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Càmesi e Mazzuchelli in mostra a Bellinzona

Un'immagine tratta dal film "Camesi: il teatro dei segni" di Adriano Kestenholz, 1997 (dal sito del regista) Un'immagine tratta dal film "Camesi: il teatro dei segni" di Adriano Kestenholz, 1997 (dal sito del regista)

Alla "Villa dei Cedri" le opere dei due artisti ticinesi, un'occasione per conoscere la loro evoluzione artistica nel corso degli anni.

Il museo presenta inoltre un nuovo allestimento della sua collezione grafica.

Due artisti dai percorsi diversi, quasi opposti, ma anche complementari, e proprio per questo particolarmente adatti ad animare la stagione autunno-invernale del Museo “Villa dei Cedri”, fino al 19 gennaio del 2003.

Il valmaggese Gianfredo Càmesi e Paolo Mazzuchelli, detto “PAM”, di Lugano, si spartiscono gli spazi espositivi della Villa in ragione di un piano a testa, portandovi il meglio della loro produzione.

Il personale discorso artistico di Càmesi

Si comincia al pianterreno con Càmesi, che spiega di aver voluto articolare la mostra in modo che segua lo sviluppo del suo personale discorso artistico.

“Si possono vedere le annotazioni di quanto osservo in natura -dice, mostrando una serie di schizzi raccolti in classificatori- poi si passa alla riflessione su quanto visto e infine seguono dei veri e propri cicli di opere che ho sviluppato nel tempo”.

Quello più importante è una serie di 19 tavole in granito, legno e vetro, composte ognuna di nove pannelli, che -riunite appositamente in un’unica sala del Museo- rievocano l’ambiente dell’oratorio valmaggese di Menzonio. Il percorso si chiude con una piccola galleria di autoritratti.

Le radici espressioniste e surrealiste di PAM

Se Càmesi è per la prima volta ospite ai Cedri, quella di PAM è invece una presenza stabile già da qualche anno.

Alla Villa esiste infatti un vero e proprio “Fondo Mazzuchelli”, costruito insieme all’artista selezionando opere su carta eseguite fra il 1981 e il ’98, per un totale di 136 lavori. A questi, per la mostra attuale, si sono aggiunte altre opere realizzate fino al 2002.

Si possono così individuare, anche qui, certe peculiarità creative: nell’85 l’artista abbandona il colore a favore di un nero denso, riflesso dell’inconscio, con la grafica che comincia ad assumere un’importanza esclusiva e la scrittura stessa che entra a far parte dei dipinti, a volte con un alfabeto del tutto immaginario.

PAM di suo è piuttosto schivo, a spiegarne la personalità si incarica la curatrice di questa sezione della mostra, Daria Caverzasio: “Mazzuchelli affonda le sue radici nel surrealismo e nell’espressionismo, senza trascurare la precisione calligrafica di certe sue rappresentazioni, che richiamano la scuola di Dürer o di Pisanello.

Al centro di molte opere c’è inoltre la natura, come forza vitale, impulsiva e irrazionale. E anche nel caso di PAM, spesso un quadro non va considerato a se stante, ma come parte di un insieme più vasto”.

La collezione grafica

Chiude la mostra una novità assoluta al terzo piano della Villa: qui, d’ora in poi, saranno esposti in maniera permanente i 250 disegni, carte dipinte e incisioni dell”800 e del ‘900 che fanno parte del patrimonio del Museo, e che finora il pubblico non ha mai potuto vedere nella loro interezza.

A causa della loro abbondanza, in parte sono appesi, in parte allineati in speciali strutture di deposito, da cui comunque si possono estrarre per ammirarli con maggior agio.

Alessandra Zumthor, Lugano

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