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Ancora di salvezza per gli alpinisti himalayani

Un elicottero dell’Air Zermatt impegnato in un’azione di soccorso nella zona del Cervino. Air Zermatt

L’alpinismo sul tetto del mondo è a una svolta. Da alcuni mesi due società di elitrasporto, una svizzera e l’altra nepalese, offrono il primo servizio di soccorso su richiesta della zona. Una novità che però non viene vista di buon occhio da tutti.

Fino al mese di giugno, un equipaggio della società di elitrasporto svizzera Air Zermatt è stazionato nella regione del Khumbu con un elicottero della Fishtail Air nepalese. Il servizio, inaugurato in aprile, assicura interventi fino a 7000 metri.

L’idea di collaborazione fra le due compagnie è nata nel novembre 2009 dopo il riuscito recupero da parte di Air Zermatt del corpo dello sloveno Tomaz Humar – considerato uno dei più forti alpinisti al mondo – morto mentre tentava l’ascesa della parete sud del Langtang Lirung.

Finora nella regione dell’Himalaya il soccorso con l’elicottero era garantito soltanto in zone in cui era possibile atterrare. Ora, l’Air Zermatt sta esportando la tecnica di recupero tramite il verricello, tecnica grazie alla quale è possibile soccorrere anche in parete gli alpinisti feriti.

Si tratta di un’operazione di salvataggio nel corso della quale un medico o un soccorritore specializzato vengono calati mediante un argano di piccole dimensioni dall’elicottero in volo stazionario sul luogo dell’infortunio. Sulla parete rocciosa, vengono prestati i primi aiuti, poi, il medico e il ferito si agganciano alla fune e vengono portati penzoloni sotto l’elicottero in un posto sicuro o al prossimo eliporto.

In Svizzera, questa tecnica di recupero è utilizzata dagli anni Settanta. Nel 1971, la Air Zermatt ha effettuato il primo salvataggio diretto dalla parete nord del Cervino . Da allora la tecnica è stata costantemente sviluppata. Così, spiega a swissinfo.ch Gerold Biner, pilota della società di elitrasporto vallesana, un terzo delle 1500 operazioni di soccorso effettuate in un anno in Svizzera sono prestate mediante il verricello.

Addestramento su misura

Lo scorso mese, cinque collaboratori della Fishtail Air nepalese hanno svolto delle esercitazioni a Zermatt, in Vallese, e hanno avuto la possibilità di conoscere più da vicino questo tipo di intervento. Sebbene Biner non abbia dubbi sulle capacità dei piloti nepalesi, il collaboratore dell’Air Zermatt rammenta che le operazioni di soccorso con il verricello necessitano di un addestramento specifico. «Volare con un cavo sotto l’elicottero al quale è attaccata una persona non è affatto semplice».

La formazione dei primi piloti nepalesi, prevista questa estate nelle Alpi svizzere, sarà possibile soltanto se si troveranno degli sponsor. Intanto, la presenza dell’equipaggio di Air Zermatt in Nepal, precisa Biner, potrebbe comunque già suscitare un certo interesse fra le compagnie specializzate nell’organizzazione di trekking o spedizioni nello Stato himalayano.

Meno morti in montagna

«Questo tipo di recupero salverà sicuramente molte vite, poiché persone con ferite leggere o problemi di salute, come il mal di montagna, potranno in futuro essere soccorse», ritiene lo svizzero Kari Kobler, uno dei più importanti organizzatori di spedizioni sugli ottomila e al momento impegnato in un’ascesa dell’Everest.

Kobler ricorda comunque che le condizioni in Himalaya e nelle Alpi sono completamente diverse. Infatti, le distanze fra gli eliporti e le aree di scalata sono notevolmente maggiori e ciò limiterà sicuramente la possibilità di intervento con questa nuova tecnica. Inoltre, molti clienti, continua Kari Kobler, non hanno un’assicurazione che paghi i costi di un’operazione di elisoccorso.

