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A scuola di lotta contro la tratta di esseri umani

La maggior parte delle vittime della tratta di esseri umani sono donne sfruttate nel commercio del sesso Keystone

Per la prima volta, 25 poliziotti svizzeri hanno seguito un corso organizzato a livello nazionale per imparare a lottare meglio contro la tratta di esseri umani.

L’obiettivo è di migliorare le procedure per incastrare i colpevoli e facilitare il rapporto con le vittime, per lo più giovani donne.

“Quando le vittime non parlano, non possiamo designare i colpevoli”, constata Guido Balmer, portavoce dell’Ufficio federale di polizia (fedpol).

In collaborazione con la polizia comunale di Zurigo, a metà aprile il servizio di coordinazione contro la tratta di esseri umani e il traffico di migranti (SCOTT), che fa appunto parte della fedpol, ha messo in piedi un corso destinato ai poliziotti di diversi cantoni e città.

“Deve crearsi un rapporto di fiducia tra la polizia e le donne vittime della tratta. È un punto fondamentale. Se non hanno fiducia nell’organo dello Stato, le vittime non testimonieranno mai contro i colpevoli”, sottolinea Balmer.

Affinché le donne possano deporre, devono pure essere a conoscenza della loro situazione giuridica: regole di soggiorno in caso di un eventuale processo, sostegno e protezione delle vittime in Svizzera e aiuto in caso di rimpatrio. Secondo Balmer, sono questi alcuni degli elementi centrali abbordati durante il corso.

Un forte interesse

I poliziotti riuniti nei pressi di Lucerna erano già sensibilizzati alla problematica, afferma Guido Balmer. Il corso ha suscitato un grosso interesse: il numero di iscritti era due volte superiore al numero di posti, perciò è stato deciso di organizzarne un secondo in autunno.

Un terzo è già previsto nella primavera dell’anno prossimo, in margine alla preparazione dei Campionati europei di calcio del 2008.

Al corso hanno partecipato anche poliziotti stranieri. “Questa collaborazione è molto importante”, sostiene Balmer, non da ultimo perché le informazioni provenienti dai paesi di origine delle vittime è spesso primordiale, ad esempio per quanto concerne il rimpatrio e i pericoli nei quali incorrono le vittime e la loro famiglia.

Numero di casi in aumento

“Per le donne è molto difficile testimoniare contro i colpevoli e poi sostenere un processo”, spiega Susanne Bachmann, del Centro d’informazione per le donne (FIZ) di Zurigo. Questo centro fornisce una consulenza specializzata alle donne vittime delle tratta.

Lo scorso anno, il FIZ ha consigliato e sostenuto 133 vittime (116 nel 2005). Molte di loro provengono dai Caraibi, dal sud-est europeo, dai paesi baltici, dal Brasile e dalla Thailandia.

La maggior parte delle donne sono sfruttate per il commercio del sesso, alcune come danzatrici nei night-club o come collaboratrici domestiche.

Spesso sono loro ad essere criminalizzate, mentre i colpevoli, che le allettano con false promesse e guadagnano molti soldi sulle loro spalle, non sono intimoriti.

Migliore collaborazione

Una situazione che però sta lentamente cambiando. “La collaborazione tra tutti gli attori implicati – polizia, polizia degli stranieri, giustizia, organizzazioni di aiuto alle vittime – è migliorata e ha portato ad un aumento delle denunce”, afferma Susanne Bachmann.

Il fatto che la polizia abbia allargato il suo angolo di visione e vada maggiormente incontro alle vittime, malgrado soggiornino illegalmente in Svizzera, è “esattamente quanto noi auspichiamo”, sottolinea la responsabile del FIZ.

Degno di nota è pure il fatto che molte più persone (33 donne nel 2006) abbiano avuto diritto a un momento di riflessione: prima di decidere se testimoniare, avevano tempo un mese. Durante questo periodo non rischiavano di venire espulse.

Alcune donne, vittime di casi particolarmente gravi, si sono viste pure accordare un permesso di soggiorno, poiché un rimpatrio sarebbe stato per loro troppo pericoloso.

Cifre esatte del numero di vittime della tratta di esseri umani in Svizzera non ve ne sono. In un rapporto del 2002, l’Ufficio federale di polizia le stimava a circa 3’000.

Per quanto concerne il numero di condanne, nel 2005 sono state 11, a fronte di una media di cinque tra il 2000 e il 2004.

swissinfo e Viera Malach, Infosud
(traduzione di Daniele Mariani)

Il numero stimato delle vittime nel mondo della tratta di esseri umani va, a seconda delle fonti e delle definizioni, da 700’000 a due milioni.

L’Unione Europea ritiene che 120’000 persone siano introdotte illegalmente in Europa occidentale ogni anno. Principali vittime sono le donne e i bambini.

Secondo le stime dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE), il traffico di esseri umani genera ogni anno una cifra d’affari di oltre 30 miliardi di dollari.

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