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La fine dell’Udc che conosciamo

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L'Udc tocca il fondo: il consigliere nazionale Hans-Ueli Vogt spiega i motivi della sconfitta dell'iniziativa per l'autodeterminazione. Keystone

Il primo partito in Svizzera, cresciuto con le iniziative popolari, subisce una dura sconfitta. Cosa significa tutto ciò per l'Udc? E per la Svizzera?

L’Unione democratica di centro si è lanciata nella battaglia senza il suo vecchio capitano Christoph Blocher. Nella campagna di voto lui si è fatto vedere poco e lo stile a cui ci aveva abituati, uno stile in bianco-rosso e nero, senza sfumature, fatto di corvi e razzi, scuri e coltelli, è stato messo temporaneamente da parte. Eppure l’iniziativa per l’autodeterminazione avevi i tratti di una resa dei conti personale tra il direttore d’orchestra dell’iniziativa sull’immigrazione di massa, sull’espulsione di criminali stranieri e per l’attuazione e il suo nemico intimo, la classe politica.

Il messaggio dell’iniziativa era ancora più semplice di quanto dicesse la stessa Udc. Lo si potrebbe riassumere così: “Quel che dice il popolo deve valere, al di là di qualsiasi altra cosa possa valere”. La proposta è nata per dispetto e rabbia, perché il parlamento si è permesso di interpretare i risultati delle iniziative Udc fino a ridurli dopo una valutazione di tutti i pro e i contro giuridici a leggi molto moderate rispetto alle intenzioni iniziali.

La tattica di rivolgersi alla popolazione con teorie giuridiche e lodi della democrazia diretta invece che con una campagna di voto populista non ha avuto successo. L’Udc non aveva tuttavia altra scelta. A ragione il partito ritiene di poter avere maggiore successo se nasconde il 78enne Blocher. Da tempo non è più un tribuno del popolo. Appartiene a un’altra epoca, quando l’Udc vinceva perché in ballo c’erano emergenze e paure: immigrati, Europa, Islam, criminalità.

Al momento la Svizzera segue una via inaspettatamente positiva. I rapporti con l’Unione europea – nonostante le discussioni – poggiano su basi solide. La disoccupazione non è un tema. Il denaro sgorga. L’economia vola. I profughi evitano il paese e anche l’ISIS è ormai sconfitto. L’Udc, che ha marcato questo paese per una generazione, non ha più uno spauracchio da sventolare. Christoph Blocher lo sta cercando nell’accordo quadro con l’Ue. Ma anche lì probabilmente non lo troverà, perché potrebbe dissolversi da solo.

Cosa significa tutto questo per l’Udc?

  1. Una generazione fa un passo indietro. Il padre padrone Christoph Blocher, sempre pronto ad alzare il dito ammonitore, non serve più a unire il popolo. Anche il suo fedele presidente del partito, il venditore di idee Toni Brunner, con il suo perenne sorriso, ha fatto sapere sabato di volersi ritirare dalla politica.
  2. Le cose non possono andare avanti come finora. Lo stile abituale dell’Udc, che lo ha accompagnato per 25 anni, è seguito ormai solo da una parte dei vertici del partito. I due consiglieri federali Guy Parmelin e Ueli Maurer hanno scelto da tempo la concordanza.
  3. Dopo la cocente sconfitta, il futuro del partito è incerto. La situazione rappresenta una sfida in vista delle elezioni del 2019. L’Udc, abituata per anni a vincere, ma che dal 2014 non ha più avuto successo in una votazione popolare, rischia di subire un contraccolpo.

Cosa significa tutto questo per la Svizzera?

  1. Il populismo non appartiene più solo all’Udc. Si è democratizzato. La lingua dell’Udc è ormai parlata da molti, come ha dimostrato la campagna contro l’iniziativa per l’autodeterminazione. C’è stato abbastanza tempo per imparare. La campagna elettorale del 2019 sarà chiassosa.
  2. È finita l’epoca in cui l’Udc, con i suoi costanti sforzi per raggiungere oltre il 30% dei consensi tra gli elettori (e oltre la metà nelle votazioni), riusciva a integrare le varie correnti e a subordinarle alle sue strutture di comando. Questa struttura di partito guidata con polso fermo si sta sgretolando. Sarà interessante vedere quali gruppi e movimenti nasceranno da questa situazione.
  3. L’Udc di Blocher e Brunner era talvolta sguaiata, spesso brutale, ma è sempre rimasta dentro i limiti dell’ordine costituito. Movimenti in Germania (AfD), Francia (Front National) e Italia (Lega) invece vi si oppongono. Anche per i giovani Udc di ispirazione libertaria le istituzioni sono sospette.

Il naufragio dell’iniziativa per l’autodeterminazione segna la fine dell’Udc che conoscevamo e del quale ci si poteva lamentare. I suoi critici non dovrebbero però rallegrarsi troppo presto. Chi imbriglierà in futuro le forze dei distruttori dello Stato e degli ultranazionalisti che, come in ogni paese, esistono anche in Svizzera, se non lo farà più l’Udc?

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L’Udc vola in alto: Toni Brunner e Christoph Blocher nel 2007. Keystone
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