Alpinismo himalayano a una svolta?

Non tutti però accolgono favorevolmente questa novità. Fra questi c’è anche l’alpinista esperto Oswald Oelz, dottore e scrittore, che guarda con sospetto a questo sviluppo del soccorso nell’Himalaya.

«Si sta in parte uccidendo l’avventura», ha affermato Oelz a swissinfo.ch. «Tra un paio d’anni, si potrebbe rivivere in Nepal ciò che avviene ora sulla parete nord dell’Eiger. Alle prime difficoltà, si chiama l’elicottero. In passato, dovevi combattere e trovare il modo di uscire da solo dai guai».

Oelz è considerato uno dei massimi ricercatori nel campo del mal di montagna e dell’edema polmonare da alta quota. È inoltre un alpinista estremo, noto a livello internazionale: ha scalato i sette monti più alti di tutti i continenti – è stato il terzo al mondo a riuscire nell’impresa. Nel 1978, ha inoltre accompagnato, con un altro medico, la prima scalata dell’Everest senza bombole d’ossigeno di Reinhold Messner e Peter Habeler.

L’idea che un elicottero possa venire in soccorso, ribadisce Oelz, crea una «falso senso di sicurezza» visto che un velivolo non può decollare con il brutto tempo. Teme inoltre che l’utilizzo dell’elicottero a quote fino a poco tempo fa ritenute irraggiungibili potrebbe trasformare l’Everest in una «Disneyland», così come è già capitato al Cervino.

Punto di vista condiviso anche da Gerold Biner dell’Air Zermatt. Secondo il pilota, tra non molto sarà possibile raggiungere la vetta dell’Everest in elicottero. Gli elicotteri, spiega Biner, possono già raggiungere 9000 metri di quota – l’Everest è alto 8,840 metri – anche se al momento non sono autorizzati a superare i 7000 metri.

Dale Bechtel, swissinfo.ch
(Traduzione e adattamento dall’inglese, Luca Beti)

La società di elitrasporto della famosa località vallesana ha iniziato la sua attività nel 1968. Rispondeva alla necessità di avere una base operativa a Zermatt.

Le Alpi vallesane erano sempre più spesso teatro di gravi incidenti che richiedevano l’immediato intervento di elicotteri. L’aeroporto di Sion non riusciva però più a rispondere con tempestività alle numerose richieste di soccorso.

Inizialmente, l’elicottero della Air Zermatt decollava da Täsch – a causa dell’opposizione della popolazione del villaggio turistico – e poi, dopo che i timori iniziali si erano sopiti, da Zermatt.

Il primo elicottero in sua dotazione fu un’Agusta-Bell 206A JetRanger, a cui fece seguito, nel 1969, un SA 3160 Alouette III HB-XDA.

Nella primavera del 1971 la Air Zermatt con un apparecchio dotato di argano portò in salvo due alpinisti tedeschi rimasti bloccati sulla famosa parete nord dell’Eiger.

L’azienda, nel frattempo, oltre all’eliporto, situato alla periferia nord del paese di Zermatt, dispone di basi operative a Sion, Gampel e Raron dove vengono effettuati i lavori di manutenzione più impegnativi.

Oggigiorno, la flotta effettua annualmente 1’000-1’500 interventi di salvataggio.

Il 29 aprile 2010, un equipaggio di salvataggio composto dalla nepalese Fishtail Air e dalla svizzera Air Zermatt hanno effettuato il salvataggio con il verricello di tre alpinisti spagnoli.
I tre sono stati evacuati da 6950 metri sull’Annapurna nel Nepal. Stando a una rivista specializzata, è stato il salvataggio con verricello più alto della storia.

Non ce l’ha fatta invece il quarto membro della spedizione, Tolo Calafat, morto a circa 7600 metri dopo aver raggiunto la vetta della montagna nepalese.

Tre giorni prima, il team di soccorso aveva tratto in salvo sette alpinisti coreani dal campo 2 del Manaslu.

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