Prospettive svizzere in 10 lingue

Brusca frenata per l’accordo su UBS

La sede di UBS a Manhattan AFP

L'intesa in merito all'accordo raggiunto tra la Confederazione e gli Stati Uniti è minacciata. Martedì, infatti, il voto concorde dei deputati di destra e sinistra ha respinto il testo. La vicenda è però lungi dall'essere conclusa...

L’accordo – che prevede la trasmissione al fisco statunitense dei dati relativi a 4’450 clienti americani di UBS sospettati di frode – non suscita l’entusiasmo nemmeno da parte dei partiti di centro-destra e del governo, che lo ritengono però una sorta di male necessario.

Se approvato, il testo costituirà una breccia nel segreto bancario svizzero; ciononostante, agli occhi dei favorevoli esso appare come l’unica via possibile per risolvere il contenzioso che oppone Berna e Washington nel quadro del caso UBS.

Durante il lungo – circa cinque ore – dibattito di martedì, i rappresentanti del Partito popolare democratico (PPD), del Partito borghese democratico (PDB) e del Partito liberale radicale non hanno infatti smesso di rammentare quali gravi conseguenze economiche avrebbe un conflitto con gli Stati Uniti.

«Questo accordo non ci piace. Ci è stato imposto in virtù di una legge vecchia come il mondo, ovvero la legge del più forte. Detto questo, noi lo approveremo, poiché lo consideriamo come assolutamente necessario per ricostruire un rapporto normale con gli Stati Uniti. La posta in gioco è costituita da molti posti di lavoro: dobbiamo quindi assumerci le nostre responsabilità», ha dichiarato il radicale Charles Favre.

La sinistra esige garanzie

Dal canto suo, la sinistra non è disposta a salvare un’altra volta UBS senza un’adeguata contropartita. In particolare, sono quindi state chieste due misure: una maggiore imposizione fiscale dei salari superiori al milione di franchi e un aumento dei fondi propri dei grandi istituti bancari.

Verosimilmente proprio per ammansire la sinistra, lo scorso mese di aprile il governo aveva annunciato provvedimenti per lottare contro le remunerazioni eccessive nel settore bancario ed espresso la volontà di legiferare in tempi brevi per limitare i rischi legati alle grandi aziende il cui eventuale fallimento rischierebbe di mettere in pericolo l’economia nazionale (too big to fail).

Le buone intenzioni e le promesse dell’esecutivo non sono però bastate. Rivolgendosi ai partiti di destra, il presidente socialista Christian Levrat ha esclamato: «Si ha l’impressione che investiate troppe energie nel condannare la banca sui giornali domenicali, salvo poi non avere abbastanza forza il giorno seguente per varare delle regole efficaci. La destra preferisce la retorica all’azione!».

Secondo la sinistra, fintanto che i punti critici non saranno risolti, gli abusi da parte delle banche proseguiranno e culmineranno nell’ennesimo piano di salvataggio da parte dello Stato, quindi da parte del contribuente. Ragion per cui i deputati socialisti hanno rifiutato l’accordo con Washington.

Levrat ha poi fatto presente che vi è anche un aspetto morale della questione: «Il governo ci propone un accordo internazionale che mira semplicemente a decolpevolizzare UBS da tutte le attività criminose commesse negli Stati Uniti. È un po’ come se l’Italia invocasse la clemenza americana per i mafiosi arrestati in America! La Svizzera non può umiliarsi per proteggere dei malfattori, anche se questi sono banchieri».

L’equilibrismo dell’UDC

In un contesto di polarizzazione centro-destra / sinistra, spettava quindi all’Unione democratica di centro (destra nazional-conservatrice) il compito di far pendere l’ago della bilancia. E il partito ha scelto di allinearsi ai contrari.

Va sottolineato che la posizione dell’UDC è stata piuttosto fluttuante. Inizialmente, i democentristi si erano opposti all’accordo per proteggere il segreto bancario; in seguito – dopo aver constatato che il governo era disposto a fare concessioni alla sinistra – il partito si è detto a sua volta pronto ad avallare il testo, a determinate condizioni.

Una di queste era la richiesta di votare – ancora prima del dibattito sull’accordo – su una mozione approvata dal Consiglio degli Stati (Camera dei Cantoni) relativa all’imposizione dei bonus. La maggioranza dei deputati – giudicando la domanda ricattatoria – ha tuttavia rifiutato di modificare l’ordine del giorno, e l’UDC ha quindi bocciato l’accordo.

Realpolitik

L’accordo – respinto martedì dai deputati, ma approvato dai senatori lo scorso 3 giugno – dovrà ora fare la spola tra le due Camere, fintanto che non sarà trovata una soluzione. In questo contesto, resta pur sempre chiaro che la Confederazione – già confrontata a parecchie frizioni di natura fiscale con altri paesi europei – potrà difficilmente permettersi il lusso di un confronto aperto con gli Stati Uniti.

I parlamentari sono senz’altro coscienti di questo rapporto di forza sfavorevole alla Svizzera. Di conseguenza, è assai probabile che riscopriranno presto le virtù del pragmatismo tipico della Realpolitik. Resta invece ancora da vedere attraverso quale percorso…

Olivier Pauchard, swissinfo.ch
(traduzione e adattamento: Andrea Clementi)

Febbraio 2009: la FINMA (Autorità federale di vigilanza dei mercati finanziari) autorizza la consegna agli USA dei nomi di 255 clienti di UBS sospettati di evasione fiscale.

Marzo 2009: il governo annuncia di volersi adeguare agli standard dell’OCSE; per farlo, deve allentare il segreto bancario.

Agosto 2009: la Svizzera e gli Stati Uniti raggiungono un accordo sulla vertenza UBS. La Confederazione si impegna a trattare entro un anno una domanda di assistenza amministrativa che riguarda circa 4’450 conti.

5 gennaio 2010: il Tribunale amministrativo federale (TAF) giudica che la FINMA non disponeva di una base legale sufficiente per consegnare alla giustizia statunitense i dossier di 255 clienti di UBS. La FINMA deposita un ricorso al Tribunale federale.

22 gennaio 2010: il TAF dà ragione ad una cittadina statunitense e stabilisce che l’assistenza giudiziaria agli USA può essere accordata solo nei casi di frode fiscale, ma non in quelli di evasione. L’accordo tra Svizzera e Stati uniti è da considerarsi extragiudiziale e non può prevedere modifiche su questo punto.

In conformità con gli standard di JTI

Altri sviluppi: SWI swissinfo.ch certificato dalla Journalism Trust Initiative

Potete trovare una panoramica delle discussioni in corso con i nostri giornalisti Potete trovare una panoramica delle discussioni in corso con i nostri giornalisti qui.

Se volete iniziare una discussione su un argomento sollevato in questo articolo o volete segnalare errori fattuali, inviateci un'e-mail all'indirizzo italian@swissinfo.ch.

SWI swissinfo.ch - succursale della Società svizzera di radiotelevisione SRG SSR

SWI swissinfo.ch - succursale della Società svizzera di radiotelevisione SRG SSR