BP: a rischio accordo Russia su Artico, proroga firma
(Keystone-ATS) A rischio l’accordo con la Russia sull’Artico, mentre i pescatori di gamberetti della Louisiana e del Texas stringono d’assedio i manager del colosso del greggio riuniti a Londra per una tumultuosa assemblea degli azionisti: non poteva essere più tormentato per Bp l’anniversario della marea nera nel Golfo del Messico.
La multinazionale del petrolio passata nell’ultimo anno da una crisi all’altra ha ottenuto ieri notte una proroga fino al 16 maggio per salvare l’accordo che prevede uno scambio di azioni pari a 16 miliardi di dollari con il gigante statale russo Rosneft per l’esplorazione del mare di Kara, un’enorme regione di 150 mila chilometri quadrati nel cuore dell’Artico. L’intesa avrebbe dovuto esser siglata oggi ma all’ultimo momento è stata presa ostaggio dalle “irragionevoli richieste” di buonuscita di quattro oligarchi russi – Mikhail Fridman, Len Blavatnik, Viktor Vekselberg e German Khan – che possiedono l’altra metà dell’attuale partner locale Tnk-Bp attraverso il gruppo Alfa-Access-Renova (Aar).
Andati su tutte le furie perchè Bp non ha negoziato attraverso di loro l’accordo con Rosneft, i quattro vogliono più soldi per uscire dall’alleanza e si sono rivolti in tribunale per bloccare l’affare. Mentre l’intesa traballa, Rosneft ha aperto “consultazioni a livello di lavoro” con altri possibili partner: Royal Dutch Shell o Exxon-Mobil potrebbero entrare in gioco se l’intesa con Bp dovesse crollare.
Gli scogli nell’accordo sull’Artico sono un nuovo colpo per l’amministratore delegato di Bp Bob Dudley che sta cercando di ricostruire la reputazione e la posizione finanziaria del gruppo dopo il disastro del 20 aprile 2010 nel Golfo del Messico. Oggi a Londra i tentacoli della marea nera sono arrivati a lambire l’Excel Centre, nel cuore dei Docklands, dove un centinaio di pescatori arrivati dalle baie di Forrest Gump hanno fatto irruzione nell’assemblea degli azionisti.
Tra loro, Diane Wilson, capitana di pescherecci da quando aveva 25 anni, che da anni si batte alla Erin Brokovich contro le industrie che inquinano, e Antonia Juhasz, una attivista che ha interrotto il presidente di Bp Carl-Henric Svanberg per leggere un messaggio di Keith Jones, il padre di uno degli 11 tecnici morti nell’esplosione sulla piattaforma Deeppwater Horizon. “Vi chiedo perché Gordon ci è stato portato via. Quella su Deepwater Horizon non è stato un atto di Dio ma un’esplosione prevedibile”, aveva scritto Jones nel messaggio.
I manifestanti sono stati allontanati con la forza, ma la protesta per la Deepwater è stato solo uno dei problemi che oggi ha confrontato Bp. Altre proteste sono arrivate dagli azionisti che hanno contestato le paghe dei top manager e bocciato la rielezione di Sir William Castell, il membro anziano del board che aveva pilotato l’elezione di Svanberg e di Tony Hayward, l’ex Ceo cacciato dopo il disastro della marea nera.