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Athos Gallino: il piacere sereno di aiutare il prossimo

Castelgrande a Bellinzona, dichiarato dall'Unesco patrimonio architettonico mondiale assieme agli altri due manieri bellinzonesi, restaurato grazie all'aiuto di un mecenate amico del dottor Athos Gallino Keystone Archive

Ottant'anni ma non li dimostra. Per il dottor Athos Gallino è proprio il caso di dirlo. Nonostante l'età della pensione maturata già da quasi due decenni, Athos Gallino, nato a Biasca e bellinzonese doc di adozione, continua a visitare pazienti nel suo studio medico. Con un'attività professionale, politica ed umanitaria di grande rilievo alle spalle, ha al suo attivo la promozione e la realizzazione di numerosissime opere mediche, sociali e culturali non solo in Svizzera ma anche in numerosi Paesi in via di sviluppo.

Costruire un bagno pubblico; realizzare un impianto idroelettrico; far regalare da un amico la collezione di quadri alla collettività per costituire una galleria d’arte civica, collaborare ad allestire in uno dei tre castelli un museo archeologico; vendere una caserma per farne una scuola; restaurare, con l’aiuto di un generoso mecenate Castelgrande (dichiarato recentemente dall’Unesco patrimonio culturale mondiale); costruire un moderno ed attrezzato centro sportivo; favorire lo sviluppo ospedaliero attraverso cospicue donazioni da parte di Fondazioni e di privati. Sono queste le mie migliori gratificazioni.

Ho potuto realizzare la maggior parte di queste opere quando per vent’anni, tra il 1968 ed il 1988, sono stato sindaco di Bellinzona e l’ho fatto, ovviamente assieme ai membri dell’esecutivo e del legislativo. Poter vedere la mia città continuamente abbellirsi con la ristrutturazione del Teatro Sociale, la sistemazione di Piazza del Sole, la costruzione di una casa per anziani, l’insediamento di un importante istituto per la ricerca in bio medicina, la pedonalizzazione del centro storico sono esperienze indimenticabili.

Nella mia attività ho avuto poi l’opportunità di vivere un’altra esperienza straordinaria quale primario di ginecologia per oltre 34 anni all’ospedale San Giovanni di Bellinzona. Nell’esercizio della professione ho infatti potuto godere di eccellenti opportunità logistiche, di personale e di attrezzature che si sono riflesse sulla qualità delle prestazioni ai pazienti.

Sono nato in una famiglia di modeste condizioni e conosco il valore del denaro. Con il lavoro, che mi ha sempre entusiasmato, sono riuscito a creare per me e la mia famiglia una tranquilla situazione economica e finanziaria che non mi ha però consentito di tapparmi gli occhi, di voltarmi semplicemente dall’altra parte. Per questo quando ho avvertito la necessità di cercare un impegno per poter aiutare il prossimo, ho voluto farlo senza retribuzioni di alcun genere.

Nel Comitato internazionale della Croce Rossa ed in qualità di membro del suo consiglio esecutivo mi sono confrontato con l’immane dolore di chi non non è protetto dalla mostruosa violenza della guerra, ho visto la speranza di chi riesce a scampare alla morte rifugiandosi all’ombra dell’unico emblema in grado di proteggerlo esistente nel mondo, l’emblema del Cicr. Per la Croce Rossa sono stato in missione in Africa, in Sudan, Mozambico, Zimbabwe, Etiopia; in Asia, in Vietnam. Cambogia, Filippine, Birmania, Pakistan; in America centrale e del Sud, Nicaragua, Salvador, Guatemala, Colombia, Perù, Argentina.

Quando partivo per una missione, chiudevo lo studio, rinunciavo ad operare in ospedale, sacrificavo entrate finanziarie che altri colleghi avrebbero invidiato. Ma ottenevo però un guadagno che non ha prezzo, che va al di là del valore materiale, economico, finanziario: il mio salario era il piacere di dare una mano ai meno fortunati tra i più sfavoriti del mondo.

Ancora oggi ho impresso nella mente gli occhi delle migliaia di persone, specialmente donne e bambini che, a causa delle mine antiuomo dissennatamente disseminate a migliaia, avevano piedi o gambe amputati. Persone che non potevano contare neanche su una misera, sgangherata, stampella. Dall’incontro con quelle realtà è poi germogliata l’idea di creare un Fondo mondiale per disabili di guerra, attraverso il quale il Cicr è stato in grado di allestire, nelle zone devastate dai conflitti, ben diciotto centri per la fabbricazione di protesi, stampelle e sedie a rotelle per poter ridare un minimo di dignità fisica a centinaia di migliaia di invalidi.

Aiutare nell’anonimato è stata un’esperienza di vita che mi ha reso felice, mi ha ampiamente ripagato degli sforzi, dei rischi, del tempo sacrificato, delle sfacchinate che impongono le missioni umanitarie nelle zone conflittuali delle regioni povere del mondo. Aiutare gente che aveva perso tutto, meno la vita, è stata per me una delle tante opportunità che il destino mi ha concesso per poter continuare ad essere sereno e contento.

Athos Gallino

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