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AIDS: in certi casi il preservativo non è più indispensabile

Keystone

Una persona infetta da HIV che segue una terapia antiretrovirale efficace non trasmette il virus tramite i rapporti sessuali. Il sesso non protetto è possibile a certe condizioni.

La Commissione federale per i problemi legati all’AIDS, autore del rapporto, sottolinea comunque che per la maggior parte della popolazione non cambia nulla: il preservativo rimane il metodo di protezione più efficace.

Le condizioni, cumulative, che consentono rapporti sessuali senza preservativo, sono tre: 1 – la terapia deve aver soppresso da almeno sei mesi il virus nel sangue, di modo che esso non possa più essere rilevato. 2 – la cura antiretrovirale deve essere seguita sistematicamente dal malato e controllata regolarmente da un medico. 3 – chi è infettato dall’HIV non deve essere portatore di un’altra malattia trasmissibile sessualmente.

Se queste condizioni vengono scrupolosamente rispettate, e col consenso del medico, una coppia con un partner sieropositivo potrebbe quindi decidere di rinunciare a misure di protezione durante i rapporti sessuali. A questa constatazione è giunta la Commissione federale per i problemi dell’Aids (CFPA), principalmente sulla base di uno studio condotto in Spagna su 393 coppie eterosessuali, seguite per 14 anni.

La buona notizia riguarda però solo poche migliaia di persone in tutta la Svizzera, ha indicato mercoledì la Federazione di medici svizzeri (FMH). All’inizio di una relazione e nel caso di rapporti occasionali l’uso del preservativo rimane l’unica alternativa valida.

Conseguenze penali e prevenzione

Bernard Hirschel, membro della CFPA e responsabile dell’unità Aids dell’ospedale universitario di Ginevra, nota che la scoperta offre nuove speranze alle coppie parzialmente sieropositive che vorrebbero avere figli. Ci sono certamente altri metodi di procreazione, ma – sottolinea – comportano l’assunzione di medicinali da parte della madre sieronegativa e rischi di gravidanza multipla, pericolosa per i nascituri.

La notizia ha anche conseguenze giuridiche: i tribunali dovranno tener conto delle nuove conoscenze scientifiche quando esamineranno la punibilità di una contaminazione da HIV. Secondo la CFPA un rapporto sessuale non protetto di una persona sieropositiva nel rispetto delle condizioni menzionate non corrisponde al criterio di lesioni colpose gravi e propagazione colposa di malattie dell’uomo ai sensi del Codice penale.

Dal canto suo l’UFSP sottolinea comunque che il fatto non cambia nulla nell’ambito della prevenzione e della lotta all’Aids per la popolazione in generale e per i gruppi a rischio: la salute si protegge solo praticando rapporti con il preservativo ed evitando di avere in bocca sperma o sangue.

Scetticismo

La decisione della CFPA ha suscitato le critiche del direttore del reparto di epidemiologia del dipartimento di malattie infettive dell’Istituto superiore di sanità italiano, Giovanni Rezza.

“Si tratta – ha detto – di una dichiarazione azzardata e contraddittoria in quanto non è possibile escludere il rischio che la carica virale possa innalzarsi”. La dichiarazione della Commissione Aids svizzera rischia, insomma, di peccare di ottimismo.

“È vero – osserva Rezza – che il comparto spermatico non è isolato da quello ematico e che, quindi, la carica virale non è rinvenibile nel sangue è presumibilmente bassa anche nel liquido spermatico”. Tuttavia, rileva, i metodi di analisi attuali non hanno una sensibilità del 100%. “Non è da escludere – aggiunge – che il virus Hiv possa tornare fuori prima o poi”. Ridurre la carica virale, conclude, non significa necessariamente ridurre anche il rischio e di conseguenza è sempre opportuno adottare misure di prevenzione.

Il dottor Pietro Vernazza, direttore della CFPA, è però convinto che la notizia andasse divulgata: “Dopo dieci anni di trattamento e nessuna contaminazione, è plausibile sostenere che vi sia assenza di rischio. Siamo convinti che occorresse dire la verità. Non sarebbe stato giusto nascondere questa informazione”, ha detto a swissinfo il medico, esperto di infettologia presso l’ospedale cantonale di San Gallo. “Penso che i colleghi tedeschi, francesi e americani che esprimono qualche dubbio al riguardo cambieranno idea nel giro di un paio d’anni”.

swissinfo e agenzie

Nel 2006 in Svizzera 762 persone sono state controllate sieropositive al test HIV. L’anno precedente erano 723.
Complessivamente dal 1985 al 30 settembre 2007 sono stati diagnosticati 29’914 casi.
L’AIDS ha causato la morte di 5’698 persone.

L’estate scorsa, Pfizer ha introdotto sul mercato il medicinale Selzentry (o Celsentri), un antiretrovirale della nuova generazione, che agisce bloccando il virus e impedendone l’ingresso nelle cellule. Il farmaco è venduto sotto forma di pastiglie.

Mercoledì, il gigante farmaceutico americano ha annunciato che accorda gratuitamente il brevetto del suo prodotto a IPM, un partenariato a scopo non lucrativo attivo nello sviluppo di microbicidi per le donne nei paesi in via di sviluppo. IPM cercherà così di trasformare Selzentry in un gel da applicare nella vagina.

Il vicepresidente della Pfizer, Jack Watters, si è detto ottimista circa le sue potenzialità per una diffusa terapia preventiva, “ma – ha aggiunto – c’è ancora molta strada da fare prima di arrivare a dimostrarlo”.

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