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Bloccati i fondi elvetici di Gheddafi

Il ritratto di Gheddafi bruciato durante una manifestazione a Berna. Keystone

Il Consiglio federale ha deciso il blocco con effetto immediato degli eventuali fondi in Svizzera appartenenti al leader libico Muammar Gheddafi e al suo clan. Lo ha comunicato il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE).

Nel comunicato stampa del DFAE si legge che con questa misura il Consiglio federale intende condannare fermamente la violenza del clan Gheddafi nei confronti del popolo libico che è sceso in piazza per manifestare democraticamente.

Il blocco immediato dei fondi del clan Gheddafi è stato deciso per rendere omaggio alle persone che rischiano la propria vita per reclamare i diritti democratici. Il Consiglio federale ha inoltre posto le condoglianze ai famigliare delle vittime della violenza esercitata sui manifestanti.

La misura ha effetto immediato e per una durata di tre anni. Il Consiglio federale vuole evitare il rischio di appropriazione indebita di averi dello stato libico in territorio svizzero, precisa il comunicato del DFAE. È stata inoltre vietata la vendita di qualsiasi bene mobile o immobile appartenente all’entourage del leader libico.

La lista di persone comprende 26 nominativi tra cui i parenti di Gheddafi e della moglie Safia Al Barassi, il ministro dell’industria, il direttore della compagnia aerea di bandiera e il direttore dell’autorità competente per le costruzioni.

Fondi in parte già ritirati

Sull’ammontare esatto dei fondi del clan Gheddafi ancora non ci sono informazioni precise. Nel 2008, in seguito alla crisi diplomatica dovuta all’arresto del figlio del leader Hannibal a Ginevra, Gheddafi aveva trasferito circa 5,6 miliardi di averi all’estero.

Stando alle stime della Banca nazionale svizzera, a fine 2009, in Svizzera i fondi del clan Gheddafi ammontavano a circa 600 milioni di franchi e a 200 milioni in investimenti fiduciari.

La ONG Alliance Sud si è espressa a favore del blocco dei fondi constatando che per una volta Berna ha agito in modo previdente prima ancora che un capo di stato lasci il potere.

Reazioni libiche

Dal canto suo, il ministero degli esteri libico ha smentito in un comunicato che il leader abbia conti bancari svizzeri o in qualsiasi altra banca del mondo. «Noi chiediamo che la Svizzera dimostri che il fratello leader ha fondi o conti bancari nelle sue banche o in qualunque altra banca nel mondo», si legge nel comunicato.

Il ministero aggiunge che avvierà le procedure legali necessarie contro il governo svizzero per la diffusione di notizie infondate.

Il volume degli scambi economici con la Libia ammontava a quasi 500 milioni di franchi nell’agosto 2010.

In questo periodo, la Svizzera ha esportato beni per circa 100 milioni di franchi, mentre le importazioni dalla Libia hanno raggiunto un totale di quasi 400 milioni di franchi.

A causa della crisi libica, il volume annuale degli scambi economici fra la Svizzera e la Libia si è ridotto notevolmente. Nel 2008, il fatturato ammontava a circa 3600 milioni di franchi e nel 2009 ancora a circa 870 milioni di franchi.

I principali beni d’esportazione della Svizzera sono macchinari, prodotti farmaceutici, orologi, strumenti di precisione e prodotti agricoli. I prodotti d’importazione principali sono il petrolio e il gas.

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