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Al popolo la decisione sul miliardo di coesione

La Polonia sarebbe il più grande beneficiario del contributo elvetico Keystone

Gli elettori svizzeri si esprimeranno il 26 novembre sul contributo alla coesione di 1 miliardo di franchi che Berna ha promesso ai 10 nuovi Stati dell'Unione europea.

Mercoledì, l’Unione democratica di centro ha consegnato alla Cancelleria federale il suo referendum contro la legge che prevede il versamento.

Tre mesi dopo l’approvazione del Parlamento svizzero, la sorte del miliardo di franchi che Berna ha promesso a Bruxelles in favore dei 10 nuovi Paesi dell’Unione europea (Ue) è tutt’altro che definita.

L’Unione democratica di centro (UDC, partito di destra nazionalista) ha infatti depositato mercoledì il suo referendum munito di 70’905 firme (ne bastavano 50’000).

Spetterà così al popolo svizzero avere l’ultima parola in merito alla Legge sulla cooperazione con gli stati dell’Europa dell’Est, la base legale del versamento del miliardo.

Una questione di soldi

Nella sua campagna contro il miliardo di franchi, l’UDC intende distanziarsi dagli altri due partiti di destra che pure hanno organizzato una raccolta di firme (Lega dei Ticinesi e Democratici svizzeri).

Secondo il presidente UDC, il referendum depositato dal suo partito non ha nulla a che vedere con l’Ue o con i rapporti bilaterali tra Berna e Bruxelles.

«Si tratta di un problema prettamente finanziario e interno alla Svizzera», ha sottolineato Ueli Maurer.

«Per noi è sempre stato chiaro che questo miliardo doveva essere integralmente compensato e che doveva costituire un montante massimo», ha aggiunto. In altre parole, l’UDC auspicava che il contributo alla coesione fosse prelevato integralmente dai budget del Dipartimento federale degli affari esteri e dell’economia.

Il Consiglio federale aveva invece deciso di attingere dal budget dei due ministeri soltanto nella misura del 60%, andando a prelevare il restante 40% dal budget generale della Confederazione. «Si è trattato di un’astuzia contabile», ha commentato Yvan Perrin, deputato democentrista in Parlamento.

Contro il piano del governo elvetico erano d’altronde insorti anche altri schieramenti politici, i quali criticavano la scelta di finanziare il miliardo tagliando i fondi destinati all’aiuto allo sviluppo ai Paesi dell’Est.

Investimenti futuri

Ad alimentare ulteriormente le preoccupazioni dell’UDC, il rischio che il contributo alla coesione europea aumenti in futuro. In vista dell’adesione di Bulgaria e Romania si parla in effetti già di un versamento di 350 milioni di franchi. «Simili rivendicazioni potrebbero presentarsi anche al momento della candidatura della Turchia e degli Stati dell’ex Jugoslavia», ha avvertito Perrin.

Secondo il deputato neocastellano, il 26 novembre il popolo non deve firmare un assegno in bianco. «Se la legge sulla cooperazione con i Paesi dell’Europa dell’Est dovesse entrare in vigore, il Consiglio federale potrebbe presentare questi versamenti come semplici posizioni budgetarie di cui la maggioranza del Parlamento prenderebbe atto senza nemmeno discutere».

Reagendo al referendum, un comitato composto da rappresentanti radicali, socialisti, democristiani ed evangelici ha dal canto suo dichiarato che gli oppositori alla legge «giocano con il fuoco».

Il comitato, costituitosi mercoledì, indica che un «no» alla legge nuocerebbe alle buone relazioni che la Svizzera intrattiene con l’Europa e metterebbe in pericolo gli accordi bilaterali.

«Fornendo il suo sostegno ai nuovi membri dell’Ue – scrive il comitato – la Svizzera partecipa alla riduzione delle disuguaglianze e investe nel futuro».

Monito da Bruxelles

La settimana scorsa, sulla questione era intervenuto il presidente della Commissione europea: José Manuel Barroso aveva lasciato intendere che un rifiuto del popolo svizzero al miliardo per la coesione potrebbe avere ripercussioni negative sui rapporti tra Berna e Bruxelles.

«Spero che in occasione di un eventuale referendum l’elettorato svizzero approvi la legge sugli aiuti ai paesi dell’Europa dell’est. Un «sì» darebbe al popolo svizzero la possibilità di dimostrare il suo attaccamento all’Ue, mentre un «no» verrebbe recepito molto negativamente sul piano politico e dell’immagine», ha affermato Barroso.

Anche se non è membro dell’Ue, ha aggiunto, la Svizzera trae beneficio dall’apertura del mercato interno e dai progetti di cooperazione europei. «E in queste condizioni è giusto versare un contributo».

swissinfo e agenzie

Dei dieci nuovi paesi membri dell’Ue, la Polonia sarà il maggiore beneficiario del contributo elvetico al fondo di coesione, con 489 milioni.
L’Ungheria riceverà 131 milioni, la Cechia 110, la Lituania 71, la Slovacchia 67, la Lettonia 60, l’Estonia 40, la Slovenia 22, Cipro 6 e Malta 3.
Due milioni saranno a disposizione per progetti prioritari.

Il fondo di coesione dell’Ue è uno strumento strutturale introdotto nel 1994 per ridurre le disparità economiche e sociali tra gli stati membri dell’Unione.

Nel 2004 Bruxelles ha chiesto a Berna di contribuire finanziariamente all’estensione, con la stessa somma versata dagli altri paesi dell’Associazione europea di libero scambio (Norvegia, Islanda e Liechtenstein).

Il parlamento elvetico ha approvato il finanziamento alla coesione europea nel marzo 2006.

Il miliardo, versato sull’arco di 5 anni, sarà attinto soprattutto dai budget dei Dipartimenti dell’economia, degli affari esteri e dall’aiuto allo sviluppo ai Paesi dell’Est.

Dopo la riuscita del referendum della destra, il versamento del miliardo sarà sottoposto alla decisione del popolo. La votazione è prevista il 26 novembre.

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