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Alain de Botton: chi ha successo ha più amore?

Alain de Botton ha scritto diversi libri sull'amore e sono molte le sue fan femminili. Qui in una libreria di Berna swissinfo.ch

Alain de Botton è famoso come “filosofo alla moda”, una specie di Luciano de Crescenzo in lingua inglese. Il suo ultimo libro si intitola “L’importanza di essere amati”.

Le opere dello scrittore svizzero sono tradotte in venti lingue e De Botton, all’età di 35 anni, ha già scritto sette bestseller.

Alain de Botton è cresciuto a Zurigo, dove ha frequentato la scuola francese, per poi trasferirsi insieme alla famiglia in Inghilterra.

I suoi legami elvetici non si sono mai sciolti: oltre alla famiglia e agli amici, in occasione dell’uscita dei suoi libri viene spesso in Svizzera, dove i suoi lettori (o piuttosto lettrici) sono particolarmente numerosi. Ed è proprio in occasione della presentazione del suo ultimo libro “L’importanza di essere amati” (“Status Anxiety”) che swissinfo lo ha incontrato a Berna.

Con l’aiuto di pensatori, artisti, scrittori, il libro ripercorre a grandi tappe la storia dell’uomo occidentale, dall’antichità ad oggi, per capire perché una forma molto attuale di frustrazione, l’ansia da status sociale sia aumentata tra la gente comune.

swissinfo: Alain de Botton, cosa significa per lei la Svizzera?

Alain de Botton: Per me la Svizzera significa sicurezza. Tutto sembra costruito così bene, solido, sicuro, tradizionale. Ma anche questo paese sta cambiando e ogni volta che ci torno mi rendo conto che anche gli svizzeri condividono sempre di più le stesse paure, le stesse insicurezze del resto del mondo.

swissinfo: Gli svizzeri hanno più o meno paura di altri di perdere la loro altissima qualità di vita, il proprio status sociale?

A.d.B: In passato avevano meno “ansia da status”. Era un paese che garantiva una grande sicurezza sociale, la disoccupazione era molto bassa. Essere un comune cittadino svizzero era già una specie di status symbol, in confronto ai cittadini del resto del mondo. Ma ora la Svizzera sta cambiando: il posto di lavoro assicurato va sparendo. Perciò forse per la prima volta gli svizzeri sentono una grande “ansia da status”. Poi c’è la consuetudine: quando possediamo qualcosa la diamo per scontata e smettiamo di apprezzarla. In Svizzera molte persone non si rendono conto del lusso in cui vivono. Gli svizzeri pensano di avere strade sporche. Solo gli stranieri dicono che le strade svizzere sono pulite.

swissinfo: In una società come quella svizzera, dove la matrice protestante è molto forte, è più difficile affrontare i rovesci del destino, come la perdita del lavoro, un fallimento?

A.d.B.: Una società protestante insegna che il successo personale non è solo segno del successo materiale, ma significa, agli occhi di Dio, essere una brava persona. Per la mentalità cattolica Dio è meno interessato al nostro lavoro e più alla nostra anima. Per questo fallire in una società protestante o calvinista provoca più vergogna, perché in profondità dice qualcosa di negativo sul carattere della persona.

swissinfo: E questo spiegherebbe perché la Svizzera ha uno dei tassi più alti di suicidio al mondo?

A.d.B.: Esatto. L’idea che si è responsabili di tutto quello che ci succede, che il destino è nelle nostre mani, nel bene e nel male, fa sentire maggiormente il peso della vergogna in caso d’insuccesso. Gli svizzeri non credono alla fortuna. Credono che ci si debba costruire la propria fortuna. È un popolo che ha lottato duramente contro le avversità. Così se hanno sfortuna, sentono che è per colpa loro, e non del destino.

swissinfo: Un tema di dibattito in Svizzera è l’altissimo livello dei salari di alcuni top manager.

A.d.B. Gli altissimi salari creano invidia negli altri. Nella società svizzera c’è stato un relativo equilibrio per molto tempo. Non c’era un fossato troppo grande tra ricchi e poveri, ma ora sta crescendo. Ciò spiega come mai molti si sentano insoddisfatti. I poveri in Svizzera, se paragonati ad altri paesi, restano ricchi. Ma naturalmente nessuno si confronta con un povero contadino indiano, ma con l’ex compagno di scuola, o qualcuno che vive nello suo stesso villaggio.

swissinfo: I suoi libri sono considerati un po’ troppo facili dagli accademici: assomigliano ai libri di psicologia-pop, in cui si suggeriscono dei rimedi a situazioni frustranti.

A.d.B.: Ho una visione molto pragmatica della letteratura. I libri mi sono stati di grande aiuto nella mia vita. Scrivere per me è sempre stata una forma di terapia. Ho scritto questo libro sull’ansia sociale perché ne soffro io stesso! Certo che se avessi pensato di essere l’unico a soffrirne non avrei scritto un libro, sarei andato dallo psicologo.

I libri possono aiutarci a capire meglio la vita. Sono attirato dall’idea dei libri di “auto-aiuto”, che possono contribuire a cambiare la propria vita in meglio. Detto ciò, quasi tutti i libri di “self-help” che ho letto sono tremendi. Quei libri americani con la copertina rosa pieni di ottimismo spicciolo, spesso scritti male.

Non mi piacciono, ma mi piace l’idea che un libro può aiutarti a vivere. Forse i filosofi del passato erano più aperti a quest’idea rispetto ai filosofi contemporanei. Molti dei filosofi attuali sono accademici, spesso parlano e scrivono per i colleghi di altre università. È quasi una conversazione privata in cui un comune lettore si perde, o semplicemente si annoia.

swissinfo: Tra i rimedi contro l’ansia da status sociale il suo libro propone un buon sistema di trasporti pubblici come quello svizzero, perché?

Se si hanno a disposizione, come in Svizzera, delle belle e comode linee di tram, anche essere una persona comune diventa un piacere. La metropolitana di Londra è un posto invece che la gente preferisce evitare, e appena può si compra la macchina, meglio se di lusso, per frequentarla il meno possibile.

swissinfo: Qual è il profilo dei suoi lettori?

A.d.B.: Ho iniziato la mia carriera scrivendo libri sull’amore. Perciò le mie prime letture pubbliche nelle librerie erano frequentate praticamente solo da giovani donne! Poi ho scritto un libro su Proust e improvvisamente le sale si riempivano di uomini con barba e sandali. Ora mi pare che il mio pubblico sia davvero molto più misto.

Intervista swissinfo, Raffaella Rossello

Opere di Alain de Botton

L’importanza di essere amati (Status Anxiety)
L’arte di viaggiare (The Art of Travel), vincitore a Losanna del premio europeo di saggistica “Charles Veillon”.
Le consolazioni della filosofia (The Consolations of Philosophy)
Come Proust può cambiarvi la vita (How Proust can change your Life)
Cos’è una ragazza, (Kiss & Tell)
Il piacere di soffrire (The Romantic Movement)
Esercizi d’amore (Essays in Love)

7, i libri finora pubblicati
Più di 20, le lingue in cui sono tradotti

Autore molto popolare, Alain De Botton è svizzero di nascita. I suoi libri sono spesso un intreccio di citazioni di autori del passato, dove si mescolano umorismo e serietà. L’ultimo parla del perché si desidera il prestigio sociale: non solo per i soldi, ma anche per il rispetto e l’amore che ne derivano.

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