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Caso Tinner: ricorso su detenzione respinto da Strasburgo

(Keystone-ATS) La Svizzera non ha violato la Convenzione europea dei diritti dell’uomo con l’incarcerazione preventiva di Urs e Marco Tinner. La Corte di Strasburgo ha respinto il ricorso dei due fratelli sangallesi, sospettati di aver collaborato tra il 1998 e il 2003 con il padre della bomba atomica pachistana Abdul Qadeer Khan e di essere implicati in un traffico verso la Libia di elementi destinati alla fabbricazione di centrifughe a gas per ottenere uranio arricchito.

I due ingegneri contestavano sia le ragioni sia la durata della misura presa nei loro confronti. Nella sua sentenza, la Corte europea ritiene che l’incarcerazione preventiva sia stata motivata a sufficienza. Essa si fondava su sequestri effettuati e su un rapporto della polizia malaysiana.

La natura delle infrazioni, ossia la presunta fornitura di materiale in violazione del Trattato di non proliferazione nucleare (TNP) e l’istruzione del processo giustificavano il provvedimento, secondo la corte. A suo avviso, la distruzione di una parte del materiale raccolto, ordinata dal Consiglio federale, non toglie nulla ai sospetti contro i due sangallesi.

Per quanto riguarda la durata della detenzione, circa tre anni e mezzo, i giudici di Stasburgo considerano pertinenti i timori delle autorità giudiziarie svizzere di una possibile fuga all’estero.

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