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Cardinale, i pazzi e gli spaghetti di David Niven

Claudia Cardinale riceve il Pardo alla carriera al Festival del film Locarno. pardo.ch

Lei che ha sempre voluto dimostrare di essere più forte degli uomini, si presenta come chi la forza ce l'ha radicata profondamente dentro. Sicura e fiera dei segni del tempo che non scalfiscono la sua bellezza, Claudia Cardinale illumina Locarno.

Emozionato, ammirativo, il direttore artistico del Festival del film di Locarno Olivier Père usa queste prime parole nei confronti dell’attrice italiana, che si appresta a ricevere il Pardo alla carriera: «Non le farò l’offesa di ricordare la sua grande carriera, perché lei non appartiene solo alla leggenda, alla grande storia del cinema. Lei fa veramente parte della nostra vita, del nostro inconscio collettivo. Lei – insiste Père – è la donna più bella della storia del cinema». Il riso, rauco e travolgente, e il commento di Claudia Cardinale, si sovrappongono alle parole di Père, quasi come i titoli di coda di un bel film: «Oh Madonna mia! Mamma mia!» E gli applausi fanno il resto.

In oltre cinquant’anni di carriera, l’attrice italiana ha girato in tutto il mondo oltre novanta film. Un percorso costellato da alcuni mostri sacri del cinema, come Luchino Visconti e Federico Fellini. Sui due grandi maestri i ricordi corrono e si moltiplicano. «L’incontro con loro ha rappresentato la svolta della mia carriera. Luchino e Federico si odiavano. Il primo – racconta – mi voleva bruna per Il Gattopardo, il secondo tutta bionda per Otto e mezzo, film che giravo nello stesso periodo; dovevo continuamente tingermi i capelli. E per me, che avevo i capelli lunghissimi, non era facile».

«Erano completamente diversi. Luchino – aggiunge Claudia Cardinale – era un perfezionista: sul set non si poteva dire una parola o fare un gesto non concordato. Per Federico se non c’era rumore non si poteva nemmeno lavorare, era anarchico, si girava senza copione».

Più attrice che diva, Claudia Cardinale non si è sottratta alle domande di giornaliste e giornalisti, tra cui quelle di swissinfo.ch.

swissinfo.ch: In una delle sue tante interviste sulla sua gioventù in Tunisia, racconta di aver voluto dimostrare di essere più forte degli uomini, prendendo il treno in corsa. Quanti treni in corsa ha preso nella sua vita?

Claudia Cardinale: Ero veramente una pazza, un maschiaccio. Facevo sempre a botte solo con i maschi perché volevo dimostrare che la donna era più forte. Mio papà, che era ingegnere tecnico alla compagnia dei treni, sapeva che io prendevo il treno sempre quando era partito. Una pazza (ride). Quello che conta davvero è decidere sempre. È sapere che se vuoi, puoi. Volere è potere. Una volta John Wayne mi disse: “ma tu sei un uomo, non una donna”. Anche sul set di C’era una volta il West, dove ero l’unica attrice, ho voluto dimostrare di essere più forte degli uomini.

swissinfo: ch: Lei ha recitato con attori importanti, a volte bizzarri. Quali tra i tanti personaggi che ha incontrato le è rimasto nel cuore?

C.C.: Ce ne sono davvero tanti. Ricordo Blake Edwards con cui ho girato La pantera rosa, in cui io recitavo la parte di una principessa indiana. Mi tiravano gli occhi e alla fine delle riprese erano tutti insanguinati. Blake era un pazzo scatenato – e io sono sempre stata affascinata dai pazzi – che lavorava a testa in giù. Poi ho conosciuto David Niven; quando l’ho incontrato di nuovo, mi ha rivolto uno dei complimenti più simpatici: “Con gli spaghetti sei la più bella invenzione degli italiani”. (E Olvier Père commenta: «Ha ragione!»).

