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Asilo: sempre di più i paesi «sicuri»

La sorte dei richiedenti l'asilo si deciderà più rapidamente in base al loro paese di provenienza Keystone

Dal primo agosto una lista di 39 paesi ritenuti sicuri guiderà le decisioni dell’Ufficio federale dei rifugiati.

Non si entrerà più in materia se chi deposita una richiesta d’asilo proviene da un paese riportato sulla lista.

Per la prima volta, l’Ufficio federale per i rifugiati (UFR) pubblica una lista di paesi ritenuti sicuri, vale a dire nei quali si ritiene non avvengano persecuzioni o violazioni dei diritti umani. La conseguenza: a partire dal primo d’agosto l’UFR non entrerà più in materia delle richieste di persone provenienti da una quarantina di paesi.

«Si tratta di una misura amministrativa», spiega a swissinfo Dominique Boillat, portavoce dell’UFR. «In questo modo si dovrebbe accelerare la procedura». In altre parole dopo aver deciso in base alla lista se una domanda d’asilo può essere presa in considerazione, non resta che valutare le modalità di un eventuale rimpatrio dei richiedenti. Un percorso decisionale che prenderà pochi giorni in tutto.

Anche se la decisione dovesse essere di non entrata in materia, in determinati casi ai richiedenti resta la possibilità di rimanere a titolo provvisorio in Svizzera. «Si tratta ad esempio di persone che sono minacciate da associazioni mafiose e che il loro paese d’origine non può proteggere, o di donne che hanno subito delle violenze sessuali», spiega Boillat. Tuttavia anche queste persone non verranno ufficialmente riconosciute come rifugiati.

Gli strascichi dell’iniziativa sull’asilo

Il clima negli ambienti svizzeri che si occupano d’asilo è cambiato in seguito alle discussioni originate dall’iniziativa UDC che proponeva di adottare delle misure restrittive nei confronti degli aspiranti rifugiati. Respinta di misura, l’iniziativa ha denotato un certo disagio della popolazione elvetica nei confronti della propria politica d’asilo.

La lista dei paesi sicuri, «Safe Countries», è una conseguenza di questo clima. Non solo viene pubblicata ufficialmente per la prima volta, ma è anche più lunga di quanto non lo sia mai stata.

Un problema di definizioni

Per l’UFR, la definizione di paese sicuro non è la stessa valevole per il comune cittadino, fa notare Dominique Boillat. Il portavoce dell’UFR spiega che per la Confederazione il criterio principale è il rispetto dei diritti umani e delle convenzioni internazionali in un determinato paese.

Per un cittadino qualunque invece, un paese è sicuro quando ci si può muovere al suo interno come turista senza problemi. L’esempio classico è la Cina: non è necessario adottare delle misure particolari per visitarla e tuttavia dal punto di vista del rispetto dei diritti umani ci sono notevoli problemi.

Nove più trenta

Finora la lista, mai pubblicata, comprendeva nove paesi: Albania, Bulgaria, Gambia, Ghana, India, Lituania, Mongolia, Romania e Senegal. A questi si aggiungono ora gli attuali 15 stati dell’Unione Europea (UE) e i membri dell’Associazione europea di libero scambio Lichtenstein, Norvegia e Islanda.

Anche Bosnia Erzegovina e Macedonia sono considerati ormai paesi sicuri. Il Consiglio federale ha poi completato la lista con i dieci paesi che andranno a raggiungere l’UE (Estonia, Ungheria, Lettonia, Lituania, Pologna, Repubblica ceca, Repubblica slovacca, Slovenia, Malta e Cipro).

La nuova lista sarà aggiornata una o due volte l’anno. Gli aggiornamenti saranno proposti dallo stesso UFR in particolare quando si verificheranno situazioni d’emergenza.

swissinfo e agenzie

39 paesi sulla lista delle «Safe Countries»
Tra di questi: Albania, Bulgaria, Bosnia Erzegovina, Gambia, Ghana, India, Lituania, Macedonia, Mongolia, Romania e Senegal
Si aggiungono i 15 paesi dell’Unione europea e i 10 che attendono di entrarvi
Norvegia, Islanda e Lichtenstein completano la lista

Nel 2002 la Svizzera ha esaminato 26’125 domande d’asilo. 2953 richiedenti (11,3%) provenivano da paesi ritenuti sicuri.

Con la nuova lista di 39 paesi in cui si ritiene non avvengano persecuzioni o violazioni dei diritti umani, l’Ufficio federale dei rifugiati intende accelerare la procedura d’esame delle richieste.

Se il paese da cui proviene il richiedente si trova sulla lista, l’UFR non entrerà in materia e la persona verrà invitata, salvo in casi eccezionali, a lasciare la Svizzera.

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