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A caccia di emozioni nella provincia elvetica

Fermata d'autobus a Mézières, nel canton Vaud. Denise Locher/Flurina Gradin

Il paesaggio svizzero è costellato da migliaia di minuscoli villaggi, che opinione comune vuole sornioni e apatici. In una guida, due giovani designer di Zurigo ci descrivono invece un'altra provincia, emozionante e sorprendente.

Ma la Svizzera, qual è? È il Cervino, la Kapellbrücke a Lucerna, la Bahnhofstrasse di Zurigo o il getto d’acqua di Ginevra? Forse per chi la osserva da fuori, la Svizzera è questa. Per due giovani designer di Zurigo, Flurina Gradin e Denise Locher è, invece, anche qualcos’altro.

Le due designer sono andate quindi a caccia di una Svizzera lontana dai cliché. L’hanno cercata in provincia, nei piccoli villaggi che punteggiano il territorio elvetico. Lì, hanno scoperto un micro-mondo naturale, vivo, ma soprattutto sorprendente che hanno raccontato in una guida dal titolo Landjäger (letteralmente “cacciatore di paese”).

60 su 6000

Il libro descrive 60 villaggi distribuiti in tutte le regioni svizzere. Sono paesi ordinari, arroccati magari in montagna o persi in pianura. Sono Indemini, Mathon, Quinten, Séprais, Promontogno, Mex. «Lontani dalle grandi agglomerazioni e snobbati dai turisti, hanno mantenuto fino ai giorni nostri un’emozionante miscela di autenticità e scoperta, che noi abbiamo ritrovato e tentato di raccontare», spiega Flurina Gardin.

Le due autrici hanno iniziato la caccia all’insolito e al raro più di tre anni fa. Dopo aver concluso i loro studi presso l’Alta scuola di arte applicata di Zurigo (ZHdK), hanno scandagliato il complesso panorama provinciale elvetico alla ricerca di villaggi che valeva la pena ritrarre. Ne hanno selezionati 60, un centesimo dei circa 6000 presenti in Svizzera.

«La scelta, a cui hanno contribuito parenti e conoscenti, è stata del tutto soggettiva. Abbiamo definito un unico criterio: dovevano avere meno di 2’500 abitanti, condizione che, secondo noi, ha permesso loro di salvaguardare il tipico carattere di paese fino ai giorni nostri», illustra Denise Locher.

La lente sulla provincia elvetica

Durante le loro scorribande, hanno visitato ogni singolo villaggio, con la curiosità e la voglia di chi vuole scoprire qualcosa di nuovo e di insolito. Ed emozioni e avventure, ne hanno trovate a iosa, anche a pochi chilometri da Zurigo, ma non perché il paese fosse fuori dall’ordinario, bensì perché ognuno ha una sua personale storia da raccontare. Il risultato è una raccolta di sessanta ritratti tratteggiati secondo uno schema fisso, composto di foto in bianco e nero, testi e piantine.

«Raccontiamo frammenti di vita e di storia di paese, che uniti formano un mosaico incompleto, tuttavia autentico. Non presentiamo nulla di nuovo. Abbiamo semplicemente puntato la lente su una Svizzera, che tutti conoscono, ma che in pochi hanno davvero guardato da vicino», dicono le autrici.

Ma non hanno osservato la Provincia soltanto con i loro occhi, bensì anche con quelli dei suoi abitanti. «Non ci siamo mai annunciate in anticipo. Volevamo ricavare un’impressione genuina della vita di paese. Ce la siamo fatta raccontare dal macellaio, dall’oste, dal panettiere o dalla sarta», spiega Gradin.

Smettere la veste del turista classico

E un po’ di  vita, quella che forse più conta per chi ci abita, la ritrovi nella guida. Sfogliandola, scopri infatti che a Bignasco, nel canton Ticino, la birra costa 3 franchi e il caffè 2,50, mentre a Lüterkofen, nel canton Soletta costano 3,40 sia l’uno che l’altro. Oppure che ad Augio, a 1034 metri, incassato in Val Calanca nel cantone dei Grigioni, c’è una società sportiva di beach volley o che a Steg, nel canton Zurigo un gruppo di uomini ha creato un club dei mai baciati.

Oltre a queste curiosità, il lettore ottiene tante altre informazioni utili per viaggiare, che tuttavia non vogliono tarpare le ali della libertà di chi, come Denise e Flurina, ha voglia di partire alla ventura. «Il libro è un invito a seguire le nostre orme. Tutto ciò che serve è tempo e voglia di andare a guardare dietro l’angolo di casa, e non soltanto perché lì ci vive la zia», afferma Locher.

Ma non basta guardare per ritrovare l’autenticità e la varietà raccontata in Landjäger. «Chi vuole rivivere l’atmosfera descritta nella nostra guida deve togliersi la veste classica del turista mordi e fuggi. Deve essere disposto a diventare un po’ protagonista della vita di paese, entrando magari nella bettola o nel negozio a chiacchierare con la gente», conclude Gradin.

La guida è edita dalle autrici Flurina Gradin e Denise Locher. Le due designer hanno tratto ispirazione dal libro fotografico Raodside Japan (1996) del giornalista, designer e fotografo giapponese Kyoichi Tsuzuki per il loro progetto. A lui hanno dedicato Landjäger.

Landjäger 60 Dörfer è in vendita in alcune librerie oppure direttamente sul sito www.landjagd.ch.

Stando al prontuario statistico della Svizzera 2011, la maggior parte della popolazione vive nelle zone urbane. Nel 1930, in questo spazio risiedeva soltanto il 36% degli svizzeri.

Nel 1980, circa 6 abitanti su 10 vivevano nelle aree urbane, nel 1990 la percentuale sfiorava il 70%, nel 2000 ha raggiunto il 73% e nel 2009 il 74%. Circa la metà della popolazione urbana vive nelle agglomerazioni delle cinque maggiori città: Zurigo, Basilea, Ginevra, Berna e Losanna.

Dal 2000, a differenza del ventennio 1980-2000, lo spazio urbano ha registrato una crescita maggiore rispetto allo spazio rurale. Nello stesso periodo, si sono intensificati le interconnessioni tra città e campagna, in particolare a seguito dei flussi di pendolari che fanno la spola tra il loro domicilio e il luogo di lavoro o di formazione.

Negli ultimi 10 anni, il numero di abitanti e di posti di lavoro negli agglomerati si è evoluto a macchia di leopardo. Crescite superiori alla media si sono registrate soprattutto negli agglomerati dell’area di Zurigo, della Svizzera centrale, del Lago Lemano e in Ticino.

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