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La cruda realtà di Cipro ha distrutto gli ideali svizzeri

un anziano cammina di fronte a due donne sedute su una panchina
Il desiderio di pace è percettibile anche nella capitale Nicosia. La città è divisa dall'invasione turca nel 1974. Keystone/AP

Sessant’anni fa Cipro conquistava l’indipendenza. In questo processo la Svizzera aveva avuto un ruolo determinante e continuò ad essere un partner di peso per il piccolo Stato insulare anche nei decenni successivi. Tuttavia, il bilancio è in chiaroscuro.

Il 16 agosto 1960 Cipro festeggiava l’indipendenza. Dopo un decennio di lotta armata, la Gran Bretagna abbandonava la colonia nel Mediterraneo al proprio destino.

La Svizzera fu uno dei primi Paesi a riconoscere la Repubblica di Cipro come Stato autonomo il giorno stesso della sua proclamazione. Questo atto tempestivo aveva le sue ragioni storiche: nel processo di fondazione dello Stato da parte della colonia britannica, la Svizzera aveva svolto un ruolo determinante, assieme a Gran Bretagna, Grecia e Turchia. Come unico Paese neutrale, la Svizzera aveva saputo offrire con credibilità i suoi ‘buoni uffici’ per districare la complessa matassa di questo conflitto.

Nel 1958 all’interno delle sale ovattate del Grand Hotel Dolder che sovrasta Zurigo i premier di Grecia e Turchia giunsero ad un accordo di cessate il fuoco ponendo fine alla guerra civile e spianando la strada all’indipendenza di Cipro. Il trattato fu sottoscritto successivamente in Inghilterra ed entrò nella storia come Trattato di Zurigo e Londra. Rappresentava in sostanza l’atto di nascita della Repubblica insulare di Cipro.

>> Dal Cinegiornale svizzero del 1959: un contributo sui negoziati di Cipro tenutesi al Grand Hotel Dolder di Zurigo.

Il professore svizzero

Gli sforzi profusi dalla Svizzera non potevano tuttavia dirsi conclusi. La prova del fuoco vera e propria non era ancora stata superata: dalla fine del XIX secolo i greco-ciprioti accarezzavano l’idea della ‘enosis’, l’unificazione con la Grecia, mentre la comunità turco-cipriota si era espressa a favore della ‘taksim’, la divisione dell’isola. Le due correnti contrapposte avrebbero dovuto essere domante grazie a una costituzione dai toni pacificatori. Già un mese dopo i colloqui di Zurigo iniziarono i lavori sotto la direzione dello svizzero Marcel Bridel.

Bridel era professore di diritto costituzionale e istituzioni politiche comparate all’Università di Losanna ed era stato chiamato ad inserire nei negoziati la componente svizzera: il costituendo sistema politico di Cipro avrebbe dovuto avere una struttura federale, ispirata a quella elvetica.

Il romando fu interpellato in veste di consulente giuridico neutrale e non ebbe alcun timore ad avanzare attivamente le proprie proposte nei complessi negoziati. L’obiettivo dichiarato era giungere ad un compromesso politico tra la potenza coloniale, le due ‘madrepatrie’ e gli stessi ciprioti in un costrutto di norme generalmente accettato.

articolo di giornale
La Schweizer Illustrierte del 27 aprile 1959 dedicò un articolo alla figura di Marcel Bridel. SI/Ringier

Il trattato istitutivo prevedeva una costituzione progressista che si ispirasse alla Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali, approvata una decina di anni prima. A causa dei sanguinosi scontri tra i due gruppi etnici venne formulata una carta dettagliata dei diritti fondamentali, che su iniziativa di Bridel non si limitava ai diritti politici e civili, ma inglobava anche gli aspetti sociali. Cipro si sarebbe così dotata di una costituzione assai più moderna di quella delle principali democrazie europee. Per la minoranza turco-cipriota erano inoltre stati previsti ampi diritti di codecisione. Un punto che si rivelò una lama a doppio taglio, come si sarebbe scoperto più avanti.   

