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39esime Giornate di Soletta, le grandi linee

Il Landhaus, cuore della manifestazione di Soletta swissinfo.ch

La 39esima edizione delle Giornate cinematografiche di Soletta ha luogo fino al 25 gennaio.

Oltre al ruolo ormai tradizionale di « vetrina del cinema svizzero », Soletta è soprattutto un’occasione di incontro e di scambio.

Soletta è il riflesso della produzione elvetica dell’anno appena trascorso. Lo è nel senso più largo del termine: comprende opere di finzione, documentari, film d’animazione, lungo- e cortometraggi e pure – una novità quest’anno – lavori su commissione e spot pubblicitari.

Per quanto riguarda la produzione elvetica, Soletta 2004 copre quindi un ventaglio molto ampio. Anche il piccolo schermo ha una presenza molto significativa : il cinema svizzero vive infatti largamente grazie al sostegno della SRG SSR Idée suisse, e la frontiera tra telefilm e film coprodotti dalla televisione è sempre più sottile.

Omaggi

Il cinema più di ogni altra arte ama rendere omaggio. Quest’anno verranno ricordate alcune personalità scomparse nel corso del 2003, tra le quali il cofondatore delle «Giornate» Stephan Portman e il critico Martin Schaub.

Ma l’omaggio più significativo sarà quello reso a una personalità ancora viva, l’attore romando Jean-Luc Bideau, più baffuto ed esuberante che mai, del quale sarà possibile riscoprire gran parte della filmografia.

Apertura e scambio

Soletta è indubbiamente un evento prima di tutto elvetico-svizzero. A questa dimensione si accompagna però un programma di cortometraggi internazionali che permette di scoprire giovani talenti del cinema di altri paesi.

Dopo il Québec e il Belgio, quest’anno sarà la Polonia l’ospite d’onore delle Giornate di Soletta. Dopo l’apertura del paese a Ovest, a pochi mesi dal suo ingresso nell’Unione Europea, la Polonia, e con essa la sua cinematografia, stanno infatti attraversando un periodo di grandi sconvolgimenti.

Durante tutta una settimana gli schermi di Soletta illustreranno le trasformazioni in atto. A ciò si aggiungeranno dibattiti e tavole rotonde che sono tradizionalmente numerosi, in questo periodo, nella piccola cittadina della Svizzera tedesca.

A questo proposito, Micha Schiwow, direttore di Swiss Films, esprime un desiderio: «Mi piacerebbe che Soletta ritrovasse la sua vocazione di sempre: quella di crogiolo, di luogo dove è possibile discutere, dove i cineasti incontrano il pubblico, si incontrano tra di loro, dove le tre regioni linguistiche hanno modo di ritrovarsi. Preferisco questa dimensione a quella del festival in senso stretto».

Il dialogo si sarebbe forse perso o stemperato nel corso degli anni? «Soletta ha sempre più assunto le dimensioni del festival, e questo, da un certo punto di vista, è un pericolo. In quanto festival, infatti, non è in grado di competere con Locarno, o con altre manifestazioni che hanno luogo all’estero. Mentre in quanto luogo d’incontro, Soletta mantiene un primato che nessuno può contenderle», risponde.

Il Premio svizzero

Ricordiamo infine che in margine alla manifestazione solettese viene assegnato ogni anno – quaesta volta il 21 gennaio – il Premio svizzero del cinema.

Tra le novità di questa edizione, dei premi più elevati e alcune nuove categorie. Rimangono immutate le sezioni «Miglior film di fiction», «Miglior documentario» e «Miglior cortometraggio», mentre i premi per la «Migliore interpretazione» maschile e femminile sono sostituiti da due categorie unisex, quella per «Miglior interprete principale» e «Miglior interprete secondario».

Vi è anche un nuovo «Premio della giuria». La giuria sarà presieduta quest’anno del cantante Stephan Eicher.

Visto che ogni anno, immancabilmente, la questione del premio suscita un certo numero di controversie, segnaliamo che questa volta la polemica riguarda la nomina della commedia svizzero-tedesca «Achtung, fertig, Charlie!» di Mike Eschmann nella categoria «Miglior film di finzione».

In effetti, se «Achtung, fertig, Charlie!» è riuscito a smuovere intere folle in Svizzera tedesca (più di 500 000 entrate), non è certo grazie alle sue qualità artistiche e culturali.

La grande commedia merita insomma di figurare a fianco di «Au sud des nuages» di Jean-François Amiguet, «Des épaules solides» di Ursula Meier, «Little Girl Blue» di Anna Luif e «Mein Name ist Bach» di Dominique de Rivaz? Risposta il 21 gennaio.

swissinfo, Bernard Léchot

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