Prospettive svizzere in 10 lingue

Bambini? Comunicatori nati…

I bambini hanno una grande capacità di apprendimento Keystone

Una ricerca sull'italiano degli immigrati in Ticino evidenzia due aspetti che favoriscono l'apprendimento della lingua a sud delle Alpi: l'età e il lavoro.

L’indagine sociolinguistica, pubblicata nel secondo volume “La Terza lingua”, è stata curata dall’Osservatorio linguistico della Svizzera italiana (OLSI).

In Ticino l’italiano rappresenta indubbiamente la lingua dell’integrazione: si parla a scuola, in ufficio, tra la gente. E’ la lingua della socializzazione. In alcuni casi diventa anche la lingua parlata in casa tra alcune componenti della famiglia come, per esempio, tra fratelli o sorelle.

L’italiano viene appreso con maggiore facilità dai bambini – sia stranieri, sia svizzero tedeschi – che dopo un paio d’anni raggiungono la completa padronanza della lingua e una competenza vicina a quella dei nativi.

I piccoli non italofoni mostrano insomma una grande facilità comunicativa e una spiccata sensibilità lessicale che permette loro, come osserva la ricercatrice Emese Gulacsi Mazzucchelli, di mettere in campo numerose strategie di comunicazione, compreso il linguaggio dei gesti.

Facilitati nell’apprendimento della lingua anche gli immigrati che svolgono un’attività professionale; la necessità di comunicare in italiano è infatti di gran lunga superiore rispetto a chi lavora in casa (generalmente le donne).

Divario tra genitori e figli

L’apprendimento di una nuova lingua richiede comunque sempre molti sforzi e la realtà indica che un grande numero di immigrati dell’immigrazione recente, non raggiunge livelli di competenze linguistiche avanzate.

L’osservazione delle famiglie mette inoltre in luce le differenze, spesso sostanziali, delle competenze linguistiche dei genitori e dei figli. Differenze che appaiono evidenti già a pochi mesi dall’arrivo in Ticino.

“Il celere sviluppo della competenza in italiano dei bambini iscritti alla scuola dell’infanzia e alle elementari, è lampante”, spiega Emese Gulacsi Mazzucchelli. “I bambini vengono infatti a contatto con l’italiano tanto in un contesto di insegnamento guidato, quindi formale, quanto nel contesto informale della socializzazione”.

Il peso della motivazione

Nell’apprendimento di una lingua, nel nostro caso dell’italiano, la motivazione gioca un ruolo fondamentale. “C’è chi desidera imparare l’italiano – osserva la ricercatrice – unicamente per soddisfare dei bisogni minimi di comunicazione, prevalentemente legati alla quotidianità”.

E’ il caso, per esempio, di molti svizzero tedeschi residenti nella regione del Locarnese. Non sentono la necessità di imparare l’italiano perché in questa regione del Ticino possono tranquillamente vivere parlando la loro lingua di origine.

E non solo perché nella maggioranza dei casi vengono capiti molto bene, ma anche perché nella regione di residenza ci sono molti germanofoni con i quali comunicare senza sforzo.

Ma è ovvio che le aspettative di integrazione tra uno svizzero tedesco, un immigrato o un rifugiato politico, sono semplicemente imparagonabili. Per molti immigrati l’acquisizione di un buon livello di competenza linguistica rappresenta l’unica scelta possibile, oltre che un investimento per il futuro.

E’ inoltre possibile supporre che, rispetto agli altri immigrati, gli svizzero tedeschi “non vivano tendenzialmente la stessa distanza culturale e linguistica nei confronti del Canton Ticino e dei ticinesi”.

Quel senso di gratitudine

Spesso di estrazione socioculturale modesta, gli adulti stranieri sono approdati in Ticino spinti dai venti di guerra o da gravi conflitti politici nei loro paesi di origine. E sovente le loro lingue di origine, come l’albanese o il serbo-croato, godono di scarso prestigio a livello internazionale.

“La costante che caratterizza questo gruppo – sottolinea Emese Gulacsi Mazzucchelli – è il sentimento di gratitudine verso il Paese ospite e nei confronti delle opportunità socioprofessionali che esso offre”.

La conoscenza dell’italiano assume dunque una chiara valenza di integrazione e uno strumento contro i rischi di isolamento, condizione purtroppo di molte donne immigrate, relegate nei ruoli tradizionali e tra le mura domestiche.

Non mancano tuttavia gli esempi positivi, ossia quelli di madri e casalinghe che hanno imparato l’italiano in un tempo relativamente breve e raggiungendo un livello di competenza molto avanzato.

Questo dimostra, in parte, che nel complesso percorso dell’integrazione i fattori determinanti sono molteplici, a cominciare dalla storia e dal bagaglio personale di ogni immigrato.

swissinfo, Françoise Gehring, Bellinzona

19 immigrati divisi in 2 gruppi (stranieri e svizzero tedeschi, bambini e adulti): questo il campione della ricerca qualitativa
Dai 30 ai 45 anni la fascia di età degli adulti
Dai 2 ai 10 anni il periodo di residenza in Ticino
In base al censimento federale del 2000 i non italofoni in Ticino erano 51 mila 849

Osservare il fenomeno dell’integrazione linguistica degli immigrati in Ticino aiuta a valutare il grado di vitalità della lingua nel suo territorio e a vedere fino a che punto riesce a imporsi a immigrati di varie origini e a continuare ad essere lo strumento indispensabile per una vita sociale completa nel Cantone.

Da questo punto di vista la situazione ticinese è senz’altro positiva e incoraggiante in modo determinante nel caso dei bambini alloglotti, che mostrano una grande capacità di apprendimento.

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