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Alfred Defago: ci sarà un ritorno all’ONU

Alfred Defago: "Evitiamo di condannare in blocco gli Stati Uniti" Keystone

L'ex-ambasciatore svizzero a Washington, Alfred Defago, è professore di relazioni internazionali all'Università del Wisconsin.

Dopo una lunga carriera nell’amministrazione federale, esprime le sue posizioni come editorialista in alcuni giornali svizzeri.

swissinfo: Esistono delle buone ragioni per attaccare l’Iraq?

Il 17 marzo 2003 non è un buon giorno né per la guerra né per le Nazioni Unite. Detto questo, io vorrei evitare di condannare a priori gli Stati Uniti e la Gran Bretagna, perché si tratta di una situazione molto complessa.

Mi sembra evidente che ci sono due prospettive culturali differenti sui due lati dell’Atlantico. La stragrande maggioranza degli europei è per principio contro la guerra. Si pensa che la guerra non sia il mezzo per raggiungere gli obiettivi politici.

Negli Stati Uniti, per i motivi storici, la gente vede la guerra forse come ultima risorsa, ma tuttavia come possibilità per ottenere dei risultati. Come osservatore, come svizzero negli Stati Uniti, vedo che questo è un divario culturale e storico molto profondo.

L’8 novembre c’è stata una risoluzione molto chiara con traguardi evidenti e votata da tutti i membri del Consiglio di sicurezza all’unanimità e senza grandi discussioni.

La risoluzione chiedeva il disarmo immediato, completo e senza riserve. Tutti i votanti erano consapevoli della richiesta.

Le Nazioni unite hanno perso la loro credibilità?

Penso che questa via dell’unilateralismo, perseguito dagli Stati Uniti e dalla Gran Bretagna, tornerà alla fine di nuovo in seno alle Nazioni unite.

È un vero disastro per il sistema Nazioni unite? Non la penso così. Naturalmente si tratta di un duro colpo, ma d’altra parte si può osservare che le relazioni tra gli USA e il Consiglio di sicurezza non hanno mai funzionato veramente bene.

Penso qui alle manifestazioni di Berlino del 1953… oppure al Kosovo nel 1999. In questi casi il Consiglio di sicurezza non ha assunto le sue responsabilità e tuttavia il sistema non è deragliato.

D’altra parte, non vedo la possibilità per gli americani di continuare anche in futuro da soli su questa strada. In termini di pace e di riorganizzazione, dopo il conflitto l’Iraq dovrà fare capo alle Nazioni unite. E le Nazioni unite collaboreranno con la Gran Bretagna e Gli USA.

swissinfo, intervista raccolta da Isobel Johnson

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