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Cellule staminali: aspettative e timori

Il prelievo di cellule staminali dagli embrioni rappresenta il punto più controverso dal profilo etico Keystone Archive

Le ricerche sulle cellule staminali aprono nuovi orizzonti per la medicina, ma sollevano anche grande preoccupazione sulle possibili manipolazioni genetiche.

Già definita la “quinta rivoluzione della medicina”, la tecnologia genetica dovrebbe permettere all’umanità di compiere un balzo spettacolare nella cura o nella prevenzione delle più terribili malattie: Parkinson, Alzheimer, diabete, cancro, infarto al miocardo e numerose altre ancora.

Buona parte delle ricerche in questo campo si concentrano sulle cosiddette “cellule staminali”. Cellule che si ritrovano semplicemente in ogni organismo umano, ma alle quali vengono attribuite proprietà quasi miracolose: sarebbero infatti in grado di rigenerare i tessuti danneggiati.

Le aspettative sono enormi, ma i primi frutti di queste ricerche sono attesi soltanto tra una ventina d’anni. Occorre quindi iniziare rapidamente, sostengono i fautori delle nuove terapie. Anche perché gli interessi finanziari in gioco sono enormi e perché la Svizzera ha già accumulato un certo ritardo, rispetto ad altri paesi.

E, oltretutto, perché bisognerà ancora convincere un’opinione pubblica piuttosto scettica. Le sperimentazioni sulle cellule staminali, come ogni altro aspetto della tecnologia genetica, sollevano anche grandi timori e preoccupazioni.

Una conferma sia dei timori che delle aspettative è emersa anche dalle tavole rotonde (publifocus) organizzate negli ultimi mesi dal Centro per la valutazione delle scelte tecnologiche (TA-SWISS), un organismo interdisciplinare creato già una decina di anni fa da governo e parlamento per fornire indicazioni e raccomandazioni sull’evoluzione e le applicazioni del complesso settore scientifico.

Una cinquantina di persone, tra cui anche esperti di scienza ed etica, hanno preso parte ai 6 publifocus che si sono svolti nelle tre principali regioni linguistiche svizzere, nei mesi di aprile e maggio. Un’occasione quindi per tastare il polso della popolazione su una tematica estremamente complessa e delicata.

La testa dice sì, il cuore no

“In generale possiamo dire che la reazione della maggior parte delle persone è abbastanza positiva, nella misura in cui intravvedono uno scopo terapeutico nelle ricerche sulle cellule staminali” spiega a swissinfo Sergio Bellucci, direttore di TA-SWISS. La prospettiva di curare malattie come l’Alzheimer o il diabete permette di ridimensionare numerose paure.

“La testa dice sì, il cuore no”: con questa frase i responsabili dei publifocus hanno voluto sintetizzare le indicazioni provenienti da questi “mini-sondaggi”. Da un lato si nutrono infatti grandi speranze nei confronti di queste possibili applicazioni della medicina, dall’altro rimangono chiaramente numerose riserve di natura soprattutto etica.

Le tavole rotonde hanno evidenziato 4 principali visioni da parte dei partecipanti: ottimismo nei confronti dei progressi della scienza, rifiuto di principio di ogni manipolazione, rassegnazione nei confronti dell’evoluzione scientifica e accettazione condizionata al rispetto di regole ben precise.

Cellule embrionali

Sono soprattutto le cellule staminali prelevate dagli embrioni a suscitare interrogativi morali e religiosi. Il loro prelievo implica la distruzione dell’embrione e rilancia quindi dibattito sul momento in cui inizia realmente la vita.

Un dibattito che rimane ancora oggi alquanto delicato e scottante, come si è potuto notare nella recente campagna in merito alla votazione federale sull’aborto. La cosiddetta soluzione dei termini è stata approvata dal popolo, ma la controversia sulla protezione della vita resta tuttora aperta e senza risposte definitive.

“Moltissime persone nutrono al loro interno un sentimento di grande ambivalenza nei confronti delle ricerche sulle cellule staminali” ha sottolineato il professor Alberto Bondolfi, docente di etica sociale all’Università di Zurigo e relatore alle tavole rotonde organizzate da TA-SWISS. “La questione solleva spesso conflitti interni: le sperimentazioni vengono ad esempio respinte a titolo personale, mentre vengono approvate nell’ambito di un quadro legislativo”.

Importazioni dall’estero

Un consenso generale sembra delinearsi invece sulla questione dell’importazione di cellule embrionali. Proprio la richiesta di avviare ricerche su cellule provenienti dall’estero, presentata due anni fa da ricercatori ginevrini, aveva lanciato in Svizzera il dibattito sulle cellule staminali.

Praticamente tutte le persone interrogate durante i publifocus ritengono che tale importazione deve essere vietata, almeno fino a quando non viene autorizzato anche in Svizzera il prelievo di cellule staminali dagli embrioni.

Dalle tavole rotonde è emerso inoltre una visione piuttosto pragmatica: anche coloro che sostengono le ricerche esigono comunque regolamentazioni molto precise, volte ad evitare manipolazioni genetiche in ambito riproduttivo.

L’argomento rimane comunque aperto e ritornerà sicuramente molto spesso alla ribalta nei prossimi mesi e anni. Appena poche settimane fa, il Consiglio federale ha lanciato una procedura di consultazione sull’impiego delle cellule staminali. Prima di giungere ad una decisione concreta ci vorranno probabilmente ancora 5 anni.

Armando Mombelli

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