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Relazioni Svizzera-Stati Uniti: nulla di nuovo dopo Obama?

Sembrano andare molto d’accordo: il Segretario di Stato degli Stati Uniti John Kerry (a sinistra) e il ministro svizzero degli affari esteri Didier Burkhalter al WEF di Davos, gennaio 2016. Keystone

Clinton o Trump? Per quanto riguarda gli interessi svizzeri, non dovrebbe fare una grossa differenza. Ad essere preponderanti nelle relazioni bilaterali tra i due paesi sono le questioni commerciali e le lunghe vertenze su banche e fiscalità.

Banche svizzere – il punto della situazione

Una dozzina di banche svizzere continuano a essere nel mirino di Washington per aver aiutato cittadini statunitensi a evadere il fisco. Il loro caso può ostacolare le relazioni tra la Svizzera e la nuova presidenza americana?

No, ritiene la deputata del Partito liberale radicale (PLR, centro-destra) Christa Markwalder, presidente dell’Associazione parlamentare Svizzera-Stati Uniti. «La questione si è placata, sebbene il parlamento elvetico non abbia accettato la cosiddetta Lex USA [il progetto di legge del governo elvetico per risolvere il contenziosoCollegamento esterno tra le banche svizzere e il fisco americano, ndr]».

Anche Roland Büchel, deputato dell’Unione democratica di centro (UDC, destra conservatrice) e presidente della commissione della politica estera della Camera del Popolo, considera che la disputa fiscale sia ormai chiusa. Entrambi i paesi «hanno voltato pagina», afferma il politico, aggiungendo che le relazioni vanno decisamente meglio.

Luzi Stamm, pure dell’UDC e membro della commissione della politica estera, è al contrario scettico. «Sono deluso per come gli Stati Uniti hanno messo la Svizzera e altri paesi sotto pressione. In passato è stato detto a più riprese che questa è la soluzione finale [al contenzioso bancario e fiscale], ma ogni volta le discussioni ricominciano. In questo contesto, non ci si può fidare degli Stati Uniti».

Banche svizzere – il retroscena

Dopo la multa di 780 milioni di dollari (762 milioni di franchi) inflitta a UBS nel 2009, gli Stati Uniti hanno sanzionato più di 80 banche svizzere per un totale di oltre 5 miliardi di dollari per aver aiutato clienti americani a evadere il fisco. Nel gennaio 2016, il Dipartimento americano di giustizia ha concluso il suo “programma per le banche svizzere”, una sorta di patteggiamento diplomatico finalizzato nel 2013 che ha coinvolto gli istituti elvetici che detenevano conti di evasori fiscali statunitensi.

Commercio – il punto della situazione

Gli scambi economici e commerciali sono in crescita. L’anno scorso, il 13,5% delle esportazioni svizzere (esclusi l’oro e le pietre preziose) è stato assorbito dagli Stati Uniti, per un valore in aumento del 6%. Le esportazioni svizzere globali sono invece diminuite del 2,6% nel 2015. Le esportazioni verso la Germania, il principale mercato unico per i prodotti elvetici, si sono contratte del 5%.

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Tra le questioni commerciali che potrebbero gettare un’ombra sulle relazioni svizzero-americane c’è il Trattato transatlantico sul commercio e gli investimenti (TTIP), un vasto accordo di libero scambio che stanno negoziando Stati Uniti e Unione europea. La Svizzera è «in attesa», segue le trattative – a cui non può partecipare direttamente – e aspetta di vedere se può aderire al TTIP in un secondo tempo. I rappresentanti delle autorità temono però possibili svantaggi a livello di commercio e di investimenti.

Mentre la campagna presidenziale americana entra nel vivo, le affermazioni protezionistiche e populiste rilasciate dai candidati hanno suscitato preoccupazione tra alcuni osservatori svizzeri. «In generale si ha l’impressione che gli Stati Uniti siano molto aperti per ciò che riguarda la politica commerciale. Ma se si guarda ai casi specifici e a quanto succede durante la campagna attuale, si nota un movimento che si oppone all’apertura dei mercati», afferma Christa Markwalder. «Penso che il protezionismo sia un reale problema».

Commercio – Trump o Clinton?

Martin Naville, presidente della Camera di commercio Svizzera-Stati Uniti, è convinto che il buon legame commerciale tra i due paesi si confermerà indipendentemente dal candidato che accederà alla Casa Bianca in novembre.

Hilary Clinton ha un solido trascorso politico in quanto senatrice e Segretaria di Stato e probabilmente proseguirà con le politiche favorevoli al commercio internazionale di Barack Obama, ritiene Martin Naville. «È pienamente consapevole che ciò crea impieghi e ricchezza, e non la chiusura delle frontiere al commercio», dice a swissinfo.ch.

