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Banche: risoluzione contro il terrorismo

Misure di autoregolazione e più informazione dagli inquirenti: dodici grandi banche si organizzano contro il crimine organizzato.

Dodici grandi banche internazionali, tra cui UBS e Credit Suisse Group (CSG), intendono combattere più energicamente le fonti di finanziamento del terrorismo. Insieme hanno approvato una risoluzione in cui enunciano una serie di principi per rafforzare la collaborazione con le autorità.

«La lotta contro il terrorismo rappresenta una nuova sfida», rilevano in una nota diramata lunedì le 12 banche firmatarie della «Dichiarazione di Wolfsberg», dal nome del centro di formazione dell’UBS di Ermatingen (TG). Infatti, «i fondi utilizzati per finanziare il terrorismo non derivano necessariamente da una attività criminale», contrariamente ai flussi legati al riciclaggio di denaro, sui quali il gruppo di banche si era già dato un codice di condotta nell’ottobre 2000.

Difficile localizzazione

Individuare questi fondi è dunque più difficile e richiede nuovi strumenti, ha detto Claudia Kraaz, portavoce del CSG. La dichiarazione sulla «soppressione delle fonti di finanziamento del terrorismo», elaborata durante una riunione tenutasi dal 9 all’11 gennaio scorsi al Wolfsberg, getta le basi di un controllo più severo.

Le banche firmatarie lanciano un appello alle autorità, rilevando l’importanza che riveste per loro la compilazione di elenchi ufficiali di sospetti e di organizzazioni contenenti un massimo di particolari.

Oltre al nome, gli istituti finanziari auspicano in particolare di poter conoscere date e luoghi di nascita dei sospetti, come pure il numero dei documenti di identità. Più le informazioni sono precise, meglio le banche potranno scoprire i movimenti anormali.

Piccole cifre

Contrariamente a quanto avviene con le attività di riciclaggio, che toccano generalmente la gestione di patrimoni (private banking) e dove sono in gioco grosse cifre, le fonti di finanziamento del terrorismo sono spesso costituite da piccole somme, ha spiegato Claudia Kraaz.

Nel mirino delle banche sono in particolare certi uffici di cambio, come pure gli affari con la piccola clientela (retail banking). La lotta richiede un coordinamento accresciuto tra attori politici e finanziari da un canto e tra i diversi paesi dall’altro, rileva ancora la nota delle 12 banche, la cui «dichiarazione» è stata elaborata insieme a Transparency International, un’organizzazione non governativa che combatte la corruzione.

Oltre a UBS e CSG, le banche firmatarie sono ABN Amro, Banco Santander Central Hispano, Bank of Tokyo-Mitsubishi, Barclays Bank, Citigroup, Deutsche Bank, Goldman Sachs, HSBC, J.P. Morgan Chase e Société Générale.

A tutt’oggi, una settantina di conti sospetti in rapporto con il terrorismo sono stati bloccati in Svizzera. La somma totale congelata è di circa 40 milioni di franchi, ha rammentato la portavoce del Credit Suisse Group.

swissinfo e agenzie

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