Ad ogni buon conto in Svizzera si guardava con soddisfazione al ruolo di intermediario della Confederazione. Il 23 aprile 1959, la Neue Zürcher Zeitung scriveva: “Optando per un giurista svizzero i governi di Atene ed Ankara testimoniano il loro rispetto per le nostre istituzioni, esprimendo al tempo stesso la convinzione che il futuro Stato cipriota saprà trarne beneficio”.

La Svizzera e le sue istituzioni non erano cosa nuova nella regione: già nel 1912 ad esempio la Turchia adottò praticamente alla lettera il Codice civile svizzero. Inoltre Fazıl Küçük, leader dei turco-ciprioti durante i colloqui di Zurigo, conosceva la Svizzera per esperienza diretta, avendo studiato medicina a Losanna.

“Una nota stonata”

Sulla carta l’equilibrio tra le due etnie previsto dai giuristi non faceva una piega, ma nella realtà aveva ben poche possibilità di assestarsi. Le disparità tra i greco-ciprioti e la minoranza turco-cipriota sembravano insuperabili e il continuo influsso esterno provocava delle complesse interdipendenze politiche. Il primo presidente dell’isola Makarios III non si stancava infatti di sottolineare come la costituzione fosse stata imposta ai ciprioti.

In un dispaccio diplomatico del 1961Collegamento esterno si leggeva che anche all’interno del Dipartimento politico federale (l’attuale Dipartimento federale degli affari esteri) la bozza di costituzione non era ritenuta attuabile: “Pur riconoscendo a tratti che il nostro connazionale è un eccellente esperto di diritto costituzionale, l’entrata in vigore della costituzione cipriota comporta attualmente così tante difficoltà, risentimenti nazionali e speranze deluse che pare più saggio lasciare a una generazione futura il compito di rendere giustizia all’opera del professor Bridel”. In tal senso, a quel punto sull’isola la parola “Zurigo” risuonava come “una nota stonata.”

Nella sua stesura originale la costituzione è rimasta in vigore per soli tre anni. Quando, nel 1963, i greco-ciprioti vollero imporre una riforma del testo costituzionale le tensioni che si erano accumulate tra le due comunità esplosero e sfociarono in una nuova guerra civile. Formalmente la costituzione emanata sotto la leadership di Bridel non ha subito alcuna modifica. A livello pratico, tuttavia, la sua applicazione è mutata completamente, visto che solo i greco-ciprioti ne osservano le norme. Inoltre, dall’invasione della Turchia nel 1974 le due etnie sono separate anche fisicamente.

Tentativi falliti

La Svizzera avrebbe funto una volta ancora da modello per Cipro, poco prima della sua adesione all’UE: il piano sottoposto dall’allora Segretario generale della Nazioni Unite Kofi Annan prevedeva infatti una confederazione costituita da due stati ampiamente autonomini – due ‘cantoni’ – e anche questa volta la Svizzera aveva partecipato alla stesura della bozza. Le trattative si tennero sul Bürgenstock. Nel 2004, tuttavia, la proposta venne bocciata alle urne a causa dei voti contrari della maggioranza greco-cipriota.

Kofi Annan, Mehmet Ali Talat
Nel 2006 l’allora Segretario generale delle Nazioni Unite Kofi Annan (a destra) incontrò a Ginevra il leader della comunità turco-cipriota, Mehmet Ali Talat, per discutere nuovamente del futuro dell’isola divisa. Fabrice Coffrini/AFP

La Svizzera offrì i suoi tradizionali ‘buoni uffici’ anche più avanti. Nel 2017 venne intrapreso un nuovo tentativo di riunificazione, le parti si incontrarono a Mont-Pèlerin, a Ginevra e a Crans-Montana, purtroppo senza esito alcuno.  

Sessant’anni dopo la proclamazione dell’indipendenza, la Repubblica di Cipro non ha quindi ancora trovato pace. Che le cose siano andate storte sin dall’inizio non può certo essere imputato al professore svizzero Bridel: la complessità del conflitto, le innumerevoli parti in causa con esigenze contrapposte e non da ultimo il suo ruolo piuttosto modesto hanno fatto la differenza.

L’intenzione di esportare gli ideali politici svizzeri nel Mediterraneo è stata spazzata via dai venti impetuosi di una realtà insulare scissa.

Traduzione dal tedesco: Luigi Jorio

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