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Amianto: un giudice americano dice sì all’accordo

Per l'ABB la decisione del giudice americano è come un bicchiere d'acqua fresca Keystone Archive

Soddisfatta l'Asea Brown Boveri, anche se la decisione non mette definitivamente la parola fine al contenzioso.

Il gruppo di persone rappresentate dall’avvocato Kazan respinge infatti l’accordo siglato da ABB con le vittime dell’amianto.

Un giudice statunitense ha approvato il progetto d’indennizzo di 1,3 miliardi di dollari (1,78 miliardi di franchi) concluso dall’ABB con le persone danneggiate dall’amianto negli Usa. Il gruppo elvetico-svedese ha espresso soddisfazione, ma le persone contrarie a questo accordo minacciano un ricorso.

«Il giudice Alfred Wolin ha preso la decisione rapidamente e ha dato prova di grande responsabilità», afferma l’ABB in un comunicato stampa. «La decisione conferma che l’accordo raggiunto dall’ABB e dai querelanti è giusto ed equilibrato» ha aggiunto il portavoce Thomas Schmidt.

Anche la borsa ha reagito positivamente all’annuncio della decisione del tribunale. Venerdì mattina le quotazioni dell’ABB sono salite dell’otto per cento circa. La decisione del giudice americano non è una sorpresa per il mercato, ha affermato Raymond Greaves, analista della Merrill Lynch. Quello che sorprende è la rapidità con cui il giudice ha agito, una rapidità che ispira fiducia al mercato.

Accordo su tutta la linea? Non per tutti

L’Asea Brown Boveri dichiara che il giudice ha approvato punto per punto il piano di risarcimento per la Combustion Engineering (CE), la filiale di ABB incriminata per le conseguenze dell’impiego di amianto.

L’accordo extragiudiziale trovato dalle parti in causa parla di risarcimenti per un totale di quasi 1,8 miliardi di franchi in cambio dei quali il gruppo industriale elvetico-svedese ottiene la garanzia di non essere più citato in giudizio. La CE depositerà i bilanci. Gli 800 milioni di dollari che si prevede di ricavare dalla procedura di fallimento formeranno buona parte del fondo di risarcimento. Il resto sarà aggiunto dall’ABB.

La decisione del giudice Wolin tuttavia non metterà la parola fine alla vicenda. L’avvocato Steve Kazan, dello studio Kazan McClaid, rappresentante dei creditori opposti all’accordo ha già annunciato che intende fare appello.

L’amianto, una storia che viene da lontano

All’inizio dell’anno, ABB aveva negoziato un compromesso con quelli che un tempo erano suoi impiegati alla Combustion Engineering, la filiale americana specializzata nella realizzazione di caldaie industriali che aveva utilizzato l’amianto come materia prima fino agli anni Settanta.

L’accordo, che riguarda più di 100’000 querelanti, è essenziale per la buona riuscita dei progetti del gruppo. ABB vuole infatti concentrarsi sulle tecniche dell’energia e dell’automazione e portare a termine il suo piano di eliminazione dei debiti. Per fare ciò è intenzionata a vendere, entro la fine dell’anno, il settore petrolchimico.

L’acquisto della Combustion Engineering risale agli anni ’90 quando il gruppo si indebitò in modo colossale. ABB intende ridurre il debito a 6,5 miliardi di dollari e rientrare nelle cifre nere quest’anno.

swissinfo e agenzie

Più di 100’000 persone hanno querelato l’ABB per i danni alla salute provocati dall’amianto
ABB ha proposto un risarcimento complessivo di 1,8 miliardi di franchi
L’accordo è stato accettato dai tribunali americani
L’avvocato Kazan e i suoi assistiti vogliono ricorrere contro questa decisione

L’amianto è stato spesso utilizzato come isolante termico fino agli anni Settanta. Degli studi scientifici hanno però dimostrato che esiste un rapporto tra l’inalazione di particelle d’amianto e lo svilupparsi di alcuni tipi di cancro e di malattie come l’asbestosi.

L’ABB aveva acquistato la Combustion Engineering nel 1990. All’epoca era difficile prevedere le gravi conseguenze che questa decisione avrebbe avuto per il gruppo industriale elvetico-svedese.

I danni dell’amianto si manifestano spesso ad anni di distanza dalla contaminazione e con l’acquisto della CE, l’ABB ha acquistato anche il suo passato.

Dalla fine degli anni Ottanta, l’amianto è stato oggetto di molteplici denunce ed è costato alle imprese oltre 54 miliardi di dollari, provocando il fallimento di una cinquantina di società negli Usa.

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