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AIDS: non abbassare la guardia

Un bimbo sudafricano di cinque mesi affetto da AIDS: la situazione è precaria soprattutto nei paesi in via di sviluppo Keystone Archive

A due settimane dal congresso mondiale sull'AIDS, le organizzazioni svizzere fanno il punto: la prevenzione rimane centrale, la terapia deve essere abbordabile, anche nel terzo mondo.

La prevenzione rimane il mezzo più semplice ed economico per lottare contro la diffusione dell’Aids, hanno ribadito martedì a Berna i rappresentanti di Aiuto Aids Svizzero (AAS) a due settimane dal 14esimo congresso mondiale di Barcellona sul virus. Stando a AAS, il contributo elvetico alla lotta contro la diffusione della malattia è assai modesto.

Eppure la Svizzera ospita a Ginevra il Fondo mondiale contro l’aids, la tubercolosi e la malaria al quale Berna contribuisce annualmente con 10 milioni di franchi somma che, suddivisa per il numero di abitanti, fanno appena due franchi pro capite. «Un po’ poco – ha dichiarato Jan Suter dell’AAS – visto che la Nigeria versa una somma equivalente». Dei 12 miliardi di dollari che il fondo dovrebbe raccogliere, finora ne sono stati versati solo due.

Nuove iniziative



A parte il contributo finanziario, la Svizzera «dovrebbe approfittare del prossimo congresso per far conoscere al mondo quanto si sta facendo da noi nel campo della prevenzione», ha precisato Suter.

L’ultima iniziativa dell’AAS in questo settore è l’entrata in funzione sul sito Internet dell’associazione – www.aids.ch – di un servizio «chat». Chiunque abbia domande da fare sul virus può «chattare» dalle 19.00 alle 21.00 di lunedì, mercoledì e venerdì e contare sui consigli dispensati da rappresentanti della sezione svizzera di Medici senza frontiere e di AAS. AAS, ha affermato Suter, spera di raggiungere una media di 160 consultazioni al mese».

I visitatori del sito potranno consultare un catalogo con le domande ricorrenti poste agli esperti e formulare loro stessi proposte ‘per arricchire il sito. Per i responsabili, il nuovo servizio è più pratico rispetto a quello di posta elettronica in uso finora: la possibilità di «chattare» garantisce l’anonimato di chi si mette in contatto ed è più immediato.

Il valore della prevenzione




La prevenzione rimane per AAS il metodo migliore per lottare contro la malattia che nei paesi poveri sta assumendo i contorni di una vera e propria epidemia: non solo il 95 per cento di tutti i sieropositivi vive in paesi sottosviluppati, ma in alcuni di essi – soprattutto nell’Africa sub-sahariana – la percentuale dei malati oscilla tra il 10 e il 30 per cento della popolazione adulta: questa situazione, ha affermato Suter, «rappresenta un’ipoteca sul futuro di questi paesi visto che ne compromette le possibilità di sviluppo economico e sociale».

Non è quindi un caso che da qualche tempo l’AAS abbia deciso di lavorare con la Direzione dello sviluppo e cooperazione del Dipartimento federale degli affari esteri affinché questa integri nei sui programmi d’aiuto la prevenzione contro la diffusione del virus. Inoltre, l’AAS fornisce alle associazioni attive sul territorio materiale informativo.

Diffusione delle terapie esistenti



Ad ogni modo, a parte la prevenzione, «noi di Medici senza frontiere (MSF) – ha detto Leila Kramis – siamo convinti che anche i paesi poveri possono pemettersi farmaci e terapie in uso anche da noi, come le triterapie retrovirali».

Dal 1998, la sezione svizzera di MSF si occupa del trattamento medico dei malati in dodici paesi. In Camerun, ha aggiunto Jan Suter, è stato lanciato un progetto pilota grazie al quale è stato possibile effettuare trattamenti con medicine retrovirali per 350 dollari a malato invece di 10 mila.

Ciò prova, ha dichiarato la Kramis, «che è possibile, mediante trattative con la case farmaceutiche, utilizzare farmaci costosi anche in questi paesi».

Affinché tali sforzi non rimangano isolati, la Kramis ha esortato i paesi poveri ad investire di più nel loro sistema sanitario e i paesi ricchi ad aprire i cordoni della borsa.

swissinfo e agenzie

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