei ciliegi», spiega a swissinfo.ch Andreas Cattaneo, rappresentante in Svizzera di una ditta fiamminga che si occupa della loro vendita.

«In questo momento della stagione [fine aprile ndr.], distribuiamo una cinquantina di cassette alla settimana. Negli ultimi anni, abbiamo osservato un aumento della richiesta, da ricondurre sicuramente alla morte delle api e alla diminuzione del numero di apicoltori in Svizzera».

Vita intensa, ma breve

Sono soprattutto i coltivatori ortofrutticoli della Svizzera orientale e centrale, dei cantoni Basilea a Vallese ad affidarsi ai bombi per l’impollinazione dei loro frutteti. Fra questi c’è anche Peter Eichenberger, agricoltore di Uhwiesen nel canton Zurigo.

«Da sei anni ci serviamo di questi insetti per garantire una migliore impollinazione delle nostre piantagioni – racconta a swissinfo.ch. A differenza dell’ape, questo insetto è meno sensibile ai cambiamenti climatici, al vento primaverile e alle rigide temperature. La sua attività è molto più assidua e, con quella delle api e degli agenti atmosferici, è fondamentale e si traduce in un raccolto di qualità».

Anche quest’anno, la famiglia Eichenberger, che da tre generazioni lavora nel settore ortofrutticolo, ha acquistato sei scatole contenenti ciascuna tre arnie. «Non posso correre il rischio di avere delle piante male impollinate. Un’impollinazione insufficiente causa infatti una perdita di raccolto oppure frutta non perfetta, per esempio pere storte o con un torso incompleto», sottolinea Eichenberger.

I bombi non producono miele. Si limitano a raccogliere nettare e polline che depositano in larghe celle. La quantità di cibo immagazzinata nell’arnia è sufficiente per alcuni giorni. «I bombi hanno una vita breve. Dopo poco più di quattro settimane, il loro compito si esaurisce e così le scatole di cartone si vuotano», spiega Cattaneo.

Amburgo andata e ritorno

Altro destino è invece riservato alle api di Jakob Künzle, che a differenza dei cugini bombi (ambedue fanno parte dell’ordine degli imenotteri), producono miele in grande quantità per superare l’inverno. L’apicoltore sangallese non abbandona certo alla loro sorte le arnie noleggiate agli agricoltori ortofrutticoli. «Le nostre api mellifiche vengono impiegate soltanto nelle aziende biologiche. Non possiamo infatti mettere a repentaglio la qualità del miele a causa della presenza di residui di antibiotici, utilizzati per i trattamenti sulle piante da frutta».

Le api di Jakob e Angelika, oltre a fornire un indispensabile contributo nell’impollinazione delle piante da frutta, producono anche squisito miele. Questo eccezionale insetto vola di fiore in fiore, percorre chilometri in volo. Chilometri che noi spalmiamo sulla fetta di pane la mattina presto.

Gli esperti del Centro di ricerche apicole della Stazione federale Agroscope di Berna hanno calcolato che mangiando un pezzo di pane ci facciamo un viaggetto andata e ritorno fino ad Amburgo: sono circa 2000 chilometri. È un viaggio che sa di primavera, di libertà.

Luca Beti, swissinfo.ch

Alla fine del XIX secolo gli apicoltori erano il doppio rispetto ad ora. In seguito se ne è registrata una progressiva diminuzione.

Negli ultimi vent’anni il loro numero si è stabilizzato attorno a 19’000 ma è previsto un’ulteriore calo.

Per quanto riguarda il numero di colonie, il punto culminante è stato raggiunto fra le due guerre e durante la seconda guerra mondiale (circa 350’000).

In seguito il loro numero non ha smesso di regredire per raggiungere negli anni Ottanta le 230’000 colonie. Negli anni Novanta si è nuovamente registrato un calo.

Attualmente si registrano all’incirca 170’000 colonie.

Negli anni ’90 la moria d’api ha attraversato i continenti. In Svizzera sono stati registrati picchi di mortalità nel 2003 e nel 2008.

La moria delle api ha messo in allarme non solo gli apicoltori, ma anche il mondo scientifico e agricolo. Infatti, l’impollinazione dipende in larghissima misura dalle api.

Uno studio franco-tedesco nel 2008 ha calcolato che il valore economico dell’impollinazione mondiale degli insetti si aggira sui 153 miliardi di euro all’anno.

I ricercatori della Stazione federale Agroscope Liebefeld-Posieux (ALP) hanno stimato a 270 milioni di franchi il valore del raccolto svizzero di frutta e di bacche ricondotte all’impollinazione delle api. Quanto al valore annuale dei prodotti diretti dell’apicoltura (miele, cera, pappa reale…) ammonta a circa 65 milioni.

Nella classifica del valore dei prodotti di allevamenti animali in Svizzera, l’apicoltura si colloca al terzo posto, dietro agli allevamenti di bovini e di suini e davanti a quelli di volatili.

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