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Capire il passato per prevedere il futuro

Paesaggio dell'Antartico. swissinfo.ch

Ricercatori dell'Università di Berna spiegano con successo la correlazione fra i cambiamenti climatici avvenuti nel passato nei due emisferi del pianeta.

Un risultato che potrebbe aiutare a prevedere come cambierà il clima nel futuro.

Un pianeta che cambia
Siccità, tempeste, inondazioni, ondate di calore: il clima del pianeta sta cambiando in maniera sensibile. La colpa è dell’uomo? Forse.

La maggioranza dei ricercatori è concorde nel ritenere importante l’effetto delle attività umane. Bisogna dunque fare qualcosa. Ma, prima ancora, bisogna comprendere quali meccanismi agiscono sulla superficie del pianeta. Cioè capire come cambia il clima e perché.

Per riuscirci è essenziale uno sguardo verso il passato. Infatti la Terra, nei suoi 4 miliardi e mezzo di anni di storia, ha attraversato epoche di grande caldo e di grande freddo. Epoche che possono servire da esempio di ciò che potrebbe accadere anche in futuro.

Tuttavia c’è un problema: l’atmosfera costituisce un sistema complesso, nel quale le varie parti sono collegate fra loro in maniera non lineare e i legami di causa-effetto non sono chiari. Perciò i modelli che descrivono il clima del passato sono sul fronte della ricerca. Un fronte nel quale un gruppo di studiosi svizzeri ha appena fornito un contributo importante.

Un emisfero influenza l’altro

L’epoca compresa fra 25 mila e 60 mila anni fa è stata caratterizzata da forti variazioni climatiche, con epoche segnate da temperature elevate alternate da altre di freddo molto intenso. È un fatto ben noto ai climatologi, che lo hanno dedotto dai campioni di ghiaccio estratti in Groenlandia e in Antartide.

Questi campioni possono essere datati. Si scopre così un fatto curioso. L’emisfero boreale e quello australe sono in opposizione di fase: quando al nord faceva molto freddo al sud dominava il caldo, e viceversa.

“L’emisfero boreale subì una serie di rapidi riscaldamenti seguiti da graduali raffreddamenti”, spiegano sulla rivista “Nature” T.M. Dokken e K.H. Nisancioglu, dell’Università di Bergen, in Norvegia. “Un andamento simile vale per l’emisfero australe, ma con riscaldamenti più lenti e temperature meno estreme”. Il problema è che i processi fisici dietro questo fenomeno non sono chiari. Un fatto è però certo: i due emisferi si influenzano. Ma quale dei due è determinante?

L’altalena del clima

Sembra ormai accertato che l’elemento più importante in queste oscillazioni è la circolazione delle acque negli oceani, che consente il trasporto di calore da sud a nord. Questo movimento può essere perturbato da fattori esterni, come lo scioglimento dei ghiacci della banchisa artica, cosicché il flusso di calore si inverte, passando dal nord al sud.

È un modello, chiamato “altalena termica bipolare”, che è ben noto fra i climatologi e che mostra come preponderante sul clima sia l’effetto dell’emisfero boreale. Peccato però questo modello che non funzioni bene. “Le simulazioni basate non coincidono con le temperature ricavate dai campioni estratti dai ghiacci artici e antartici”, spiegano Dokken e Nisancioglu. Evidentemente qualcosa non va. Ora però un gruppo di studiosi svizzeri e tedeschi propone una spiegazione.

Il modello svizzero è perfezionato. E funziona

R. Knutti, J. Flückiger e T.F. Stocker, dell’Università di Berna, insieme ad A. Timmermann, dell’IFM-GEOMAR di Kiel, in Germania, hanno pubblicato sul numero del 19 agosto della rivista “Nature” un articolo nel quale perfezionano il modello dell'”altalena”.

Nella loro ricerca gli studiosi considerano non solo il moto delle acque degli oceani ma anche la relazione fra i ghiacci e le grandi masse d’acqua e pure il contributo fornito dall’atmosfera. E tengono conto anche di una particolare fluttuazione dello strato di acque calde in superficie.

Queste modifiche del modello mostrano che l’immissione delle acque fredde dal Polo Nord amplifica la risposta nell’emisfero australe. Quando i ghiacci polari si fondono, la circolazione oceanica viene bloccata e, secondo il perfezionato modello dei ricercatori svizzeri, si innesca un flusso di calore che dall’emisfero boreale raggiunge quello australe.

Le simulazioni effettuate sono ben compatibili con le misure raccolte. “Abbiamo dimostrato”, spiegano gli autori, “che l’andamento principale della temperatura può essere spiegato dai cambiamenti nel trasporto oceanico del calore”. E aggiungono: “La circolazione oceanica e i suoi cambiamenti non lineari giocano un ruolo cruciale nel determinare il clima della Terra su scala globale e regionale”.

Capire il passato per prevedere il futuro

È importante questa scoperta? Forse quello che è accaduto molti millenni fa potrebbe sembrare di scarso interesse oggi. Invece non è così. Conoscere i meccanismi che determinano il clima planetario è fondamentale nella prospettiva di controllarne i cambiamenti.

In proposito Dokken e Nisancioglu sono molto chiari nella conclusione del loro articolo su “Nature”: “Comprendere le cause e gli effetti dei cambiamenti climatici improvvisi nel passato è cruciale per una valutazione razionale della probabilità che quegli eventi si verifichino ancora in futuro”. Insomma, non è consigliabile giocare con il clima.

swissinfo, Marco Cagnotti

In un’epoca compresa fra 25 mila e 60 mila anni fa il clima dei due emisferi terrestri oscillò fra le temperature elevate e il freddo intenso.
Le oscillazioni fra i due emisferi erano in opposizione di fase: al freddo al nord corrispondeva il caldo al sud e viceversa.

Il clima del pianeta ha subito grossi cambiamenti, probabilmente provocati dall’uomo. Perciò gli studi climatologici sono di grande attualità.

Lo studio del clima del passato ha mostrato come vi sia una forte correlazione fra i cambiamenti nell’emisfero boreale e quelli nell’emisfero australe.

Un gruppo di ricercatori svizzeri e tedeschi ha appena pubblicato su “Nature” i risultati ottenuti con un modello che considera anche la correlazione fra gli oceani e i ghiacci e l’influsso dell’atmosfera.

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