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Campioni dell’isolazionismo

Assemblea generale dell'ASNI, maggio 2006 Keystone

Conservatori, patrioti, antieuropeisti. L'Azione per una Svizzera neutrale e indipendente (ASNI) compie vent'anni. E continua ad agitare lo spettro di un'adesione della Svizzera all'Unione europea.

Da tempo l’organizzazione non vince più una votazione su temi di politica estera. Ma rimane un efficacissimo strumento di lotta politica per gli ambienti della destra nazional-conservatrice.

16 marzo del 1986: oltre tre quarti delle cittadine e dei cittadini svizzeri respingono l’adesione della Svizzera all’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU). Dietro quel no perentorio c’è il lavoro di un comitato borghese di cui fanno parte il deputato radicale Otto Fischer e il deputato dell’Unione democratica di centro (UDC, destra dura) Christoph Blocher, oggi diventato ministro di giustizia e polizia.

Dopo la votazione, i due danno vita all’ASNI, convinti che sia necessario sorvegliare l’evoluzione della politica estera svizzera, per evitare aperture a loro avviso dannose per il paese. Blocher ne diventa presidente. Lo resterà fino al 2003, anno della sua elezione nel Consiglio federale.

La nascita dell’associazione è un momento cruciale nella carriera politica dell’odierno ministro di giustizia e polizia. «In quel momento Blocher non è ancora molto forte all’interno del partito. Il suo ruolo di leader dell’ASNI gli permetterà negli anni successivi di influenzare con maggiore efficacia le scelte dell’UDC», osserva il politologo Oscar Mazzoleni.

1992: anno del destino

L’ASNI conquista buona parte della sua fama di temibile strumento di lotta politica nel 1992. L’associazione conduce vittoriosamente la campagna contro l’adesione della Svizzera allo Spazio economico europeo (SEE), trascinando sulle sue posizioni anche l’UDC. È un voto storico, che influisce ancora oggi sulla politica estera della Svizzera.

«Se allora la Svizzera fosse entrata nello SEE, oggi farebbe parte dell’Unione europea», si dice convinto il direttore dell’ASNI e consigliere nazionale UDC Hans Fehr. «La nostra associazione lo ha impedito. Per questo oggi, a vent’anni della fondazione, mi sento di dire: missione compiuta».

«È certo che l’ASNI ha avuto un ruolo preponderante nella campagna per il no», conferma Mazzoleni. «Da quel momento si è configurata come una delle associazioni con il maggior impatto sulla politica svizzera, accanto alle organizzazioni padronali e ai sindacati».

Divisione del lavoro

Prima della votazione sul SEE vari esponenti del Partito liberale radicale (PLR, destra liberale) e del Partito popolare democratico (PPD, centro-destra) si sono distanziati dall’ASNI. Negli organi dirigenti le personalità più in vista sono ormai quasi esclusivamente parlamentari dell’UDC.

«Credo del resto che sia formalistico considerare separatamente le vicende dell’ASNI e quelle dell’UDC», osserva Mazzoleni. «Fanno entrambe parte di un progetto politico complessivo, costruito da Blocher e dai suoi più stretti colleghi nel corso degli ultimi quindici anni. Si potrebbe parlare di una sorta di divisione del lavoro tra partito e associazione».

Il predominio UDC all’interno dell’associazione non sembra in ogni caso costituire un elemento di debolezza. Negli anni Novanta il numero di membri e simpatizzanti dell’ASNI è cresciuto rapidamente. Meno di 6000 nel 1990, dieci anni dopo sono oltre 40’000, oggi superano la cifra di 46’000. «Molti sono giovani», sostiene Fehr.

Battaglie perse

Nel 1994 l’ASNI si trova dalla parte dei vincitori in un’altra importante battaglia politica. Il popolo si oppone all’invio all’estero di contingenti di caschi blu svizzeri. Ma si tratta dell’ultima vittoria dell’associazione in una votazione che riguarda la politica estera – se si esclude il voto nel 2001 sull’iniziativa «Sì all’Europa», contro cui si sono schierati anche parlamento e governo federale.

Negli ultimi cinque anni i cittadini svizzeri dicono di sì agli accordi bilaterali con l’UE, approvano un nuovo progetto di invio di soldati armati all’estero, accettano di aderire all’ONU e al trattato di Schengen, concedono l’estensione della libera circolazione delle persone ai nuovi paesi dell’UE. Il riflesso condizionato isolazionista sembra far posto ad una cauta apertura.

L’ASNI incassa risultati di tutto rispetto, ma perde. Particolarmente bruciante è il sì a Schengen nel 2005. L’associazione è stata il motore del referendum contro l’adesione al trattato europeo sulla sicurezza e certo ha sperato di ripetere l’exploit del ’92. «La nostra capacità di esercitare pressione o di lanciare un referendum è intatta», avverte però Fehr.

Mazzoleni è d’accordo: «Quando un’associazione riesce a ottenere il sostegno di poco meno della metà dei votanti, il governo deve tener conto delle sue posizioni. Vincere una votazione non è sempre determinante».

700 anni di bilateralismo

Il tema dell’integrazione europea rimane un cavallo di battaglia dell’ASNI, che può contare su un’opinione pubblica in maggioranza contraria all’adesione all’UE. Così in occasione del 20esimo compleanno, l’associazione ha presentato un proprio «rapporto sull’Europa» – giocando d’anticipo sul governo – in cui ribadisce il suo no a qualsiasi ipotesi di adesione.

I toni sono rimasti quelli combattivi di sempre, anche se un certo pragmatismo sembra essersi fatto strada. Nel 2000 l’ASNI si era espressa per il no agli accordi bilaterali con l’UE. Nella risoluzione votata dall’ultima assemblea dell’associazione, nel maggio scorso, si legge però: «Grazie alla politica dell’ASNI, la strada bilaterale, percorsa con successo dalla Confederazione sin dalla sua fondazione oltre 700 anni or sono, è stata rafforzata».

Nessuna contraddizione, secondo Hans Fehr: «La via bilaterale è l’unica che possa garantire l’indipendenza della Svizzera. Ma questo non vuol dire che ci piacciano gli accordi bilaterali così come sono stati negoziati».

Mai abbassare la guardia, neppure dopo vent’anni.

swissinfo, Andrea Tognina

L’Azione per una svizzera neutrale e indipendente (ASNI) è stata fondata il 19 giugno del 1986.
Attualmente conta 46’000 tra membri, sostenitori e simpatizzanti.
Nel 2005 l’ASNI ha ricevuto oltre 2 milioni di franchi in quote sociali e donazioni.

In passato l’ASNI è stata spesso accusata di accogliere elementi dell’estrema destra elvetica. Il link dell’associazione, come ha rivelato nel 1998 il settimanale SonntagsZeitung, era finito nelle liste della cosiddetta rete di Thule, organo di informazione degli ambienti neonazisti tedeschi.

L’ASNI ha sempre respinto le accuse, sottolineando la sua fedeltà alla Costituzione. Sul suo sito internet appare una dichiarazione in cui si prendono le distanze da tutte le forme di estremismo e da ogni espressione di razzismo o antisemitismo.

Oltre che a temi propriamente di politica estera, l’ASNI si è dedicata spesso – a fianco dell’UDC – anche a battaglie su temi relativi alla politica d’immigrazione, sostenendo per esempio l’iniziativa «contro gli abusi in materia d’asilo» nel 2002 e opponendosi alla naturalizzazione agevolata degli stranieri di seconda e terza generazione nel 2004.

Ora si schiera in favore della revisione della legge sull’asilo e della nuova legge sugli stranieri in votazione il prossimo 24 settembre.

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