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Asta contrastata, ma milionaria per Giacometti

1,6 milioni di euro sono stati spesi per "la gabbia", un'opera della maturità Keystone

Con un verdetto dell'ultimo minuto l'asta di Christie's a Parigi ha avuto luogo. Solo 24 sculture, delle 36 in vendita, sono state assegante a prezzi insperati.

Il ricavato serve a coprire le spese giudiziarie di una diatriba senza fine fra gli eredi.

Neanche un’ora è durata la vendita ad incanto di opere delle scultore svizzero Alberto Giacometti (1901-1966). Le opere, messe all’asta sabato a Parigi e acquistate in un baleno, erano parte dell’eredità della moglie dell’artista, Annette.

La vendita forzata era stata richiesta a febbraio da Hélene De Camara, amministratrice giudiziaria della successione dell’eredità Giacometti, per coprire le spese causate dalle due parti che si ritengono legittime proprietarie. Una lotta che dura dalla morte della vedova di Alberto, Annette nel 1993.

I precedenti

Il conteso vede da una parte l’associazione, fondata dalla vedova Giacometti per gestire l’eredità artistica di Alberto, e i due fratelli della vedova, Michel e Claude Arm. Questi si ritengono a loro volta eredi legittimi della collezione di bronzi di un valore calcolato intorno a 122 milioni di euro.

A febbraio 2002 l’amministratrice De Camara aveva chiesto ufficialmente di poter vendere alcune opere per coprire le enormi spese ancora aperte. Ma, con il verdetto del tribunale di prima istanza, l’associazione era riuscita a bloccare l’asta, temendo una dispersione delle opere. Dall’istanza di ricorso l’amministratrice ha invece ottenuto il permesso di vendere delle 36 opere.

Il verdetto è arrivato venerdì in serata, poche ore prima dell’apertura dell’asta, creando un certo scompiglio fra gli organizzatori e aumentando considerevolmente l’interesse per l’avvenimento.

Asta appassionante

Sono rare le occasioni in cui sul mercato si trovano tante opere di Giacometti contemporaneamente. Non è un caso che il pubblico non si sia fatto aspettare; già il catalogo era andato a ruba.

Oltre 350 persone si sono accalcate nella sala del prestigioso albergo parigino Drouot, mentre una cinquantina di compratori anonimi hanno fatto le loro offerte per telefono. Il commissario dell’asta, François de Ricqlès ha affermato prima di aprire la vendita: “Il mondo intero è collegato al telefono”.

Dal Giappone, dagli USA e dalla Germania: la vendita ha suscitato interesse. E l’andamento delle vendite ha superato le speranze. Seguendo le direttive dell’amministratrice, i responsabili di Christie’s si sono fermati appena superata la soglia di fondi necessaria a coprire gli scoperti giudiziari.

Prezzi incredibili

I prezzi hanno superato tutte le aspettative, dimostrando come l’arte non conosca crisi. O piuttosto si conferma l’interesse per i valori sicuri – come Giacometti che è ormai un classico della scultura moderna – non conoscono congiuntura e attirando sia appassionati che investitori.

Nel caso dell’asta di Parigi si è poi dimostrata particolarmente interessante la varietà dell’offerta, con opere di diverse stagioni dello scultura bregagliotto. La scultura di bronzo “la Cage”, alta 90 centimetri ha addirittura raggiunto il doppio del valore stimato. Il compratore, il collezionista e mercante d’arte basilese Ernst Beyeler, ha sborsato ben 1,6 milioni di euro per assicurasi l’opera della maturità.

In tutti i casi si trattava di bronzi originali, ma fusi in più copie che non dovrebbero intaccare la rappresentatività della collezione. E vista la ricchezza delle offerte non è nemmeno stato necessario vendere tutte le 36 opere. Solo 24 fra gli accorsi hanno potuto assicurarsi un’opera.

Ma finita l’asta non sono finite le diatribe fra gli eredi. Le spese sono pagate, ma non si è ancora trovata una soluzione per la fondazione, desiderata da Annette per gestire il lascito. Sui due fronti rimangono i fratelli Arm e l’associazione dedicata ad Alberto Giacometti che vorrebbe diventare fondazione.

swissinfo

36 opere erano in vendita
Dopo un’ora l’asta è stata chiusa
Il traguardo di 6 milioni di euro era raggiunto
Tale è la somma di debito verso i tribunali francesi per l’annosa diatriba fra gli eredi dello scultore elvetico

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