Ricordo anche Jason Robards, con cui ho girato Fitzcarraldo. Confrontato con la violenza della natura della giungla, si era rifugiato su un albero. Aveva preteso una New York steak, una bistecca americana, per tornare a terra; hanno dovuto chiamare uno psicanalista per farlo scendere dall’albero. E al suo posto è arrivato un altro pazzo, Klaus Kinski.

swissinfo.ch: Oltre ai grandi maestri del cinema, recentemente ha girato anche con tre registi esordienti: in Tunisia con Mehdi Ben Attia, in Turchia con Alì Ilhan e a New York con Nadia Zold. C’è qualcosa che accomuna queste generazioni?

C.C.: Certo , l’amore per il cinema. Per me è molto importante sostenere i giovani cineasti, perché non ci sono più soldi e finanziamenti. Perciò ultimamente ho deciso di girare soprattutto con registi al loro primo film. E con i tre cineasti che lei ha menzionato, mi sono trovata molto bene. Soprattutto con Alì. A Istanbul ho interpretato un personaggio pazzesco: La Signora Enrica, un’insegnante di italiano. Alì ha fatto tradurre il copione in italiano e tutti i turchi dovevano parlare italiano, tra una sigaretta e l’altra.

Di fronte a una proposta cinematografica, per me quello che conta sempre è la lettura della sceneggiatura. Se mi piace incontro il regista. E se mi piace anche il regista giro il film, altrimenti non se ne fa nulla.

swissinfo.ch: Quali qualità bisogna avere per fare il lavoro di attrice?

C.C.: Tanta forza. Se sei debole, non puoi lavorare nel mondo del cinema. Se non sei forte dentro e non ti difendi, è la fine. Io non mi sono mai sposata perché non ho mai voluto dipendere da qualcuno. Ora quello che conta nella mia vita sono i miei figli e il loro padre.

swissinfo.ch: Nata in Tunisia da genitori siciliani. Qual è il suo sguardo sulla primavera araba e sui disperati che sbarcano a Lampedusa?

C.C.: La Tunisia è una piccola Sicilia. Alla fine della guerra molti siciliani sono emigrati in Tunisia. A quei tempi il paese maghrebino era un crocevia di nazionalità, una terra molto accogliente, caratterizzata dal rispetto tra etnie e religioni. La rivoluzione del Gelsomino ha acceso i riflettori su una situazione difficile, specialmente per i giovani che non trovano lavoro. Spero che le cose si aggiustino, perché per loro in Sicilia non c’è più posto. Comunque lotteremo. Per loro.

swissinfo.ch: Che rapporto ha con il tempo che passa?

C.C.: Il tempo non si può fermare. Detesto il lifting, rifarsi è un segno di fragilità. Se non sei forte non accetti la tua età, allora è dura. Ciò che conta è rimanere attivi, non mollare mai la presa. Andare sempre avanti.

Claudia Cardinale, all’anagrafe Claude Josephine Rose Cardinale nata in Tunisia il 15 aprile 1938 da genitori di origine italiana (siciliana).

È l’attrice italiana che ha conseguito una notorietà internazionale, paragonabile a quella di Sophia Loren. Ha girato per i grandi maestridell’epoca d’oro del cinema italiano, in particolare: Monicelli (I soliti ignoti); Visconti (Il Gattopardo, Vaghe stelle dell’Orsa); Fellini (8½), Sergio Leone (C’era una volta il West); Zurlini (La ragazza con la valigia); Comencini (La ragazza di Bube).

Federico Fellini è il primo regista che non fa doppiare la voce, rauca e bassa, di Claudia Cardinale.

Dalla metà degli anni Settanta è legata al regista napoletano Pasquale Squitieri e dalla fine degli anni ottanta risiede stabilmente in Francia. Ha due figli, Patrick e Claudia.

Vincitrice di un Orso d’Oro onorario al Festival di Berlino, si impegna nella lotta contro l’AIDS e diventa ambasciatrice dell’Unesco, ma anche Commendatore e Grande Ufficiale al Merito della Repubblica Italiana e per ben tre volte avrà la Légion d’Honeur francese passando da Chevalier a Commandeur.

Poche parole, a Locarno, sul prossimo lavoro, del regista spagnolo David Trueba e con un attore straordinario, il francese Jean Rochefort.

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