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Berna-Tripoli: Berlino s’avvicina

Da Madrid a Berlino imagepoint

Svizzera e Libia hanno scelto venerdì – nel corso della riunione indetta da Spagna e Germania a Madrid per risolvere la crisi diplomatica – i rispettivi giudici che tenteranno di far luce sulle circostanze dell'arresto di Hannibal Gheddafi a Ginevra.

La notizia è stata comunicata venerdì sera dal rappresentante spagnolo presente all’incontro, il quale ha precisato che i due paesi devono ancora confermare ufficialmente i nomi dei magistrati. Il procedimento arbitrale prenderà il via entro una settimana a Berlino.

Una volta ufficializzati, i due giudici avranno 30 giorni per nominare un terzo magistrato: la corte così formata avrà altri 60 giorni di tempo per esaminare l’incarto e pronunciarsi sui fatti, ha dichiarato il segretario generale spagnolo agli affari migratori e consolari Javier Elorza.

Nell’autunno 2009, in occasione di un primo tentativo di costituzione di un tribunale arbitrale in seguito all’accordo raggiunto a Tripoli da Hans-Rudolf Merz, la Svizzera aveva scelto come giudice la britannica Elizabeth Wilmshurst, mentre la Libia aveva optato per l’indiano Sreenivasa Pammaraju Rao.

Il rappresentante svizzero presente all’incontro, il segretario di Stato Peter Maurer, non ha dal canto suo voluto fornire dettagli sulla riunione: «No comment. Stiamo lavorando e tutto procede bene», ha affermato.

Sempre venerdì sera, il parlamento ginevrino ha respinto – in una seduta a porte chiuse – una mozione del Mouvement citoyens genevois (MCG) che chiedeva di dichiarare il figlio del leader libico persona non grata nel cantone e in Svizzera.

Il dibattito è durato meno di cinque minuti. La mozione è stata infatti respinta all’unanimità con un’astensione, ha dichiarato all’Agenzia telegrafica svizzera il liberale Renaud Gautier al termine della seduta. Il MCG ha lasciato la sala per protesta contro la decisione di tenere la seduta a porte chiuse e non ha quindi partecipato al voto.

In una dichiarazione, il presidente del parlamento Guy Mettan ha sottolineato che «il prezzo umano e politico pagato in questa vicenda è già abbastanza pesante. Si è quindi voluto evitare ulteriori atteggiamenti pubblici e dichiarazioni inappropriate che potrebbero compromettere la ricerca di una soluzione alla crisi».

swissinfo.ch e agenzie

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