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A rischio il voto degli italiani all’estero?

160'000 italiani residenti in Svizzera hanno votato nel 2006 Keystone

L'allarme viene dal senatore italiano Claudio Micheloni: se per le elezioni del 13-14 aprile non si rivede la gestione dello spoglio, il diritto di voto degli emigrati potrebbe essere rimesso in discussione.

In seguito al caos elettorale di due anni fa, in cui molte schede andarono perse, qualcuno puntò infatti il dito contro gli organizzatori del voto degli italiani all’estero.

«Così si mette a rischio addirittura il diritto al voto per gli italiani all’estero». È più che preoccupato Claudio Micheloni, residente nel canton Neuchâtel, eletto senatore della Repubblica due anni fa per il centro-sinistra, e che si appresta a una nuova e più difficile campagna elettorale.

Preoccupato per la possibilità – «concretissima, anzi quasi certa» – che in occasione della prossima consultazione italiana si ripeta la caotica disorganizzazione che nella primavera del 2006 gettò parecchie ombre sulla regolarità dei voti espressi dagli emigrati.

Gestione dei voti disastrosa

«Non ci furono brogli, nessuno ha mai fornito la minima prova, e anche il famoso caso dell’Australia è finito in una bolla di sapone», ci tiene a precisare Micheloni.

«È però vero che soprattutto la gestione dello spoglio dei voti, concentrata a Roma, dove affluirono tutte le schede dall’estero, fu disastrosa». La causa: la mancanza di un numero sufficiente di appositi seggi e soprattutto di scrutatori.

Ora il governo Prodi ha pensato di porvi rimedio chiedendo alla città di Roma di reperire dagli 8 mila ai 10 mila scrutatori. «A mio avviso – osserva Micheloni – è una richiesta impossibile da realizzare. Per questo motivo, come presidente del Comitato senatoriale per le questioni degli italiani all’estero, avevo scritto a Prodi, al ministro degli esteri d’Alema e a quello dell’interno Amato, chiedendo tra l’altro che lo spoglio venisse delocalizzato in diverse città italiane, cosi da garantire il sufficiente numero di addetti».

«Non siamo stati ascoltati e ho la quasi certezza che sarà un altro disastro», aggiunge.

Voti dall’estero più sicuri

Due anni fa tante schede provenienti dall’estero vennero depositate e dimenticate, parecchie probabilmente sparirono. Le immagini televisive di molte schede accatastate e non scrutinate fecero il giro del mondo.

Nacquero interrogativi e sospetti. «Qualcuno disse che fu colpa di chi aveva organizzato il voto all’estero, cioè colpa nostra», ricorda Micheloni. «Ci sentimmo insultati, perché in realtà il disastro vero avvenne a Roma e non fuori dall’Italia».

Alcune misure suggerite dalla commissione presieduta dal senatore Micheloni per rendere più “sicuro” il voto degli emigrati sono state accolte: in particolare, la spedizione della scheda per raccomandata e la firma del votante sul certificato elettorale, in modo da evitare possibili abusi. E anche la richiesta di comitati elettorali presso i consolati sarà probabilmente accolta dal ministero degli esteri.

«Ma il grosso del problema, il punto dolente, rimane e anzi rischia di aggravarsi: se si raddoppia il numero degli scrutatori, che poi non si trovano, per il prossimo 14 aprile c’è il rischio di raddoppiare anche i motivi di disorganizzazione».

Evitare gli errori di Berlusconi

Il senatore “svizzero”, come lo chiamano molti dei suoi colleghi a Roma, ha deciso di lanciare l’allarme proprio nei giorni in cui la Camera alta italiana affrontava la sua ultima seduta della legislatura. Ora spera che Prodi cambi rotta e corra ai ripari.

«Due anni fa, l’allora governo Berlusconi venne colto impreparato, ma per correttezza e onestà bisogna pur ammettere che il voto degli italiani all’estero era una novità assoluta. Non si può dunque parlare di responsabilità. Ma che lo stesso errore lo stia facendo il “mio” governo ha dell’incredibile, visto che Prodi può basarsi sulla negativa esperienza del passato».

Il timore di Micheloni va al di là dell’imminente voto. «Una replica del caos e della disorganizzazione della primavera 2006 non farebbe che rafforzare e moltiplicare le voci di chi, nei vari schieramenti e in modo trasversale, già contestano il diritto di voto conquistato dagli emigrati».

«Alcune settimane fa – rammenta – alla Camera dei deputati ci sono state due mozioni, provenienti da Rifondazione comunista e dalla Lega Nord, per l’annullamento della legge sul voto all’estero».

Il prezioso contributo dall’estero

Per Micheloni, la preoccupazione più grande e di assistere di nuovo a quanto avvenuto due anni fa. «Il diritto degli italiani all’estero non può essere rimesso in discussione a causa del cattivo funzionamento dello spoglio: si tratta di un diritto democratico».

«Oltretutto – prosegue – l’Italia non deve dimenticare quanto riceve dall’estero: quanti sanno che ogni anno ben tre miliardi e trecento milioni di euro arrivano ai pensionati rientrati in patria dopo aver lavorato nei sette paesi europei con maggiore presenza di italiani? È una cifra enorme, ed è un contributo importante garantito a Roma dai connazionali emigrati. Ma dico di più: di fronte a certe immagini che tutti hanno potuto vedere e che mortificano il paese – dalla spazzatura di Napoli alle volgari sceneggiate di certi senatori in aula – è proprio la presenza, il lavoro, l’impegno dei lavoratori all’estero il miglior biglietto da visita dell’Italia nel mondo».

swissinfo, Aldo Sofia, Roma

Gli italiani residenti in Svizzera con diritto di voto nel loro paese sono poco meno di 400 mila.

Nel 2006, in occasione delle ultime elezioni legislative, gli italiani all’estero hanno avuto per la prima volta la possibilità di eleggere i loro parlamentari. Dalla Svizzera votarono in 160 mila, una delle partecipazioni più alte tra gli italiani nel mondo.

Il loro voto si è rivelato determinante (in particolare per consegnare il senato al centro-sinistra) tanto che l’esperienza venne seguita con interesse anche da alcuni deputati della Confederazione, che propongono un analogo diritto di voto anche per gli svizzeri espatriati.

Mercoledì 5 marzo a Berna, incontreranno Claudio Micheloni e altri parlamentari italiani eletti all’estero per discutere della questione.

Nato a Campli in provincia di Teramo (Italia) nel 1952, Claudio Micheloni emigra con la famiglia nel 1960 in Svizzera dove tuttora risiede nel cantone di Neuchâtel. È sposato e padre di due figli.

Di formazione è disegnatore progettista del genio civile. Prima di assumere numerosi incarichi professionali di impegno sociale e politico è stato attivo nel settore come libero professionista.

Dal 1997 al 2000, Micheloni è stato membro della Commissione Federale Svizzera per gli Stranieri, organo consultivo del Governo e del Parlamento svizzeri.

Dal 1997 è presidente della Federazione delle Colonie Libere Italiane in Svizzera.

Dal 2002 al 2006 è stato segretario generale del Forum per l’integrazione delle migranti e dei migranti in Svizzera.

Nell’aprile 2006 è stato eletto senatore della Repubblica italiana nella Circoscrizione estero, ripartizione Europa. Appartiene al Gruppo dell’Ulivo.

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