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Avanza la “Tela di ragno”

In Svizzera, l'inchiesta è coordinata dalla magistratura ginevrina swissinfo.ch

Ma l'operazione internazionale anti-riciclaggio, lanciata lunedì dall'Italia, non ha ancora portato a nessun arresto in Svizzera.

Proseguono a pieno regime le indagini legate all’operazione «Tela di ragno», lanciata ieri a livello internazionale per sgominare una rete di riciclaggio di denaro sporco gestita dalla mafia russa.

In Svizzera gli inquirenti hanno compiuto alcune perquisizioni e stanno ascoltando numerosi testimoni, ma finora non hanno ancora arrestato nessuno.

Indagini in tre cantoni svizzeri

L’operazione «Tela di ragno» è condotta dalla Procura nazionale antimafia italiana in collaborazione con la Procura distrettuale di Bologna, con la polizia di stato, con l’Fbi e con le autorità di diversi paesi europei.

In Svizzera le indagini sono coordinate dal giudice istruttore ginevrino Marc Tappolet, al quale l’Ufficio federale di Polizia (UFP) ha trasmesso una richiesta di assistenza giudiziaria proveniente dall’Italia. L’informazione è stata confermata dal magistrato, secondo cui «le indagini sono in corso a Ginevra, San Gallo e in Ticino».

In tutti e tre i cantoni sono in corso le audizioni di persone sospettate di essere coinvolte nella vicenda, ha aggiunto il giudice ginevrino. A Ginevra sono state condotte alcune perquisizioni e sono stati sequestrati documenti: «due società sono state controllate, ma finora non vi sono stati arresti», ha indicato il procuratore generale Daniel Zappelli.

Perquisizioni in Ticino, arresti in Italia

In Ticino, nella regione di Bellinzona, sono state perquisite la sede e l’abitazione del direttore di una società ticinese di intermediazione probabilmente coinvolta nella vicenda, ha riferito il procuratore Giovan Maria Tattarletti. Perquisizioni sono state condotte anche nel canton San Gallo, non è stato però possibile ottenere oggi informazioni in merito.

Lunedì, nel quadro dell’operazione sono stati compiuti numerosi arresti e perquisizioni in Italia, Francia, Germania e Principato di Monaco. In tutta Europa gli inquirenti hanno finora sequestrato beni per circa 100 milioni di euro. Solo in Italia, dove sono già state arrestate 50 persone, gli indagati sono 150.

Secondo le prime ricostruzioni, il flusso di denaro proveniente dai Paesi dell’ex Unione sovietica giungeva in Italia e negli altri Paesi europei attraverso bonifici o false fatturazioni. Tornava poi in Russia con complicati schemi di passaggio di denaro, ma anche attraverso merci come macchinari, mobili, legname, capi di abbigliamento.

Rimini al centro del sistema

Fulcro del processo di riciclaggio è una società di Rimini, la Prima, la cui ragione sociale le permetteva di essere attiva in diversi settori, dal marketing alla gestione, passando per l’informatica, il commercio, l’immobiliare ecc.

Diretta dai fratelli russi Oleg e Igor Berezovski, la Prima serviva da piattaforma girevole per il riciclaggio di denaro.

In Svizzera, secondo l’atto d’accusa di 600 pagine della procura di Bologna, di cui swissinfo è a conoscenza, la società Prima disponeva di molti agganci, tra i quali gli inquirenti menzionano la Transrail Holding a San Gallo, la Camasa in Ticino e due società finanziarie di Ginevra, l’Olympia Investments and Magagement e V&I Financial. Società che sono state perquisite dagli inquirenti svizzeri.

Già interrogato dalla polizia elvetica nel maggio del 2000, un ex dirigente russo dell’Olympia aveva affermato che la società ginevrina aveva ottenuto l’esclusiva della distribuzione delle sigarette Philip Morris per Mosca e dintorni, vale a dire il 30percento del mercato russo.

Ci si può chiedere perché questa piccola società di Ginevra, che non possiede nemmeno degli uffici propri dato che è domiciliata presso una fiduciaria, abbia ottenuto un tale contratto.

Legami con la Bank of New York

La vasta operazione italiana fa seguito a un’inchiesta condotta fin dal 1999 sulle transazioni finanziarie effettuate dalle società Benex, Lowland e Bacs, attraverso i conti che detenevano presso la Bank of New York.

Sette miliardi di dollari erano transitati sui conti di queste società, controllate di fatto dalle banche russe. Lucy Edwards, vice presidente della divisione Europa dell’est della Bank of New York, e suo marito, Peter Berlin, hanno servito da intermediari per riciclare fondi criminali provenienti dalla Russia.

Il denaro lasciava illegalmente il paese, passava da Nuova York, poi veniva suddiviso su diversi conti offshore. Almeno 850 milioni di franchi svizzeri, provenienti dalla Bank of New York, sono così transitati dalla Svizzera.

Apparentemente poco preoccupati per le inchieste in corso, i mafiosi hanno continuato le loro operazioni di riciclaggio, attribuendo semplicemente alla società italiana Prima il ruolo centralizzatore, svolto da Benex, Lowland et Becs prima che il traffico venisse scoperto negli Stati Uniti.

swissinfo/Luigino Canal e agenzie

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