Contrariamente ad altri osservatori, Martin Naville non si preoccupa per la prospettiva di Donald Trump quale nuovo presidente. «C’è stata molta retorica elettorale nella campagna di Donald Trump che ha allarmato molte persone. Ma lui non vuole prendere un grosso martello e distruggere tutto. È forse una mina vagante nei suoi commenti e ad alcuni potrebbe non piacere il suo stile. Ma è troppo pragmatico per voler cambiare il mondo».

«Fondamentalmente, il Congresso e la Corte suprema hanno più influenza sul commercio estero di chiunque sieda alla Casa Bianca», aggiunge Martin Naville.

Formazione professionale – il punto della situazione

L’amministrazione Obama ha manifestato interesse per il sistema elvetico di formazione professionale e apprendistato. Ha chiesto aiuto alla Svizzera per raddoppiare il numero di giovani che seguono questo percorso. Lo scorso settembre, i due paesi hanno sottoscritto una dichiarazione d’intentiCollegamento esterno per una maggiore collaborazione nel campo della formazione professionale.

Durante la seconda Conferenza internazionale sulla formazione professionaleCollegamento esterno organizzata il mese scorso a Winterthur, Chris Lu, vice Segretario del Lavoro degli Stati Uniti, ha ringraziato la Svizzera, descrivendo l’accordo del 2015 come «un impegno storico per lavorare con la nostra controparte che ha scritto il libro sull’apprendistato». Aziende svizzere quali Nestlé, Bühler e Zürich Assicurazioni già promuovono attivamente gli apprendistati negli Stati Uniti.

Formazione professionale – uno sguardo al futuro

L’ambasciatrice americana a Berna, Suzi Levine, crede che la Svizzera possieda il miglior sistema di apprendistato e che questo possa essere adattato negli Stati Uniti. Riconosce che è difficile prevedere come evolveranno le cose con la nuova amministrazione, ma sottolinea che c’è un «enorme sostegno da parte di entrambi i partiti» al piano statunitense di formazione professionale.

Proprietà intellettuale

Una questione che potrebbe risultare problematica è quella della proprietà intellettuale. Sebbene la Svizzera stia adattando le proprie leggi, l’Ufficio del Rappresentante per il Commercio degli Stati Uniti (USTR), sostenuto dalle lobby americane della musica e del cinema, spinge affinché la Svizzera venga inclusa quest’anno in una lista nera. I detentori di diritti americani sostengono di non aver potuto far valere i loro diritti contro i trasgressori online e gli Stati Uniti credono che la Svizzera ospiti sempre più siti con musica, film e videogiochi piratati.

Proprietà intellettuale – Trump ostinato?

Alcuni osservatori sono stati sorpresi dal fatto che nel “Rapporto speciale 301 sulla protezione dei diritti di proprietà intellettuale americani nel mondoCollegamento esterno”, l’USTR abbia incluso la Svizzera – tra i difensori della proprietà intellettuale – in una lista in cui figurano paesi quali il Brasile, il Canada e la Turchia. Stando sito online di Intellectual Property Watch, il rapporto e la lista nera sono essenzialmente un’agenda di impegni che «in rari casi» può sfociare in sanzioni commerciali. Il mese scorso, in un controverso discorso sull’economia, Trump ha però minacciato di utilizzare «tutti i poteri legali del presidente per risolvere le dispute commerciali».

Svizzera-Stati Uniti

Tra il 1700 e il 2015, circa 460’000 cittadini svizzeri sono emigrati verso gli Stati Uniti. Il numero di americani con origini svizzeri è stimato a circa un milione. Nel 2015, 80’218 cittadini svizzeri (circa il 10% degli espatriati elvetici) vivevano negli Stati Uniti.

Dal XIX secolo si è sviluppata una relazione di amicizia tra le due “repubbliche sorelle” – Svizzera e Stati Uniti – sulla base di valori comuni quali la democrazia, lo Stato di diritto e il rispetto dei diritti umani.

Nel 1822 la Svizzera ha aperto i primi consolati negli USA, e più precisamente a Washington e a New York. Sei anni dopo, quella aperta a Washington è stata la prima ambasciata svizzera al di fuori dell’Europa.

Negli ultimi decenni, nell’ambito dei buoni uffici, la Svizzera ha agito come mediatrice diplomatica e facilitatrice, rappresentando gli interessi di uno Stato in un altro: gli Stati Uniti a Cuba (e viceversa), l’Iran in Egitto, gli Stati Uniti in Iran e la Russia in Georgia (e viceversa).

«La Svizzera è nota per il suo profondo impegno nel risolvere problemi globali complessi. Ed è sempre pronta ad aiutare», ha dichiarato il Segretario di Stato americano John Kerry in gennaio, ringraziando la Svizzera per aver ospitato i negoziati con la delegazione iraniana sulla questione del programma nucleare di Teheran.

Traduzione dall’inglese di Luigi Jorio

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