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Battaglia legale tra gli eredi Thyssen

Il barone Von Thyssen ripreso nei giardini della favolosa Villa Favorita, sul lago di Lugano Keystone Archive

Guerra di avvocati tra i familiari del barone Hans Heinrich Thyssen-Bornemisza, il collezionista d'arte morto lo scorso 26 aprile a 81 anni.

Lotta, senza esclusione di colpi, tra gli eredi Thyssen. I familiari di uno dei collezionisti d’arte più famosi del mondo – con un’incredibile serie di tele, da Caravaggio a Monet – decretano la fine della leggenda dell’ex magnate dell’acciaio, stritolata dalla guerra legale ingaggiata per conquistare un patrimonio miliardario.

Patto tradito dai contendenti

Il barone Hans Heinrich Thyssen-Bornemisza è morto il 26 aprile, a 81 anni. Ma già il 15 febbraio, a Basilea, era stato siglato un ‘patto’ tra i contendenti. Patto rotto tra la moglie Carmen Cervera e Borja (il figlio avuto da quest’ultima prima delle nozze) e gli altri eredi del barone.

L’eredità vale 4 miliardi e mezzo di franchi svizzeri, con società che hanno sede in uno dei paradisi fiscali per eccellenza, le Bermuda, e che permettono di amministrare il patrimonio. Società adesso nei mirini degli avvocati.

In più c’è la collezione ‘alimentata’ da Thyssen con quasi un acquisto alla settimana, nell’arco di quaranta anni. Una collezione d’arte con autori del calibro di Van Gogh, Degas, Picasso. Unico rammarico per il defunto barone, il non essere riuscito ad acquistare un Leonardo da Vinci: «Il principe del Liechtenstein me lo aveva promesso – confessò in più occasioni Hans Heinrich Thyssen-Bornemisza – ma poi ha venduto agli americani».

Mogli, figli, parenti …

Quattro le mogli che si sono susseguite nella vita di Thyssen, Maria Teresa von Lippe-Weissenfeld, Fiona Campbell, Denise Shorto e Carmen Cervera, l’ultima, per gli amici Tita. Delle donne, il barone che fu un grande amatore, diceva «I quadri sono meglio delle donne. Perché una volta che li hai pagati, se ne stanno tranquilli alle pareti».

Nel 1985 Thyssen chiese ad un tribunale britannico la restituzione – da Denise Shorto – di gioielli per un valore di 77 milioni di dollari, che – secondo il barone – rappresentavano un «acquisto a scopo di investimento», mentre la donna si rifiutava di riconsegnarli, valutandoli tuttavia «solo» 25 milioni di dollari.

Uniti contro l’ultima arrivata

Sono i figli delle precedenti mogli, che hanno iniziato una battaglia legale con l’obiettivo di entrare in possesso del patrimonio. Georg, Francesca e Alexander, in particolare, combattono contro la matrigna Carmen. Lei, che convinse il marito a trasferire a Madrid 850 opere d’arte, con la motivazione che a Lugano, nella Villa Favorita, «non c’era più spazio».

Si registrarono allora offerte dalla Germania e dall’Inghilterra, con la disponibilità di «spazi adeguati alla collezione». Ma lo Stato spagnolo propose di ospitare 775 capolavori nel Palacio de Villahermosa (appositamente ristrutturato) di fronte alPrado, nella capitale; mentre altre 75 andavano nel Monasterio de Pedralbes, a Barcellona.

swissinfo e agenzie

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